Elaprase 2 Mg/Ml Concentrato Per Soluzione Per Infusione
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INDICE

01.0 DENOMINAZIONE DEL MEDICINALE
02.0 COMPOSIZIONE QUALITATIVA E QUANTITATIVA
03.0 FORMA FARMACEUTICA
04.0 INFORMAZIONI CLINICHE
04.1 Indicazioni terapeutiche
04.2 Posologia e modo di somministrazione
04.3 Controindicazioni
04.4 Speciali avvertenze e precauzioni per l'uso
04.5 Interazioni
04.6 Gravidanza e allattamento
04.7 Effetti sulla capacità di guidare veicoli e sull'uso di macchine
04.8 Effetti indesiderati
04.9 Sovradosaggio
05.0 PROPRIETÀ FARMACOLOGICHE
05.1 Proprietà farmacodinamiche
05.2 Proprietà farmacocinetiche
05.3 Dati preclinici di sicurezza
06.0 INFORMAZIONI FARMACEUTICHE
06.1 Eccipienti
06.2 Incompatibilità
06.3 Periodo di validità
06.4 Speciali precauzioni per la conservazione
06.5 Natura e contenuto della confezione
06.6 Istruzioni per l'uso e la manipolazione
07.0 TITOLARE DELL'AUTORIZZAZIONE ALL'IMMISSIONE IN COMMERCIO
08.0 NUMERI DELLE AUTORIZZAZIONI ALL'IMMISSIONE IN COMMERCIO
09.0 DATA DELLA PRIMA AUTORIZZAZIONE/RINNOVO DELL'AUTORIZZAZIONE
10.0 DATA DI REVISIONE DEL TESTO

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01.0 DENOMINAZIONE DEL MEDICINALE -Inizio Pagina

ELAPRASE 2 MG/ML CONCENTRATO PER SOLUZIONE PER INFUSIONE


02.0 COMPOSIZIONE QUALITATIVA E QUANTITATIVA - Inizio Pagina

Ogni flaconcino da 3 ml contiene 6 mg di idursulfasi. Ogni ml contiene 2 mg di idursulfasi.

L'idursulfasi viene prodotta con la tecnologia del DNA ricombinante in una linea cellulare umana continua.

Per l'elenco completo degli eccipienti, vedere paragrafo 6.1.


03.0 FORMA FARMACEUTICA - Inizio Pagina

Concentrato per soluzione per infusione.

Soluzione limpida o leggermente opalescente, incolore.


04.0 INFORMAZIONI CLINICHE - Inizio Pagina

04.1 Indicazioni terapeutiche - Inizio Pagina

Elaprase è indicato per il trattamento a lungo termine dei pazienti con sindrome di Hunter (mucopolisaccaridosi II, MPS II).

Negli studi clinici non sono stati esaminati i soggetti eterozigoti di sesso femminile.



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04.2 Posologia e modo di somministrazione - Inizio Pagina

Il trattamento con Elaprase deve essere supervisionato da un medico o professionista sanitario con esperienza nella gestione dei pazienti affetti da MPS II o altre malattie metaboliche ereditarie.

Nei pazienti sottoposti per diversi mesi al trattamento in ospedale e che hanno ben tollerato le infusioni si può prendere in considerazione la somministrazione di Elaprase a domicilio. Le infusioni domiciliari devono essere effettuate sotto la sorveglianza di un medico o di un altro operatore sanitario.

Elaprase si somministra alla dose di 0,5 mg/kg di peso corporeo ogni settimana, per infusione endovenosa nell'arco di 3 ore; la durata dell'infusione può essere gradualmente ridotta a 1 ora se non si osservano reazioni associate all'infusione (vedere paragrafo 4.4).

Per le istruzioni relative alla preparazione e alla somministrazione vedere paragrafo 6.6.

Pazienti con compromissione renale o epatica

Non c'è esperienza clinica sull'uso in pazienti con insufficienza renale o epatica. Vedere paragrafo 5.2.

Pazienti anziani

Non c'è esperienza clinica sull'uso in pazienti con più di 65 anni.

Pazienti in età pediatrica

Il dosaggio per i bambini e gli adolescenti è di 0,5 mg/kg di peso corporeo alla settimana.

Per le istruzioni relative alla preparazione e alla somministrazione vedere paragrafo 6.6.

Non c'è esperienza clinica sull'uso in pazienti con meno di 5 anni.


04.3 Controindicazioni - Inizio Pagina

Ipersensibilità al principio attivo o ad uno qualsiasi degli eccipienti.


04.4 Speciali avvertenze e precauzioni per l'uso - Inizio Pagina

I pazienti trattati con idursulfasi potrebbero sviluppare reazioni correlate all'infusione (vedere paragrafo 4.8). Tra le reazioni correlate all'infusione verificatesi con maggiore frequenza durante gli studi clinici si segnalano: reazioni cutanee (eruzione, prurito, orticaria), piressia, cefalea, ipertensione e vampate. Le reazioni correlate all'infusione sono state trattate o alleviate rallentando la velocità di infusione, interrompendo l'infusione o somministrando medicinali come antistaminici, antipiretici, corticosteroidi a basso dosaggio (prednisone e metilprednisolone) o beta agonisti per nebulizzazione. Durante gli studi clinici nessun paziente ha interrotto il trattamento a causa di una reazione all'infusione.

Procedere con particolare cautela nel somministrare un'infusione in pazienti con una grave pneumopatia di base. Questi pazienti devono essere sottoposti a un attento monitoraggio e infusi in un contesto clinico adeguato. Fare attenzione alla gestione e al trattamento di questi pazienti limitando o controllando con cura l'uso degli antistaminici e di altri medicinali ad azione sedativa. In qualche caso può essere necessario istituire una ventilazione a pressione positiva.

Considerare la possibilità di posticipare l'infusione nei pazienti che presentano una malattia respiratoria acuta con febbre. I pazienti che fanno uso di una supplementazione di ossigeno devono poterne disporre prontamente durante l'infusione, nel caso di una reazione a essa correlata.

I pazienti che sviluppano anticorpi IgM o IgG, presentano un rischio più elevato di reazioni all'infusione e di altre reazioni avverse, tuttavia non sono stati osservati anticorpi IgE.

Come per qualsiasi prodotto proteico per via endovenosa, alcuni pazienti trattati con Elaprase hanno sviluppato reazioni anafilattoidi, potenzialmente rischiose per la vita. Sintomi e segni di reazioni anafilattoidi a insorgenza tardiva sono stati osservati fino a 24 ore dopo la reazione iniziale. In caso di reazione anafilattoide, sospendere immediatamente la somministrazione del prodotto e avviare un trattamento e una osservazione adeguati. Attenersi agli standard medici in uso per il trattamento di emergenza. È possibile che i pazienti con reazioni anafilattoidi gravi o di tipo refrattario necessitino di un monitoraggio clinico prolungato. Usare cautela nel ri-somministrare Elaprase a pazienti che hanno sviluppato reazioni anafilattoidi.


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04.5 Interazioni - Inizio Pagina

Non sono stati effettuati studi formali di interazione con Elaprase.

In base al suo metabolismo nei lisosomi cellulari, l'idursulfasi non sarebbe candidata a interazioni mediate dal citocromo P450.


04.6 Gravidanza e allattamento - Inizio Pagina

Negli studi sulla riproduzione condotti su ratti maschi non sono stati osservati effetti sulla fertilità maschile.

I dati relativi all'uso dell'idursulfasi in donne in gravidanza non esistono. Gli studi sugli animali non indicano effetti dannosi diretti o indiretti di tossicità riproduttiva (vedere paragrafo 5.3). A scopo precauzionale, è preferibile evitare l'uso di Elaprase durante la gravidanza.

Non è noto se l'idursulfasi sia escreta nel latte materno. Dati disponibili in animali hanno mostrato l'escrezione dell'idursulfasi nel latte (vedere paragrafo 5.3). Il rischio per il bambino allattato al seno non può essere escluso. Deve essere presa la decisione circa la prosecuzione o l'interruzione dell'allattamento al seno o la prosecuzione o l'interruzione della terapia con Elaprase tenendo considerazione il beneficio dell’allattamento per il bambino e il beneficio della terapia con Elaprase per la donna.


04.7 Effetti sulla capacità di guidare veicoli e sull'uso di macchine - Inizio Pagina

Non sono stati effettuati studi sulla capacità di guidare veicoli e sull’uso di macchinari.


04.8 Effetti indesiderati - Inizio Pagina

Le reazioni avverse da farmaco riportate per i 32 pazienti trattati settimanalmente con 0,5 mg/kg di Elaprase nello studio di fase II/III controllato con placebo, della durata di 52 settimane sono state quasi tutte di gravità da lieve a moderata. Le più comuni sono state le razioni correlate all'infusione, riportate 202 volte in 22 pazienti su 32, in seguito alla somministrazione di un totale di 1580 infusioni. Nel gruppo di trattamento con il placebo sono state riportate 128 reazioni correlate all'infusione in 21 pazienti su 32, in seguito alla somministrazione di un totale di 1612 infusioni. Dal momento che durante una singola infusione può essersi verificata più di una reazione correlata all'infusione, è probabile che le cifre indicate sovrastimino la reale incidenza delle reazioni da infusione. Nel gruppo placebo le reazioni correlate sono risultate simili, per natura e gravità, a quelle nel gruppo trattato. Tra le più comuni nell'ambito di queste reazioni correlate all'infusione si segnalano: reazioni cutanee (eruzione, prurito, orticaria), piressia, cefalea e ipertensione. Con la prosecuzione del trattamento la frequenza delle reazioni correlate all'infusione si è ridotta nel tempo.

La tabella che segue elenca le reazioni avverse da farmaco presentando le informazioni per classificazione per organi e sistemi e per frequenza. La frequenza è indicata come molto comune (>1/10) o comune (>1/100, <1/10). In considerazione del numero di pazienti trattati, un evento verificatosi in un singolo paziente viene definito comune. In ciascun gruppo di frequenza gli effetti indesiderati vengono presentati in ordine decrescente di gravità. La tabella presenta anche le reazioni avverse da farmaco riportate solo durante il periodo successivo all'immissione in commercio, con l'indicazione "non nota" come frequenza.

Si definiscono reazioni avverse da farmaco gli eventi derivanti dal trattamento per i quali si sospetta un rapporto di causalità; sono esclusi gli eventi non gravi riportati una sola volta in un singolo paziente. Anche gli eventi derivanti dal trattamento con un'incidenza in eccesso di almeno il 9% rispetto al placebo sono stati considerati come reazioni avverse da farmaco.

Classificazione per organi e sistemi Reazione avversa da farmaco (termine preferenziale)
Molto comune (≥ 1/10) Comune (≥ 1/100, <1/10) Non nota
Disturbi del sistema immunitario
      Reazione anafilattoide
Patologie del sistema nervoso
  Cefalea Capogiro, tremore  
Patologie cardiache
    Cianosi, aritmia, tachicardia  
Patologie vascolari
  Ipertensione, vampate Ipotensione  
Patologie respiratorie, toraciche e mediastiniche
  Sibili, dispnea Ipossia, tachipnea, broncospasmo, tosse  
Patologie gastrointestinali
  Dolore addominale, nausea, dispepsia, diarrea Rigonfiamento della lingua  
Patologie della cute e del tessuto sottocutaneo
  Orticaria, eruzione, prurito Eritema  
Patologie del sistema muscoloscheletrico e del tessuto connettivo
  Dolore al torace Artralgia  
Patologie sistemiche e condizioni relative alla sede di somministrazione
  Reazione correlata all'infusione, piressia, gonfiore nella sede di iniezione Edema del viso, edema periferico  

Nei diversi studi sono state riportate reazioni avverse gravi in un totale di 5 pazienti trattati con 0,5 mg/kg alla settimana o ogni due settimane. Quattro pazienti hanno sviluppato un episodio di ipossia durante una o diverse infusioni; in tre di questi pazienti con una sottostante pneumopatia grave di tipo ostruttivo (2 con una precedente tracheotomia) è stata necessaria l'ossigenoterapia. L'episodio più grave, verificatosi in un paziente con malattia respiratoria febbrile, si è associato a ipossia durante l'infusione e ha indotto un breve attacco convulsivo.. Nel quarto paziente, la cui malattia di fondo era meno grave, si è avuta una risoluzione spontanea a seguito dell'interruzione dell'infusione. Questi eventi non si sono ripresentati con le infusioni successive utilizzando una velocità di infusione ridotta e somministrando, prima dell’infusione, medicinali come steroidi a basso dosaggio, antistaminici e beta agonisti per nebulizzazione. Al quinto paziente, con una cardiopatia preesistente, durante lo studio sono stati diagnosticati complessi ventricolari prematuri ed embolia polmonare.

Dopo l'immissione del prodotto sul mercato sono state riferite reazioni anafilattoidi. Per ulteriori informazioni vedere il paragrafo 4.4.

Tra tutti gli studi, 53/107 pazienti (50%) hanno sviluppato in qualche momento anticorpi IgG anti-idursofasi. Nove dei pazienti IgG positivi sono risultati positivi anche per gli anticorpi IgM e 4 pazienti per gli anticorpi IgA. Inoltre un paziente che non era IgG positivo ha sviluppato anticorpi transitori IgM e anticorpi persistenti IgA. Complessivamente il tasso di anticorpi neutralizzanti è stato del 24% (26/107 pazienti). Nello studio a 52 settimane i tassi di sieropositività hanno raggiunto il picco alla 18ae alla 27asettimana per poi scendere costantemente per il resto dello studio.

In generale, i pazienti che sono risultati positivi per gli anticorpi IgG hanno avuto maggiori probabilità di sviluppare eventi correlati all'infusione rispetto ai pazienti che non sono risultati positivi. Tuttavia i tassi complessivi degli eventi avversi correlati all'infusione si sono ridotti nel tempo, indipendentemente dallo stato anticorpale. Nei pazienti nei quali sono stati identificati anticorpi circolanti anti-idursulfasi la riduzione dell'escrezione urinaria dei GAG è stata in una certa misura inferiore.


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04.9 Sovradosaggio - Inizio Pagina

Non sono stati riportati casi di sovradosaggio di Elaprase.


05.0 PROPRIETÀ FARMACOLOGICHE - Inizio Pagina

05.1 Proprietà farmacodinamiche - Inizio Pagina

Categoria farmacoterapeutica: Farmaci dell’apparato gastrointestinale e del metabolismo – Enzimi, codice ATC: A16AB09.

La sindrome di Hunter è una malattia legata al cromosoma X causata da livelli insufficienti dell'enzima lisosomiale iduronato-2-solfatasi. La funzione dell'iduronato-2-solfatasi consiste nel catabolismo dei glicosaminoglicani (GAG) dermatan solfato ed eparan solfato attraverso il clivaggio delle frazioni solfato legate agli oligosaccaridi. Nei pazienti affetti dalla sindrome di Hunter, a causa dell'assenza o della carenza dell'enzima iduronato-2-solfatasi si verifica un accumulo progressivo di glicosaminoglicani all'interno delle cellule, che porta alla congestione cellulare, all'organomegalia, alla distruzione di tessuti e alla disfunzione di sistemi organici.

L'idursulfasi è una forma purificata dell'enzima lisosomiale iduronato-2-solfatasi prodotta in una linea cellulare umana che fornisce un profilo di glicosilazione umano, analogo a quello dell'enzima naturale. L'idursulfasi viene secreta come una glicoproteina costituita da 525 aminoacidi e contiene 8 siti di glicosilazione all’N che sono occupati da catene oligosaccaridiche di tipo complesso, ibrido e ad alto contenuto di mannosio. Il peso molecolare dell'idursulfasi è di circa 76 kD.

Il trattamento dei pazienti affetti dalla sindrome di Hunter con Elaprase per via endovenosa fornisce l'enzima endogeno che viene assorbito all'interno dei lisosomi cellulari. I residui di mannosio-6-fosfato (M6P) sulle catene oligosaccaridiche rendono possibile il legame specifico dell'enzima ai recettori dell'M6P sulla superficie cellulare, cui segue l'internalizzazione dell'enzima nella cellula che si dirige verso i lisosomi intracellulare, e il successivo catabolismo dei GAG accumulati.

Complessivamente 108 pazienti maschi affetti dalla sindrome di Hunter con un ampio spettro di sintomi sono stati arruolati in due studi clinici randomizzati, controllati con placebo; di questi, 106 hanno proseguito il trattamento in due studi di estensione in aperto.

In uno studio della durata di 52 settimane, randomizzato, in doppio cieco, controllato con placebo, 96 pazienti di età compresa tra 5 e 31 anni sono stati trattati con Elaprase alla dose di 0,5 mg/kg una volta alla settimana (n=32) o con 0,5 mg/kg ogni due settimane (n=32) o con placebo. Nello studio sono stati inclusi pazienti con deficit documentato dell'attività dell'enzima iduronato-2-solfatasi, una percentuale prevista della capacità vitale forzata (CVF) <80% e un ampio spettro di gravità della malattia.

L'endpoint principale di efficacia era un punteggio composito a due componenti basato sulla somma dei gradi delle variazioni dall'ingresso alla fine dello studio nella distanza percorsa camminando per 6 minuti (test del cammino per 6 minuti o 6MWT (6-Minute Walk Test)) come misura della resistenza, e sulla percentuale prevista della CVF come misura della funzione polmonare. Per i pazienti trattati una volta alla settimana questo endpoint è risultato significativamente diverso rispetto al placebo (p=0,0049)

Ulteriori analisi sul beneficio clinico sono state condotte su singoli componenti del punteggio composito dell'endpoint principale: le variazioni assolute della CVF, le variazioni dei livelli urinari dei GAG, il volume del fegato e della milza, la misura del volume espiratorio forzato in un secondo (FEV1) e le variazioni della massa del ventricolo sinistro (MVS)

Endpoint 52 settimane di trattamento 0,5 mg/kg alla settimana
Media (ES: errore standard) ponderata marginalmente (MO: margine osservato) Differenza media del trattamento rispetto al placebo (ES) Valore p (rispetto al placebo)
Idursulfasi Placebo
Composito (6MWT e CVF %) 74,5 (4,5) 55,5 (4,5) 19,0 (6,5) 0,0049
6MWT (m) 43,3 (9,6) 8,2 (9,6) 35,1 (13,7) 0,0131
CVF % prevista 4,2 (1,6) -0,04 (1,6) 4,3 (2,3) 0,0650
Volume assoluto della CVF (l) 0,23 (0,04) 0,05 (0,04) 0,19 (0,06) 0,0011
Livelli urinari dei GAG (mcg GAG/mg creatinina) -223,3 (20,7) 52,23 (20,7) -275,5 (30,1) <0,0001
% di variazione nel volume del fegato -25,7 (1,5) -0,5 (1,6) -25,2 (2,2) <0,0001
% di variazione nel volume della milza -25,5 (3,3) 7,7 (3,4) -33,2 (4,8) <0,0001

Complessivamente 11 pazienti su 31 (36%) nel gruppo del trattamento settimanale rispetto a 5 pazienti su 31 (16%) nel gruppo del placebo hanno avuto un incremento della FEV1 di almeno 0,02 l entro la fine dello studio, segnalando una correlazione tra la dose e il miglioramento dell'ostruzione delle vie aeree. I pazienti nel gruppo del trattamento settimanale hanno avuto un miglioramento medio clinicamente significativo del 15% nella FEV1 alla fine dello studio.

I livelli urinari dei GAG si sono normalizzati al di sotto del limite superiore dei valori normali (definito come 126,6 mcg GAG/mg di creatinina) nel 50% dei pazienti trattati settimanalmente.

Dei 25 pazienti nel gruppo del trattamento settimanale con un fegato di dimensioni abnormemente elevate all'ingresso, l'80% (20 pazienti) ha ottenuto una riduzione nei limiti della normalità del volume del fegato entro la fine dello studio.

Dei 9 pazienti nel gruppo del trattamento settimanale con una milza di dimensioni abnormemente elevate all'ingresso, 3 hanno ottenuto la normalizzazione del volume della milza entro la fine dello studio.

Circa la metà dei pazienti nel gruppo del trattamento settimanale (15 su 32; 47%) presentavano ipertrofia del ventricolo sinistro all'ingresso, definita come indice della MVS > 103 g/m². In 6 pazienti (40%) la MVS si è normalizzata entro la fine dello studio.

Tutti i pazienti sono stati trattati con idursulfasi fino a un massimo di 3,2 anni in un’estensione del presente studio (TKT024EXT).

Tra i pazienti inizialmente randomizzati alla somministrazione settimanale di idursulfasi nello studio TKT024, il massimo medio nella distanza percorsa camminando per sei minuti è stato osservato a 20 mesi e il picco della CVF percentuale prevista media a 16 mesi.

Tra tutti i pazienti sono stati osservati incrementi medi statisticamente significativi rispetto all'inizio del trattamento (inizio del TKT024 per i pazienti trattati con idursulfasi nel TKT024 e valore iniziale a 53 settimane per i pazienti trattati con placebo nel TKT024) nella distanza percorsa nel 6MWT in corrispondenza della maggior parte dei momenti di rilevazione esaminati; gli incrementi significativi medi e percentuali sono risultati compresi fra 13,7 m e 41,5 m e fra il 6,4% e l'11,7% (massimo a 20 mesi). Nella maggior parte dei momenti di rilevazione esaminati, i pazienti che provenivano dal gruppo del trattamento settimanale dello studio iniziale TKT024 hanno riportato un miglioramento più marcato della distanza percorsa rispetto ai pazienti degli altri due gruppi di trattamento.

Tra tutti i pazienti, la CVF % prevista media è aumentata significativamente a 16 mesi, nonostante a 36 mesi sia poi tornata a valori simili a quelli iniziali. I pazienti con l'insufficienza polmonare più grave all'ingresso (in base al valore della CVF prevista percentuale) hanno mostrato tendenzialmente il miglioramento meno marcato.

Incrementi statisticamente significativi del volume assoluto della CVF rispetto all'inizio del trattamento sono stati osservati nella maggior parte delle visite per ognuno dei precedenti gruppi di trattamento del TKT024. Le variazioni medie sono risultate comprese tra 0,07 l e 0,31 l e quelle percentuali tra 6,3% e 25,1% (valore massimo a 30 mesi). Le variazioni medie e percentuali rispetto all'inizio del trattamento sono state massime, in tutti i momenti di rilevazione, nel gruppo dei pazienti dello studio TKT024 trattati con somministrazioni settimanali.

Alla visita finale 21/31 pazienti nel gruppo del trattamento settimanale del TKT024, 24/32 nel gruppo del trattamento a settimane alterne e 18/31 pazienti nel gruppo placebo del TKT024 hanno presentato livelli normalizzati dei GAG urinari finali, al di sotto del limite superiore dei valori normali. Le variazioni dei livelli urinari dei GAG sono stati i segnali più precoci del miglioramento clinico dovuto al trattamento con l'idursulfasi e le riduzioni massime dei GAG urinari sono state osservate in tutti i gruppi entro i primi quattro mesi di trattamento; variazioni di scarsa entità si sono verificate tra il 4° e il 36° mese. Le riduzioni più consistenti dei GAG urinari con il trattamento con l'idursulfasi sono state ottenute nei casi che presentavano i livelli iniziali dei GAG urinari più elevati.

Le riduzioni del volume di fegato e milza osservate alla fine dello studio TKT024 (53 settimane) si sono mantenute durante lo studio di estensione (TKT024EXT) in tutti i pazienti indipendentemente dal trattamento precedente assegnato. Entro 24 mesi il volume del fegato si è normalizzato nel 73% dei pazienti (52 su 71) con epatomegalia all'ingresso. Inoltre in tutti i pazienti trattati in precedenza il volume medio del fegato ha raggiunto quasi la riduzione massima entro 8 mesi, con un lieve incremento osservato a 36 mesi. Le riduzioni del volume medio del fegato sono state osservate indipendentemente dall'età, dalla gravità della malattia, dallo stato anticorpale o degli anticorpi neutralizzanti. Il volume della milza si è normalizzato a 12 e a 24 mesi nel 9,7% dei pazienti del gruppo del trattamento settimanale del TKT024 con splenomegalia.

L'indice medio della MVS è rimasto stabile nell'arco dei 36 mesi di trattamento con idursulfasi in ciascun gruppo di trattamento dello studio TKT024.

Non esistono dati clinici che dimostrino un beneficio sulle manifestazioni neurologiche del disturbo.

Questo medicinale è stato autorizzato in "circostanze eccezionali".

Ciò significa che data la rarità della malattia non è stato possibile ottenere informazioni complete su questo medicinale.

L'agenzia Europea dei Medicinali (EMA) revisionerà annualmente qualsiasi nuova informazione che si renderà disponibile sul medicinale e questo Riassunto delle Caratteristiche del Prodotto (RCP) verrà aggiornato, se necessario.


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05.2 Proprietà farmacocinetiche - Inizio Pagina

L'idursulfasi viene assorbita attraverso meccanismi recettoriali selettivi che comportano il legame con i recettori del mannosio 6-fosfato. In seguito all'internalizzazione da parte delle cellule, si viene a trovare all'interno dei lisosomi cellulari, limitando così la distribuzione della proteina. La degradazione dell'idursulfasi avviene in genere attraverso meccanismi ben identificati di idrolisi proteica che inducono la formazione di piccoli peptidi e aminoacidi, per cui un’eventuale insufficienza renale o epatica non dovrebbe incidere sulla farmacocinetica dell’idursulfasi.

La farmacocinetica è stata valutata in 10 pazienti alla 1a e alla 27a settimana in seguito alla somministrazione di 0,5 mg/kg alla settimana attraverso un'infusione di 3 ore. Non sono state osservate differenze nei parametri di farmacocinetica dopo 27a settimane di trattamento.

Parametro 1asettimana (DS) 27asettimana (DS)
Cmax (mcg/ml) 1,5 (0,6) 1,1 (0,3)
AUC (min* mcg/ml) 206 (87) 169 (55)
T½ (min) 44 (19) 48 (21)
Cl (ml/min/kg) 3,0 (1,2) 3,40 (1,0)
Vss (% peso corporeo) 21 (8) 25 (9)

05.3 Dati preclinici di sicurezza - Inizio Pagina

I dati non-clinici non rivelano rischi particolari per l’uomo sulla base di studi convenzionali di safety pharmacology, tossicità per dose singola, tossicità a dosi ripetute, tossicità riproduttiva e dello sviluppo e nei confronti della fertilità maschile

Gli studi su animali non indicano effetti dannosi diretti o indiretti su gravidanza, sviluppo embrionale/fetale, parto o sviluppo post-natale.

Gli studi sugli animali hanno mostrato l'escrezione dell'idursulfasi nel latte materno.


06.0 INFORMAZIONI FARMACEUTICHE - Inizio Pagina

06.1 Eccipienti - Inizio Pagina

Polisorbato 20

Sodio cloruro

Sodio fosfato bibasico eptaidrato

Sodio fosfato monobasico monoidrato

Acqua per preparazioni iniettabili


06.2 Incompatibilità - Inizio Pagina

In assenza di studi di incompatibilità, questo medicinale non deve essere miscelato con altri prodotti ad eccezione di quelli menzionati nel paragrafo 6.6.


06.3 Periodo di validità - Inizio Pagina

2 anni

E’ stata dimostrata la stabilità chimica e fisica in uso fino a 8 ore a 25 °C.

Dal punto di vista della sicurezza microbiologica il prodotto diluito deve essere utilizzato immediatamente. Se non viene utilizzato immediatamente, l’utente è responsabile dei tempi e delle condizioni di conservazione prima dell’uso della soluzione preparata, che di solito non dovrebbero superare le 24 ore, tra 2 e 8°C.


06.4 Speciali precauzioni per la conservazione - Inizio Pagina

Conservare in frigorifero (2 °C – 8 °C).

Non congelare.

Per le condizioni di conservazione del medicinale diluito vedere paragrafo 6.3.


06.5 Natura e contenuto della confezione - Inizio Pagina

3 ml di concentrato per soluzione per infusione in un flaconcino da 5 ml (vetro di tipo 1) fornito di tappo di gomma butilica rivestita in resina fluorata con ghiera e capsula di chiusura a strappo blu.

Confezioni da 1, 4 e 10 flaconcini.

È possibile che non tutte le confezioni siano commercializzate.


06.6 Istruzioni per l'uso e la manipolazione - Inizio Pagina

Ciascuna fiala di Elaprase è monouso e contiene 6 mg di idursulfasi in 3 ml di soluzione. Elaprase è per infusione endovenosa e deve essere diluito in una soluzione per infusione di cloruro di sodio allo 0,9% (9 mg/ml) prima dell'uso.

Determinare il numero di flaconcini da diluire in base al peso del singolo paziente e alla dose consigliata di 0,5 mg/kg.

Non utilizzare se la soluzione nei flaconcini è decolorata o se sono presenti sostanze particolate. Non agitare.

Prelevare il volume calcolato di Elaprase dal numero appropriato di flaconcini.

Diluire il volume totale necessario di Elaprase in 100 ml di soluzione per infusione di cloruro di sodio allo 0,9% (9 mg/ml). Poiché Elaprase non contiene conservanti o agenti batteriostatici, occorre prestare la massima cura per assicurare la sterilità della soluzione preparata: a tale scopo, occorrerà operare in asepsi. Una volta diluita, la soluzione deve essere miscelata delicatamente ma senza agitarla.

Il medicinale non utilizzato e i rifiuti derivati da tale medicinale devono essere smaltiti in conformità alla normativa locale vigente.


07.0 TITOLARE DELL'AUTORIZZAZIONE ALL'IMMISSIONE IN COMMERCIO - Inizio Pagina

Shire Human Genetic Therapies AB, Svärdvägen 11D, 182 33 Danderyd, Svezia


08.0 NUMERI DELLE AUTORIZZAZIONI ALL'IMMISSIONE IN COMMERCIO - Inizio Pagina

EU/1/06/365/001-003

039403035

039403011

039403023


09.0 DATA DELLA PRIMA AUTORIZZAZIONE/RINNOVO DELL'AUTORIZZAZIONE - Inizio Pagina

08.01.2007


10.0 DATA DI REVISIONE DEL TESTO - Inizio Pagina

03/2010