Cabergolina Teva 0,5 Mg
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INDICE

01.0 DENOMINAZIONE DEL MEDICINALE
02.0 COMPOSIZIONE QUALITATIVA E QUANTITATIVA
03.0 FORMA FARMACEUTICA
04.0 INFORMAZIONI CLINICHE
04.1 Indicazioni terapeutiche
04.2 Posologia e modo di somministrazione
04.3 Controindicazioni
04.4 Speciali avvertenze e precauzioni per l'uso
04.5 Interazioni
04.6 Gravidanza e allattamento
04.7 Effetti sulla capacità di guidare veicoli e sull'uso di macchine
04.8 Effetti indesiderati
04.9 Sovradosaggio
05.0 PROPRIETÀ FARMACOLOGICHE
05.1 Proprietà farmacodinamiche
05.2 Proprietà farmacocinetiche
05.3 Dati preclinici di sicurezza
06.0 INFORMAZIONI FARMACEUTICHE
06.1 Eccipienti
06.2 Incompatibilità
06.3 Periodo di validità
06.4 Speciali precauzioni per la conservazione
06.5 Natura e contenuto della confezione
06.6 Istruzioni per l'uso e la manipolazione
07.0 TITOLARE DELL'AUTORIZZAZIONE ALL'IMMISSIONE IN COMMERCIO
08.0 NUMERI DELLE AUTORIZZAZIONI ALL'IMMISSIONE IN COMMERCIO
09.0 DATA DELLA PRIMA AUTORIZZAZIONE/RINNOVO DELL'AUTORIZZAZIONE
10.0 DATA DI REVISIONE DEL TESTO

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01.0 DENOMINAZIONE DEL MEDICINALE -Inizio Pagina

CABERGOLINA TEVA 0,5 mg


02.0 COMPOSIZIONE QUALITATIVA E QUANTITATIVA - Inizio Pagina

Ogni compressa contiene 0,5 mg di cabergolina.

Eccipiente: lattosio 75,8 mg.

Per l’elenco completo degli eccipienti, vedere paragrafo 6.1.


03.0 FORMA FARMACEUTICA - Inizio Pagina

Compressa.

Compresse bianche, ovali, piatte con bordi smussati. Un lato è liscio mentre l’altro lato presenta una linea divisoria e reca inciso “CBG” da un lato e “0.5” dall’altro lato della linea.

La compressa può essere divisa in due parti uguali.


04.0 INFORMAZIONI CLINICHE - Inizio Pagina

04.1 Indicazioni terapeutiche - Inizio Pagina

Inibizione della lattazione per motivazioni cliniche.

Disturbi iperprolattinemici.

Adenomi pituitari secernenti prolattina.

Iperprolattinemia idiopatica.

Si consiglia inizialmente la prescrizione del farmaco da parte di uno specialista appropriato o in seguito a consulto con uno specialista.



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04.2 Posologia e modo di somministrazione - Inizio Pagina

Cabergolina Teva deve essere somministrata per via orale.

Al fine di ridurre il rischio di effetti gastrointestinali indesiderati, si consiglia di assumere cabergolina in concomitanza con i pasti per tutte le indicazioni terapeutiche.

Non bisogna superare il dosaggio massimo di 3 mg/die.

Adulti

Trattamento di disturbi iperprolattinemici

Il dosaggio iniziale consigliato è 0,5 mg di cabergolina alla settimana somministrato in una o due dosi settimanali (per esempio lunedì e giovedì). La dose settimanale deve essere incrementata gradualmente, preferibilmente aggiungendo 0,5 mg di cabergolina alla settimana ad intervalli mensili fino al raggiungimento di una risposta terapeutica ottimale.

Il dosaggio terapeutico è solitamente 1 mg di cabergolina alla settimana e varia da 0,25 mg a 2 mg di cabergolina alla settimana. In pazienti iperprolattinemici sono state usate dosi fino a 4,5 mg di cabergolina alla settimana.

La dose settimanale può essere somministrata in dose singola o suddivisa in due o più dosi alla settimana in base alla tollerabilità del paziente. La suddivisione della dose settimanale in somministrazioni multiple è consigliata quando debbano essere somministrate dosi superiori a 1 mg di cabergolina alla settimana poiché la tollerabilità di tali dosi assunte come dosi settimanali singole è stata valutata solo per un numero ridotto di pazienti.

I pazienti devono essere seguiti durante l’incremento della dose per determinare il dosaggio minimo in grado di produrre la risposta terapeutica.

Inibizione della lattazione

Cabergolina deve essere somministrata entro le prime 24 ore dopo il parto. Il dosaggio terapeutico raccomandato è 1 mg di cabergolina somministrata in dose singola.

Uso in pazienti affetti da disfunzione epatica o renale

Per l’uso in pazienti affetti da insufficienza epatica o renale vedere i paragrafi 4.3 e 4.4.

Uso nei bambini e negli adolescenti

La sicurezza e l’efficacia di cabergolina non sono state stabilite nei soggetti di età inferiore a 16 anni.

Uso nei pazienti anziani

Date le indicazioni per le quali cabergolina è attualmente proposta, l’esperienza nei pazienti anziani è molto limitata. I dati disponibili non indicano particolari rischi.


04.3 Controindicazioni - Inizio Pagina

Pre-eclampsia, eclampsia.

Ipertensione post-partum o ipertensione incontrollata.

Ipersensibilità a cabergolina, ad altri alcaloidi dell’ergot o a uno qualsiasi degli eccipienti.

Grave compromissione della funzionalità epatica.

Anamnesi di reazioni polmonari avverse, come pleurite e fibrosi, associate all’uso di agonisti della dopamina.

Anamnesi di psicosi o rischio di psicosi post-partum.

Per il trattamento a lungo termine: evidenza di valvulopatia cardiaca determinata all’ecocardiogramma eseguito prima del trattamento.


04.4 Speciali avvertenze e precauzioni per l'uso - Inizio Pagina

Generali

L’accertamento della sicurezza ed efficacia di cabergolina nei pazienti affetti da patologia epatica e renale è limitato. Come avviene con altri alcaloidi dell’ergot, Cabergolina Teva deve essere somministrata con cautela ai soggetti con patologie cardiovascolari, ipotensione, sindrome di Raynaud, ulcera peptica o sanguinamento gastrointestinale. Gli effetti dell’alcol sulla tollerabilità complessiva di cabergolina non sono attualmente noti.

In seguito ad assunzione di cabergolina si può verificare ipotensione sintomatica, in particolare se assunta in concomitanza con altri farmaci che notoriamente riducono la pressione del sangue.

Si consiglia il monitoraggio del trattamento con regolari controlli della pressione del sangue nei primi 3-4 giorni dopo l’inizio del trattamento.

Trattamento dell’iperprolattinemia

Dal momento che l’iperprolattinemia con amenorrea e infertilità può essere associata a tumori della ghiandola pituitaria, deve essere esaminata la causa alla base dell’iperprolattinemia prima di iniziare il trattamento con cabergolina.

Si consiglia il monitoraggio dei livelli di prolattina nel siero a intervalli mensili poiché, una volta raggiunto il regime di dosaggio terapeutico efficace, solitamente si osserva la normalizzazione della prolattina nel siero entro due-quattro settimane.

Dopo l’interruzione del trattamento con cabergolina, generalmente si osserva la ricomparsa dell’iperprolattinemia. Tuttavia, la soppressione persistente dei livelli di prolattina è stata osservata per diversi mesi in alcuni pazienti.

Fibrosi e valvulopatia cardiaca e fenomeni clinici possibilmente correlati

Dopo un uso prolungato di derivati ergotaminici con proprietà agoniste per i recettori serotoninergici di tipo 5HT2B, inclusa la cabergolina, si sono verificati disturbi fibrotici e infiammatori a carico delle membrane sierose quali pleurite, versamento pleurico, fibrosi pleurica, fibrosi polmonare, pericardite, versamento pericardico, valvulopatia cardiaca con interessamento di una o più valvole (aortica, mitrale e tricuspide) o fibrosi retroperitoneale. In alcuni casi, i sintomi o le manifestazioni della valvulopatia cardiaca sono migliorati dopo interruzione del trattamento con cabergolina.

La velocità di eritrosedimentazione (VES) è aumentata in modo anomalo in associazione a versamento pleurico/fibrosi. Si raccomanda di effettuare un esame radiografico del torace in caso di un aumento anomalo e inspiegato della VES.

La valvulopatia è stata associata all’impiego di dosi cumulative; pertanto, i pazienti devono essere trattati con la dose più bassa efficace. Ad ogni visita, il rapporto rischio-beneficio del trattamento per il paziente deve essere rivalutato per determinare se sia appropriato proseguire il trattamento con cabergolina.

Prima di avviare il trattamento a lungo termine

Tutti i pazienti devono effettuare una valutazione cardiovascolare, comprendente un ecocardiogramma, per stabilire la potenziale presenza di una patologia valvolare asintomatica. Prima di iniziare la terapia è anche utile effettuare un’analisi della velocità di eritrosedimentazione (VES) o di altri marker infiammatori, un test della funzionalità polmonare/esame radiografico del torace e test della funzionalità renale.

Non è noto se il trattamento con cabergolina in pazienti con riflusso valvolare possa aggravare la malattia di base. Se viene diagnosticata una fibrosi valvolare, il paziente non deve essere trattato con cabergolina (vedere paragrafo 4.3).

Durante il trattamento a lungo termine

Le patologie fibrotiche possono avere un esordio insidioso e i pazienti devono essere costantemente monitorati per evitare il rischio di possibili manifestazioni di fibrosi progressive.

Durante il trattamento si raccomanda pertanto di prestare attenzione a segni e sintomi di:

•  Patologie pleuropolmonari, quali dispnea, respiro corto, tosse persistente e dolore al petto.

•  Insufficienza renale o ostruzione vascolare dell’uretere o dell’addome che comporti dolore ai fianchi/lombalgia e edema agli arti inferiori, così come l’eventuale presenza di massa o dolorabilità addominale che possa indicare fibrosi retroperitoneale.

•  Insufficienza cardiaca, poiché casi di fibrosi valvolare e pericardica si sono spesso manifestati con insufficienza cardiaca. Pertanto, la fibrosi valvolare (e la pericardite costrittiva) deve essere esclusa se compaiono tali sintomi.

Si raccomanda di effettuare un appropriato monitoraggio clinico e diagnostico per lo sviluppo di patologie valvolari e patologie fibrotiche. Un primo ecocardiogramma deve essere effettuato entro 3-6 mesi dall’inizio della terapia, dopodiché la frequenza del monitoraggio ecocardiografico deve essere determinata da una appropriata valutazione clinica individuale, ponendo particolare attenzione ai segni e sintomi sopramenzionati, ma sempre con una frequenza minima di 6-12 mesi.

Il trattamento con cabergolina deve essere interrotto nel caso in cui un ecocardiogramma riveli un nuovo riflusso valvolare o un aggravamento di un riflusso già esistente, un restringimento valvolare o un ispessimento dei lembi valvolari (vedere paragrafo 4.3).

La necessità di ulteriori controlli clinici (ad es. esame obiettivo, che includa un’attenta auscultazione cardiaca, radiografia, ecocardiogramma, TAC) deve essere determinata su base individuale.

Ulteriori esami come la velocità di eritrosedimentazione (VES) e misurazioni della creatinina sierica devono essere effettuati, se necessario, per supportare una diagnosi di patologia fibrotica.

Sonnolenza

Cabergolina è stata associata a sonnolenza e ad episodi di attacchi di sonno improvvisi, in particolare nei pazienti affetti da morbo di Parkinson. Sono stati riscontrati, non comunemente, improvvisi attacchi di sonno durante le attività giornaliere, in alcuni casi senza alcun segno di consapevolezza o preavviso. I pazienti devono essere opportunamente informati e avvertiti di usare cautela nella guida o nell’uso di macchinari durante il trattamento con cabergolina.

I pazienti che hanno manifestato sonnolenza e/o un attacco di sonno improvviso devono evitare di guidare o usare macchinari (vedere paragrafo 4.7). Inoltre, si consiglia di valutare un’eventuale riduzione della dose o l’interruzione della terapia.

Insufficienza renale

Nel complesso non sono state osservate differenze nella farmacocinetica di cabergolina nelle patologie renali da moderate a gravi. La farmacocinetica di cabergolina non è stata studiata in pazienti con insufficienza renale allo stadio terminale, o in pazienti in emodialisi; questi pazienti devono essere trattati con cautela.

Altro

Questo medicinale contiene lattosio. I pazienti con rari problemi ereditari di intolleranza al galattosio, deficienza di Lapp lattasi o malassorbimento di glucosio-galattosio non devono assumere questo medicinale.

In pazienti trattati con agonisti della dopamina per il morbo di Parkinson, inclusa cabergolina, sono stati riportati pulsione patologica verso il gioco d’azzardo, aumento della libido e ipersessualità.


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04.5 Interazioni - Inizio Pagina

Impiego concomitante sconsigliato

Livelli plasmatici elevati di bromocriptina sono stati osservati in combinazione con antibiotici macrolidi (come ad esempio eritromicina). Gli effetti degli antibiotici macrolidi sui livelli di cabergolina nel plasma quando vengono somministrati in concomitanza non sono stati studiati. È opportuno evitare tale combinazione poiché può produrre livelli elevati di cabergolina nel plasma.

Cabergolina agisce attraverso la stimolazione diretta dei recettori di dopamina. Di conseguenza, non deve essere combinato con prodotti medicinali con un effetto antagonistico rispetto alla dopamina (come ad esempio fenotiazine, butirrofenoni, tioxanteni, metoclopramide).

Non vi sono informazioni disponibili in relazione a possibili interazioni tra cabergolina e altri alcaloidi dell’ergot. Pertanto, il trattamento a lungo termine con cabergolina in combinazione con questi farmaci è sconsigliato.

Precauzioni

Devono essere prese in considerazione le interazioni con altri farmaci che riducono la pressione sanguigna.

Non sono state osservate interazioni farmacocinetiche con L-dopa o selegilina nell’ambito di studi condotti su pazienti affetti da morbo di Parkinson. In base ai dati disponibili sul metabolismo della cabergolina non possono essere previste interazioni farmacocinetiche con altri prodotti medicinali.


04.6 Gravidanza e allattamento - Inizio Pagina

Gravidanza

La gravidanza deve essere esclusa prima della somministrazione di cabergolina; dopo il trattamento è necessario evitare la gravidanza per almeno un mese.

È stato dimostrato che cabergolina attraversa la placenta nei ratti. Non è noto se questo si verifica nell’uomo. Dati ottenuti in relazione a un numero limitato di gravidanze (n=100), generalmente raccolti durante le prime 8 settimane dopo il concepimento, non indicano correlazione tra cabergolina e un aumento del rischio di aborto, parto prematuro, gravidanza multipla o anomalie congenite. Attualmente non esistono altri dati epidemiologici rilevanti sull’argomento. Studi sugli animali non hanno mostrato effetti nocivi diretti o indiretti sulla gravidanza, sullo sviluppo embrionale/fetale, sul parto o sullo sviluppo postnatale.

A causa dell’esperienza limitata relativa all’uso di cabergolina in gravidanza, il trattamento con cabergolina deve essere interrotto prima di una gravidanza programmata. Se la paziente resta incinta durante il trattamento, l’assunzione di cabergolina deve essere interrotta immediatamente. Durante la gravidanza queste pazienti devono essere sottoposte ad attento monitoraggio, per rilevare eventuale ingrossamento della ghiandola pituitaria indotto da gravidanza.

L’uso di contraccettivi deve prosegui re per almeno 4 settimane dopo l’interruzione del trattamento con cabergolina.

Cabergolina Teva ripristina ovulazione e fertilità nelle donne con ipogonadismo iperprolattinemico: poiché può intervenire una gravidanza prima del ripristino del ciclo mestruale, si consiglia di effettuare gli appropriati test di gravidanza durante il periodo di amenorrea e, non appena il ciclo mestruale si sia ripristinato, ogniqualvolta intervenga un ritardo del ciclo di oltre tre giorni. È opportuno consigliare alle donne che non intendono intraprendere una gravidanza l’impiego di un metodo di contraccezione non-ormonale efficace durante il trattamento e dopo l’interruzione del trattamento con cabergolina. A causa della limitata esperienza relativa alla sicurezza dell’esposizione fetale a cabergolina, è consigliabile che le donne che intendono intraprendere una gravidanza concepiscano almeno un mese dopo l’interruzione del trattamento con cabergolina poiché il ciclo di ovulazione persiste per alcune pazienti fino a 6 mesi dopo l’interruzione. Nel caso in cui la paziente restasse incinta durante il trattamento, è necessario interrompere l’assunzione di cabergolina. Come misura precauzionale, le donne che restano incinta devono essere tenute sotto controllo per individuare eventuali segni di ingrossamento della ghiandola pituitaria, poiché durante la gestazione si può verificare espansione dei tumori pituitari pre-esistenti.

Pertanto Cabergolina Teva dovrebbe essere usata in gravidanza solo se strettamente necessario.

Allattamento

Cabergolina Teva non deve essere somministrata alle madri che decidono di allattare al seno i loro neonati poiché blocca la lattazione. Non sono disponibili dati sull’escrezione del principio attivo nel latte materno ma nei ratti cabergolina e/o i suoi metaboliti sono escreti nel latte. 

Durante l’assunzione di cabergolina è necessario evitare l’allattamento.


04.7 Effetti sulla capacità di guidare veicoli e sull'uso di macchine - Inizio Pagina

Cabergolina Teva riduce la pressione sanguigna, e ciò può alterare la capacità di reazione di alcuni pazienti. È necessario tenere in considerazione questa eventualità in situazioni che richiedono un particolare stato di vigilanza, come ad esempio la guida di un’auto o l’uso di macchinari.

È opportuno consigliare ai pazienti trattati con cabergolina e che hanno manifestato episodi di sonnolenza e/o attacchi di sonno improvvisi di evitare la guida e di praticare attività in cui la scarsa vigilanza potrebbe mettere loro stessi e gli altri a rischio di ferite gravi o decesso, fino a quando gli episodi ricorrenti e la sonnolenza non si risolvono (vedere paragrafo 4.4).


04.8 Effetti indesiderati - Inizio Pagina

Gli effetti indesiderati sono solitamente dose-dipendenti, e possono essere ridotti diminuendo gradualmente la dose.

Inibizione della lattazione: circa il 14% dei pazienti evidenzia effetti indesiderati. I più comuni sono pressione sanguigna ridotta (12%), capogiri (6%) e cefalea (5%). Il trattamento a lungo termine incrementa la frequenza degli effetti indesiderati del 70% circa.

Molto comuni (>1/10)

Patologie cardiache: valvulopatia cardiaca (incluso riflusso valvolare) e disturbi correlati (pericardite e versamento pericardico).

Comuni (>1/100, <1/10)

Patologie del sistema nervoso: depressione, cefalea e capogiri, parestesia, affaticamento, sonnolenza.

Patologie cardiache: pressione sanguigna ridotta, palpitazioni e dolore al torace.

Patologie gastrointestinali: nausea, vomito, disturbi gastrici, gastrite, costipazione.

Patologie della cute e del tessuto sottocutaneo: rossore in viso.

Non comuni (>1/1000, <1/100)

Patologie dell’occhio: emianopsia.

Patologie vascolari: sangue dal naso.

Rari (>1/10000, <1/1000)

Patologie vascolari: svenimenti.

Patologie del sistema muscoloscheletrico del tessuto connettivo: crampi alle dita e ai polpacci.

È stata segnalata pressione sanguigna ridotta (≥ 20 mmHg sistolica e ≥ 10 mmHg diastolica) nei 3-4 giorni successivi all’assunzione di una dose singola di 1 mg di cabergolina negli studi condotti post-partum.

Gli effetti indesiderati generalmente si verificano nelle prime due settimane; successivamente si riducono o scompaiono. Il 3% dei pazienti ha dovuto interrompere il trattamento a causa degli effetti indesiderati.

Sorveglianza post-commercializzazione

Cabergolina è associata a sonnolenza ed è stata correlata, non comunemente, a sonnolenza giornaliera eccessiva e ad attacchi di sonno improvvisi.

È stato segnalato che i pazienti in terapia con agonisti della dopamina per il trattamento del morbo di Parkinson, inclusa cabergolina, in particolare a dosaggi elevati manifestano pulsione patologica verso il gioco d’azzardo, aumento della libido ed ipersessualità, generalmente reversibili in seguito a riduzione della dose o interruzione del trattamento.

Gli eventi che seguono sono stati segnalati in associazione all’assunzione di cabergolina: allucinazioni.


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04.9 Sovradosaggio - Inizio Pagina

Non vi sono esperienze cliniche relative al sovradosaggio, ma le osservazioni derivate dagli esperimenti condotti sugli animali suggeriscono che si può prevedere l’insorgenza di sintomi riconducibili alla sovrastimolazione dei recettori della dopamina come ad esempio nausea, vomito, pressione ridotta, confusione/psicosi o allucinazioni. Laddove indicato, è opportuno prendere le precauzioni necessarie per il ripristino della pressione normale. Inoltre, in presenza di sintomi pronunciati a carico del SNC (allucinazioni), potrebbe essere necessario somministrare un antagonista della dopamina.


05.0 PROPRIETÀ FARMACOLOGICHE - Inizio Pagina

05.1 Proprietà farmacodinamiche - Inizio Pagina

Gruppo farmacoterapeutico: inibitori della prolattina.

Codice ATC: G02CB03.

Cabergolina è un alcaloide dell’ergot sintetico e un derivato dell’ergolina con le proprietà di un agonista della dopamina ad azione prolungata e di un inibitore della prolattina. Un effetto dopaminergico centrale tramite la stimolazione del recettore D2 è ottenuto con dosaggi più elevati rispetto alle dosi che riducono i livelli di prolattina sierica.

L’effetto di riduzione della prolattina è dose-dipendente; ha inizio entro 3 ore e persiste per 2-3 settimane. L’effetto ad azione prolungata indica che una dose singola è normalmente sufficiente a interrompere l’inizio della secrezione di latte. Nel trattamento dell’iperprolattinemia, i livelli di prolattina nel siero sono generalmente normalizzati entro due-quattro settimane dal raggiungimento della dose ottimale. Si può ottenere una significativa riduzione dei livelli di prolattina anche diversi mesi dopo l’interruzione del trattamento.

Per quanto concerne gli effetti endocrini di cabergolina non correlati all’effetto antiprolattinemico, dati disponibili relativi all’uomo confermano gli esiti sperimentali ottenuti dagli esemplari animali, che indicano che il composto sperimentale ha un’azione molto selettiva senza alcun effetto sulla secrezione basale di altri ormoni pituitari o cortisolo.

Le azioni farmacodinamiche di cabergolina non correlate all’effetto terapeutico sono esclusivamente correlate alla diminuzione della pressione arteriosa. L’effetto ipotensivo massimale di cabergolina in dose singola solitamente si verifica entro le prime sei ore dopo l’assunzione del principio attivo ed è dose-dipendente sia in termini di diminuzione massimale sia di frequenza.


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05.2 Proprietà farmacocinetiche - Inizio Pagina

Assorbimento

Dopo la somministrazione orale la cabergolina è assorbita rapidamente dal tratto gastrointestinale poiché le concentrazioni di picco nel plasma sono ottenute entro 0,5-4 ore.

Il cibo non sembra influire sull’assorbimento e la disposizione di cabergolina.

Distribuzione

Gli esperimenti “in-vitro” hanno dimostrato che cabergolina a concentrazioni di 0,1-10 ng/ml è legata alle proteine del plasma per il 41-42%.

Biotrasformazione

Nell’urina, il principale metabolita identificato è 6-allil-8β-carbossi-ergolina, che costituisce il 4-6% della dose. Tre ulteriori metaboliti, che rappresentano complessivamente meno del 3% della dose, sono identificati nell’urina. È stato riscontrato che i metaboliti hanno una potenza minore rispetto a cabergolina per quanto concerne l’inibizione della secrezione della prolattina “in-vitro”.

Eliminazione

L’emivita di eliminazione di cabergolina è prolungata (63-68 ore nei volontari sani e 79-115 nei pazienti iperprolattinemici). 

Sulla base dell’emivita di eliminazione, la condizione di stato stazionario dovrebbe essere raggiunta dopo 4 settimane, come confermato dai livelli medi di picco nel plasma di cabergolina ottenuti dopo la somministrazione di una dose singola (37 ± 8 pg/ml) e dopo un regime multiplo di 4 settimane (101 ± 43 pg/ml) per una dose di cabergolina di 0,5 mg.

Dieci giorni dopo la somministrazione, il 18% e il 72% circa della dose viene recuperato rispettivamente nell’urina e nelle feci. La cabergolina immodificata nell’urina costituisce il 2-3% della dose.

Linearità/non-linearità

Il profilo farmacocinetico è lineare fino a 7 mg/die.


05.3 Dati preclinici di sicurezza - Inizio Pagina

Quasi tutti gli esiti annotati nel corso della serie di studi preclinici di sicurezza condotti sono una conseguenza degli effetti dopaminergici centrali o dell’inibizione a lungo termine di PRL nelle specie (roditori) con una specifica fisiologia ormonale differente da quella dell’uomo.

Studi preclinici di sicurezza su cabergolina indicano un ampio margine di sicurezza per questo composto nei roditori e nelle scimmie, oltre all’assenza di potenziale teratogeno, mutageno o carcinogenico.


06.0 INFORMAZIONI FARMACEUTICHE - Inizio Pagina

06.1 Eccipienti - Inizio Pagina

Lattosio anidro

L-Leucina

Magnesio stearato (E572)


06.2 Incompatibilità - Inizio Pagina

Non applicabile.


06.3 Periodo di validità - Inizio Pagina

2 anni.


06.4 Speciali precauzioni per la conservazione - Inizio Pagina

Conservare il prodotto nella confezione originale per proteggerlo dall’umidità.

La capsula essiccante contenente gel di silice non deve essere estratta dal flacone.


06.5 Natura e contenuto della confezione - Inizio Pagina

Flaconi di vetro marrone (tipo III) che contengono una capsula essiccante con gel di silice. Il flacone di vetro marrone è dotato di una membrana di alluminio sigillata a prova di bambino e un tappo in HDPE a prova di bambino. Confezione esterna.

Dimensioni delle confezioni: 8 compresse.


06.6 Istruzioni per l'uso e la manipolazione - Inizio Pagina

Nessuna istruzione particolare.


07.0 TITOLARE DELL'AUTORIZZAZIONE ALL'IMMISSIONE IN COMMERCIO - Inizio Pagina

Teva Italia S.r.l. - Via Messina, 38 - 20154 Milano


08.0 NUMERI DELLE AUTORIZZAZIONI ALL'IMMISSIONE IN COMMERCIO - Inizio Pagina

AIC n. 037974021/M - 0,5 mg compresse 8 compresse


09.0 DATA DELLA PRIMA AUTORIZZAZIONE/RINNOVO DELL'AUTORIZZAZIONE - Inizio Pagina

26 gennaio 2008


10.0 DATA DI REVISIONE DEL TESTO - Inizio Pagina

Novembre 2009