Genalen 10 Mg
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INDICE

01.0 DENOMINAZIONE DEL MEDICINALE
02.0 COMPOSIZIONE QUALITATIVA E QUANTITATIVA
03.0 FORMA FARMACEUTICA
04.0 INFORMAZIONI CLINICHE
04.1 Indicazioni terapeutiche
04.2 Posologia e modo di somministrazione
04.3 Controindicazioni
04.4 Speciali avvertenze e precauzioni per l'uso
04.5 Interazioni
04.6 Gravidanza e allattamento
04.7 Effetti sulla capacità di guidare veicoli e sull'uso di macchine
04.8 Effetti indesiderati
04.9 Sovradosaggio
05.0 PROPRIETÀ FARMACOLOGICHE
05.1 Proprietà farmacodinamiche
05.2 Proprietà farmacocinetiche
05.3 Dati preclinici di sicurezza
06.0 INFORMAZIONI FARMACEUTICHE
06.1 Eccipienti
06.2 Incompatibilità
06.3 Periodo di validità
06.4 Speciali precauzioni per la conservazione
06.5 Natura e contenuto della confezione
06.6 Istruzioni per l'uso e la manipolazione
07.0 TITOLARE DELL'AUTORIZZAZIONE ALL'IMMISSIONE IN COMMERCIO
08.0 NUMERI DELLE AUTORIZZAZIONI ALL'IMMISSIONE IN COMMERCIO
09.0 DATA DELLA PRIMA AUTORIZZAZIONE/RINNOVO DELL'AUTORIZZAZIONE
10.0 DATA DI REVISIONE DEL TESTO

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01.0 DENOMINAZIONE DEL MEDICINALE -Inizio Pagina

GENALEN 10 MG


02.0 COMPOSIZIONE QUALITATIVA E QUANTITATIVA - Inizio Pagina

Una compressa di GENALEN 10 mg compresse contiene:

Principio attivo: acido alendronico sale sodico 13,05 mg corrispondenti ad acido alendronico 10 mg.

Per l’elenco completo degli eccipienti, vedere sez. 6.1.


03.0 FORMA FARMACEUTICA - Inizio Pagina

Compresse.


04.0 INFORMAZIONI CLINICHE - Inizio Pagina

04.1 Indicazioni terapeutiche - Inizio Pagina

GENALEN è indicato nel trattamento dell’osteoporosi nelle donne in età postmenopausale e negli uomini.

Nel trattamento e nella prevenzione dell’osteoporosi indotta dai glicocorticoidi (GIOP) in uomini e donne.



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04.2 Posologia e modo di somministrazione - Inizio Pagina

Il dosaggio raccomandato è 10 mg una volta al giorno.

GENALEN deve essere assunto al mattino, dopo essersi alzati dal letto, almeno mezz’ora prima di qualsiasi alimento, bevanda o farmaco della giornata insieme solo ad acqua di rubinetto. È probabile che altre bevande (inclusa l’acqua minerale), alimenti e alcuni farmaci riducano l’assorbimento di GENALEN (vedere sez. 4.5).

Per facilitare il rilascio a livello gastrico e ridurre la possibilità di irritazione locale ed esofagea/eventi indesiderati (vedere sez. 4.4):

assumere GENALEN solo al mattino dopo essersi alzati dal letto, con un bicchiere colmo d’acqua di rubinetto;

i pazienti devono deglutire GENALEN solo intero. Non frantumare o masticare o sciogliere in bocca la compressa, a causa del rischio potenziale che si verifichino ulcerazioni orofaringee;

non distendersi fintanto che non si sia mangiato qualcosa, il che deve avvenire almeno 30 minuti dopo l’assunzione della compressa;

non assumere GENALEN alla sera o al mattino prima di alzarsi dal letto.

I pazienti devono assumere integratori di calcio e vitamina D se l’introito dietetico non è adeguato (vedere sez. 4.4).

Non è necessario alcun aggiustamento del dosaggio nei pazienti anziani o nei pazienti con insufficienza renale lieve-moderata (clearance della creatinina 35-60 ml/min). La somministrazione di alendronato non è raccomandata in pazienti con un grado più severo di insufficienza renale (clearance della creatinina < 35 ml/min), in quanto non ci sono informazioni in proposito.

Bambini

L’alendronato è stato studiato in un numero limitato di pazienti di età inferiore a 18 anni con osteogenesi imperfetta. I risultati sono insufficienti per supportare l'uso nei bambini.


04.3 Controindicazioni - Inizio Pagina

Patologie dell’esofago che ritardano lo svuotamento esofageo, come stenosi e acalasia.

Inabilità a stare con il busto eretto per almeno 30 minuti.

Ipersensibilità al principio attivo o ad uno qualsiasi degli eccipienti.

Insufficienza renale di grado severo (vedere sez. 4.2).

Ipocalcemia (vedere sez. 4.4).

Gravidanza e allattamento (vedere sez. 4.6).


04.4 Speciali avvertenze e precauzioni per l'uso - Inizio Pagina

GENALEN può causare irritazione locale della mucosa del tratto gastrointestinale superiore.

In pazienti in trattamento con alendronato sono stati riportati eventi indesiderati a carico dell’esofago quali esofagite, ulcere esofagee ed erosioni esofagee raramente seguite da stenosi o perforazione esofagea. Alcuni di questi casi erano gravi ed è stato necessario il ricovero ospedaliero. Il medico deve, di conseguenza, fare attenzione alla comparsa di qualsiasi segno o sintomo che indichi una possibile reazione esofagea ed avvisare il paziente di interrompere il trattamento e rivolgersi al medico nel caso si verifichi disfagia, odinofagia, dolore retrosternale o insorgenza o peggioramento di pirosi.

Il rischio di eventi indesiderati gravi a livello esofageo è maggiore nei pazienti che non assumono il medicinale in maniera appropriata e/o che continuano ad assumerlo dopoÈ molto importante che il paziente conosca e comprenda bene le modalità di assunzione del farmaco (vedere sez. 4.2). Il paziente deve essere informato che se non vengono seguite queste precauzioni, può aumentare il rischio di problemi esofagei.

Sebbene in ampi studi clinici non sia stato osservato un aumento del rischio, sono stati segnalati (dopo l’entrata in commercio del farmaco) rari casi di ulcere gastriche e duodenali, alcuni dei quali gravi ed associati a complicanze.

Usare cautela quando si somministra l’alendronato ad un paziente con problemi del tratto gastrointestinale superiore in fase attiva, quali disfagia, malattie esofagee (compreso esofago di Barrett già noto), gastrite, duodenite o ulcere, data la possibilità di effetti irritativi sulla mucosa del tratto gastrointestinale superiore e la potenzialità di peggiorare la malattia gastrointestinale di base.

L’osteonecrosi della mandibola, generalmente associata ad estrazione dentale e/o ad infezione locale (osteomielite inclusa), è stata riportata in pazienti con cancro in trattamento con regimi comprendenti i bifosfonati somministrati principalmente per via endovenosa. Molti di questi pazienti erano trattati anche con chemioterapia e corticosteroidi. L’osteonecrosi della mandibola è stata anche riportata in pazienti con osteoporosi in trattamento con i bifosfonati orali.

Prima di iniziare il trattamento con i bifosfonati in pazienti con concomitanti fattori di rischio (come cancro, chemioterapia, radioterapia, corticosteroidi, scarsa igiene orale, malattia periodontale e fumo) deve essere presa in considerazione la necessità di un esame odontoiatrico con le appropriate procedure dentistiche preventive.

Durante il trattamento, questi pazienti devono, se possibile, evitare procedure dentarie invasive. Nei pazienti che sviluppano osteonecrosi della mandibola durante la terapia con i bifosfonati, la chirurgia dentaria può esacerbare la condizione. Per i pazienti che necessitano di chirurgia dentale, non ci sono dati disponibili per suggerire che l’interruzione del trattamento con i bifosfonati riduca il rischio di osteonecrosi della mandibola.

Il giudizio clinico del medico curante deve guidare il programma di gestione di ciascun paziente, sulla base della valutazione individuale del rapporto rischio/beneficio.

Nei pazienti trattati con bifosfonati sono stati riportati dolori ossei, articolari e/o muscolari. Nella esperienza post-marketing questi sintomi sono stati raramente gravi e/o hanno causato disabilità (vedere sez. 4.8, Esperienza post-marketing). I tempi di esordio dei sintomi sono risultati variabili da un giorno a diversi mesi dall’inizio del trattamento. Nella maggior parte dei pazienti l’interruzione del trattamento ha dato luogo ad un sollievo dai sintomi. A seguito di una nuova somministrazione dello stesso farmaco o di un altro bifosfonato, un sottogruppo di pazienti è andato incontro ad una ricaduta dei sintomi.

Fratture da stress (conosciute anche come fratture da insufficienza) della diafisi prossimale del femore sono state riportate in pazienti trattati a lungo termine con acido alendronico (tempo di insorgenza compreso nella maggior parte dei casi tra 18 mesi e 10 anni). Le fratture si sono verificate dopo un trauma minimo o in assenza di trauma e alcuni pazienti hanno accusato dolore a livello della coscia, spesso associato con reperti di diagnostica per immagini di fratture da stress, insorto da settimane a mesi prima del manifestarsi di una frattura completa del femore. Spesso le fratture sono bilaterali; per questa ragione nei pazienti trattati con bisfosfonati che hanno avuto una frattura della diafisi femorale deve essere controllato il femore controlaterale. È stata inoltre riportata una limitata guarigione di queste fratture. In pazienti con frattura da stress è consigliabile l’interruzione della terapia con bisfosfonati in base alla valutazione del paziente, effettuata sul profilo individuale rischio/beneficio.

Il medicinale non è raccomandato in pazienti con clearance della creatinina <35 ml/min (vedere sez. 4.2).

Prima di iniziare il trattamento, si devono prendere in considerazione altre cause di osteoporosi oltre alla carenza di estrogeni, all’età e all’uso di glicocorticoidi.

L’ipocalcemia deve essere corretta prima di iniziare la terapia con alendronato (vedere sez. 4.3). Anche altri disordini del metabolismo minerale (come una carenza di vitamina D) devono essere trattati adeguatamente. In pazienti con queste condizioni cliniche, il calcio sierico ed i sintomi di ipocalcemia devono essere monitorati durante la terapia con alendronato.

A causa dell’effetto positivo di GENALEN sull’incremento della mineralizzazione dell’osso, può verificarsi una lieve ed asintomatica riduzione delle concentrazioni sieriche di calcio e fosfato specialmente nei pazienti in terapia con glicocorticoidi, nei quali l’assorbimento di calcio può essere ridotto. È particolarmente importante assicurare un adeguato apporto di calcio e vitamina D in pazienti in terapia con glicocorticoidi.

GENALEN contiene lattosio, quindi i pazienti affetti da rari problemi ereditari di intolleranza al galattosio, da deficit di Lapp lattasi, o da malassorbimento di glucosio-galattosio, non devono assumere questo medicinale.


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04.5 Interazioni - Inizio Pagina

È probabile che integratori di calcio, antiacidi e altri farmaci per somministrazione orale, se assunti contemporaneamente all’alendronato, interferiscano con l’assorbimento di quest’ultimo. Di conseguenza, i pazienti devono lasciare trascorrere almeno mezz’ora dall’assunzione di GENALEN prima dell’assunzione orale di qualsiasi altro farmaco.

Negli studi sull’osteoporosi postmenopausale alcune donne erano in trattamento con estrogeni (per via vaginale, transdermica o orale) mentre ricevevano alendronato. Non sono stati osservati eventi indesiderati attribuibili all’uso concomitante di questi farmaci.

Sebbene non siano stati condotti specifici studi di interazione, l’alendronato è stato utilizzato negli studi clinici in associazione con una vasta gamma di farmaci comunemente prescritti senza dare luogo ad evidenze di reazioni cliniche avverse.

Poiché l’uso di FANS è associato con irritazione gastrointestinale, si deve usare cautela durante il trattamento concomitante con alendronato.


04.6 Gravidanza e allattamento - Inizio Pagina

Uso durante la gravidanza

L’alendronato non deve essere usato in gravidanza.

Non vi sono dati adeguati sull’uso di alendronato in donne in gravidanza. Gli studi su animali non indicano effetti dannosi diretti sulla gravidanza, lo sviluppo embrio/fetale o lo sviluppo postnatale. L’alendronato ha causato distocia dovuta all’ipocalcemia nei ratti in gravidanza (vedere sez. 5.3).

Uso durante l’allattamento

Non è noto se l’alendronato viene escreto nel latte umano. L’alendronato non deve essere utilizzato durante l’allattamento.


04.7 Effetti sulla capacità di guidare veicoli e sull'uso di macchine - Inizio Pagina

Non sono stati effettuati studi negli effetti sulla capacità di guidare veicoli e di usare macchinari. Tuttavia, alcune reazioni avverse che sono state riportate con GENALEN (compresi visione appannata, capogiro e gravi dolori ossei, muscolari o articolari) possono avere effetti sulla capacità di alcuni pazienti di guidare veicoli o di usare macchinari. Le risposte individuali a GENALEN possono variare (vedere sez. 4.8).


04.8 Effetti indesiderati - Inizio Pagina

Durante gli studi clinici e/o con l’uso commerciale del prodotto sono stati riportati i seguenti effetti indesiderati:

Comuni (≥1/100, <1/10)

Patologie del sistema nervoso: cefalea.

Patologie gastrointestinali: dolore addominale, dispepsia, stipsi, diarrea, flatulenza, ulcera esofagea*, disfagia*, distensione addominale, rigurgito acido.

Patologie del sistema muscoloscheletrico, del tessuto connettivo e dell’osso: dolore muscoloscheletrico (osseo, muscolare o articolare).

Non comuni (≥1/1.000, <1/100)

Patologie gastrointestinali: nausea, vomito, gastrite, esofagite*, erosioni esofagee*, melena.

Patologie della cute e del tessuto sottocutaneo: eruzione cutanea, prurito, eritema.

Rari (≥1/10.000, <1/1.000)

Disturbi del sistema immunitario: reazioni di ipersensibilità incluse orticaria e angioedema.

Disturbi del metabolismo e della nutrizione: ipocalcemia sintomatica, generalmente in associazione con condizioni predisponenti.

Patologie dell’occhio: uveite, sclerite, episclerite.

Patologie gastrointestinali: stenosi esofagea*, ulcerazione orofaringea*, SUP (Sanguinamento, Ulcere, Perforazione) del tratto gastrointestinale superiore, sebbene non sia stata stabilita una correlazione, questa tuttavia non può essere esclusa.

Patologie della cute e del tessuto sottocutaneo: eruzione cutanea con fotosensibilità.

Patologie del sistema muscolo scheletrico, del tessuto connettivo e dell’osso: nei pazienti trattati con bifosfonati è stata segnalata osteonecrosi della mandibola. La maggior parte delle segnalazioni riguarda pazienti oncologici, ma si sono verificati anche casi in pazienti trattati per osteoporosi. L’osteonecrosi della mandibola è generalmente associata con estrazione dentaria e/o infezione locale (inclusa l’osteomielite). Sono considerati fattori di rischio anche diagnosi di tumore, chemioterapia, radioterapia, terapia con corticosteroidi e scarsa igiene orale (vedere sezione 4.4).

Patologie sistemiche e condizioni relative alla sede di somministrazione: sintomi transitori come da risposta della fase acuta (mialgia, malessere e raramente febbre), tipicamente associati all’inizio del trattamento.

*vedere sez. 4.4 e sez. 4.2.

Casi molto rari e isolati (<1/1.000 comprendendo i casi isolati):

Patologie della cute e del tessuto sottocutaneo: sono stati segnalati casi isolati di reazioni cutanee gravi incluse sindrome di Stevens-Johnson e necrolisi epidermica tossica.

Con l’uso commerciale del prodotto sono state riportate anche le seguenti reazioni (frequenza non nota):

Patologie del sistema nervoso: capogiro, disgeusia.

Patologie dell’orecchio e del labirinto: vertigine.

Patologie della cute e del tessuto sottocutaneo: perdita di capelli.

Patologie del sistema muscolo scheletrico, del tessuto connettivo e dell’osso: gonfiore delle articolazioni, fratture da stress della diafisi prossimale del femore (vedere sez. 4.4).

Patologie sistemiche e condizioni relative alla sede di somministrazione: astenia, edema periferico.

Dati di Laboratorio

Negli studi clinici sono state riportate riduzioni asintomatiche lievi e transitorie del calcio e del fosfato sierici rispettivamente nel 18% e nel 10% circa dei pazienti trattati con alendronato 10 mg/die rispetto a 12% e 3% circa di quelli trattati con placebo. Tuttavia, le incidenze delle riduzioni del calcio sierico fino a valori &< 2,0 mg/dl (0,65 mmol/l) rilevate nei due gruppi di trattamento sono risultate simili.


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04.9 Sovradosaggio - Inizio Pagina

Non sono disponibili informazioni specifiche sul trattamento di un sovradosaggio con l’alendronato.

L’ipocalcemia, l’ipofosfatemia e gli eventi indesiderati del tratto gastrointestinale superiore, quali disturbi gastrici, pirosi gastrica, esofagite, gastrite o ulcera, possono essere la conseguenza di un sovradosaggio orale. Somministrare latte o antiacidi che si legano all’alendronato. A causa del rischio di irritazione esofagea, non indurre il vomito e tenere il paziente rigorosamente con il busto eretto.


05.0 PROPRIETÀ FARMACOLOGICHE - Inizio Pagina

05.1 Proprietà farmacodinamiche - Inizio Pagina

Categoria farmacoterapeutica: farmaci che agiscono sulla struttura e mineralizzazione ossee, bifosfonati.

Codice ATC: M05BA04.

L’alendronato è un bifosfonato che, negli studi sull’animale, agisce come un inibitore specifico del riassorbimento osseo mediato dagli osteoclasti. I bifosfonati sono degli analoghi sintetici del pirofosfato, che presentano un’elevata affinità per l’idrossiapatite presente nell’osso. Da quanto emerge da studi su animali, l’alendronato si localizza preferenzialmente nei siti dove si verifica il riassorbimento osseo, specificatamente al di sotto degli osteoclasti, ed inibisce il riassorbimento osseo osteoclastico senza alcun effetto diretto sulla formazione ossea. Poiché riassorbimento e formazione del tessuto osseo sono associati, si verifica anche una riduzione della formazione ossea ma in misura ridotta rispetto al riassorbimento, il che porta ad un aumento della massa ossea. Con l’esposizione all’alendronato, questo viene incorporato nella matrice dell’osso normale neoformato, dove è farmacologicamente inattivo.

Gli effetti dell’alendronato sulla massa ossea e sull’incidenza di fratture nelle donne in post-menopausa sono stati esaminati in due studi iniziali sull’efficacia, di disegno identico (n=994), e nel Fracture Intervention Trial (FIT 1).

Negli studi iniziali sull’efficacia, gli aumenti medi della densità minerale ossea (DMO) con alendronato 10 mg/die confrontati con il placebo a tre anni sono stati dell’8,8%, 5,9% e 7,8% a livello del rachide, del collo del femore e del trocantere, rispettivamente. Anche la DMO dell’organismo in toto è aumentata in maniera significativa. C’è stata una riduzione del 48% (alendronato 3,2% vs placebo 6,2%) nella proporzione di pazienti trattati con alendronato con una o più fratture vertebrali rispetto a quelli trattati con il placebo. Nell’estensione a due anni di questi studi, la DMO ha continuato ad aumentare a livello del rachide e del trocantere e si è mantenuta stabile a livello del collo del femore e dell’organismo in toto.

In uno studio controllato con placebo (FIT 1) a tre anni è stato utilizzato alendronato in monosomministrazione giornaliera, (5 mg in monosomministrazione giornaliera per due anni e 10 mg in monosomministrazione giornaliera per un anno) su 2.027 pazienti con almeno una frattura vertebrale (da compressione) al basale. In questo studio, l’alendronato una volta al giorno ha ridotto l’incidenza di ≥1 nuova frattura vertebrale del 47% (alendronato 7,9% vs placebo 15,0%). È stata inoltre rilevata una riduzione statisticamente significativa nell’incidenza di fratture dell’anca (1,1% vs 2,2%, una riduzione del 51%).

Trattamento dell’osteoporosi negli uomini

L’efficacia di GENALEN 10 mg una volta al giorno negli uomini con osteoporosi è stata dimostrata in uno studio multicentrico, di due anni, condotto con placebo, in doppio cieco, in cui sono stati arruolati in totale 241 uomini fra 31 e 87 anni di età (media, 63). A due anni, gli incrementi medi della DMO rispetto al placebo negli uomini trattati con GENALEN 10 mg al giorno, sono stati: colonna lombare, 5,3%; collo del femore, 2,6%; trocantere, 3,1%; e organismo in toto, 1,6% (p 0,001 per ciascun confronto). GENALEN è stato efficace indipendentemente dall’età, dalla razza, dalla funzionalità delle gonadi, dalla velocità di ricambio del tessuto osseo al basale, o DMO basale. In accordo con gli studi molto più allargati condotti nelle donne in età postmenopausale, in questi uomini GENALEN 10 mg al giorno ha ridotto l’incidenza di nuove fratture vertebrali (accertate con radiografia quantitativa) nei confronti del placebo (0,8% vs 7,1%, rispettivamente; p=0,017) e, parallelamente, ha anche diminuito la riduzione dell’altezza (-0,6 vs –2,4 mm, rispettivamente; p=0,022).

Osteoporosi indotta dai glicocorticoidi

L’uso prolungato dei glicocorticoidi è comunemente associato allo sviluppo dell’osteoporosi che può causare fratture (particolarmente vertebrali, dell’anca e delle costole). Si verifica sia negli uomini che nelle donne di tutte le età. Sebbene lo studio non sia stato disegnato con una potenza tale da permettere il confronto tra i diversi dosaggi di alendronato, il dosaggio di 10 mg è sembrato in grado di produrre effetti numericamente superiori rispetto al 5 mg in tutti i siti in 24 mesi. Nella popolazione globale dei pazienti, l’alendronato 10 mg in monosomministrazione giornaliera ha incrementato la DMO a livello dell’osso del rachide del 4,6% rispetto al 3,6% nei pazienti trattati con 5 mg in monosomministrazione giornaliera. I valori corrispondenti degli incrementi negli altri siti sono stati: anca totale 4,3%, collo femorale 3,5%, trocantere 5,1% e organismo in toto 1,5%, rispetto a 3,2%, 3,0%, 3,4% e 1,1% nel gruppo dei 5 mg. L’alendronato 10 mg in monosomministrazione giornaliera ha dunque mostrato in maniera consistente incrementi numerici della DMO superiori a quelli del dosaggio da 5 mg, con differenze comprese fra 0,3% a livello di organismo in toto e di 1,7% a livello del trocantere.


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05.2 Proprietà farmacocinetiche - Inizio Pagina

Assorbimento

Rispetto ad una dose di riferimento somministrata per via endovenosa, la biodisponibilità orale dell’alendronato nelle donne è circa lo 0,7% per dosi da 5 a 40 mg, somministrate dopo il digiuno notturno e 2 ore prima di una colazione standardizzata. La biodisponibilità orale negli uomini (0,6%) è risultata simile a quella nelle donne. Similmente la biodisponibilità si è ridotta (di circa il 40%) quando l’alendronato è stato somministrato un’ora o mezz’ora prima di una colazione standardizzata. Negli studi sull’osteoporosi GENALEN è risultato efficace quando somministrato almeno 30 minuti prima del primo alimento o bevanda della giornata.

La biodisponibilità è stata trascurabile quando l’alendronato è stato somministrato entro le due ore dopo una colazione standardizzata. La somministrazione concomitante di caffè o succo di arancia con alendronato ne ha ridotto la biodisponibilità di circa il 60%.

In individui sani, la somministrazione di prednisone per os (20 mg tre volte al giorno per cinque giorni) non ha dato luogo a variazioni clinicamente significative della biodisponibilità orale dell’alendronato (un intervallo di incremento medio compreso fra 20 e 40%).

Distribuzione

Studi sul ratto mostrano che in seguito alla somministrazione endovenosa di 1 mg/kg l’alendronato, inizialmente distribuito nei tessuti molli, viene rapidamente ridistribuito a livello osseo o escreto nelle urine. Nell’uomo il volume medio di distribuzione allo stato di equilibrio, esclusivo dell’osso, è almeno di 28 litri. Le concentrazioni plasmatiche di farmaco in seguito a dosi orali terapeutiche sono troppo basse per essere rilevate (<5 ng/ml). Nell’uomo il legame con le proteine plasmatiche è di circa il 78%.

Biotrasformazione

Sia nell’uomo che nell’animale non vi è evidenza che l’alendronato venga metabolizzato.

Eliminazione

In seguito ad una dose endovenosa di alendronato marcato con 14C, circa il 50% della radioattività è stata escreta nelle urine entro 72 ore e non è stata riscontrata radioattività, se non minima, nelle feci. Dopo somministrazione endovenosa di 10 mg la clearance renale dell’alendronato è stata 71 ml/min. Le concentrazioni plasmatiche si sono ridotte di oltre il 95% entro le 6 ore dopo la somministrazione endovenosa.

Nel ratto l’escrezione renale di alendronato non avviene mediante sistemi di trasporto degli acidi o delle basi e di conseguenza non si prevede che nell’uomo possa interferire a questo livello con l’escrezione di altri farmaci. Studi preclinici mostrano che il farmaco che non viene depositato nell’osso è rapidamente escreto con le urine. Non vi è evidenza nell’animale di saturazione dell’assorbimento a livello osseo dopo trattamento cronico con dosi endovenose cumulative fino a 35 mg/kg. Sebbene non siano disponibili informazioni cliniche, è probabile che, come nell’animale, l’eliminazione dell’alendronato per via renale sia ridotta in pazienti con funzione renale compromessa. Di conseguenza si potrebbe prevedere un maggiore accumulo di alendronato a livello osseo in pazienti con funzione renale compromessa (vedere sez.4.2).


05.3 Dati preclinici di sicurezza - Inizio Pagina

Tossicologia animale

La DL50 orale dell’alendronato in femmine di ratto e di topo è rispettivamente 552 mg/kg (3256 mg/m²) e 966 mg/kg (2898 mg/m²) (2760 e 4830 volte la dose raccomandata per il trattamento dell’osteoporosi in donne in età postmenopausale considerando un peso corporeo di 50 kg). Nei maschi questi valori sono leggermente più elevati: 626 e 1280 mg/kg rispettivamente. Nei cani non sono state letali dosi fino a 200 mg/kg (4000 mg/m²) (1000 volte la dose raccomandata per il trattamento dell’osteoporosi in donne in età postmenopausale considerando un peso corporeo di 50 kg).

Non è stata osservata nessuna evidenza di effetto cancerogeno in uno studio di 105 settimane su ratti che ricevevano dosi orali fino a 3,75 mg/kg/die e in uno studio di 92 settimane su topi che ricevevano dosi orali fino a 10 mg/kg/die.

L’alendronato non ha mostrato genotossicità nel test di mutagenesi microbica in vitro con o senza attivazione metabolica. Similmente, non è stata osservata alcuna evidenza di mutagenicità in un test di mutagenesi in vitro su cellule di mammifero, in un test di eluizione alcalina in vitro su epatociti di ratto e in un test di aberrazione cromosomica in vivo su topi a dosi endovenose fino a 25 mg/kg/die (75 mg/m²). In un test di aberrazione cromosomica in vitro su cellule di ovaio di criceto cinese, tuttavia, l’alendronato ha mostrato una lieve positività a concentrazioni superiori o uguali a 5 mM in presenza di citotossicità.

Questo dato non è di alcuna rilevanza in termini di sicurezza nell’uomo, dal momento che concentrazioni simili non sono raggiungibili in vivo alle dosi terapeutiche.

Inoltre, la chiara negatività dei risultati di 4 dei 5 studi di genotossicità, che includono gli studi più rilevanti per la valutazione del potenziale di cancerogenicità nell’uomo (il test di aberrazione cromosomica in vivo e il test di mutagenesi microbica) e la negatività degli studi di cancerogenicità in ratti e topi porta alla conclusione che con l’alendronato nell’uomo non ci sono evidenze di rischio di cancerogenicità e genotossicità.

Tossicità su Sviluppo e Riproduzione

L’alendronato non ha effetti sulla fertilità e la capacità riproduttiva (maschile e femminile) nei ratti fino a dosi orali di 5 mg/kg/die. L’unico effetto attribuito al farmaco osservato in questi studi è stato il parto distocico nei ratti, che è direttamente correlato all’ipocalcemia iatrogena. Questo effetto può essere prevenuto nei ratti con integratori di calcio. Inoltre, è stato dimostrato che 1,25 mg/kg/die è il livello di dosaggio con il quale chiaramente non si osserva alcun effetto. Negli studi tossicologici sullo sviluppo non si sono verificati effetti indesiderati in ratti e conigli fino a dosi di 25 mg/kg/die e 35 mg/kg/die rispettivamente.


06.0 INFORMAZIONI FARMACEUTICHE - Inizio Pagina

06.1 Eccipienti - Inizio Pagina

Cellulosa microcristallina, lattosio anidro, croscarmellosa sodica, magnesio stearato, cera carnauba.


06.2 Incompatibilità - Inizio Pagina

Nessuna particolare.


06.3 Periodo di validità - Inizio Pagina

A confezionamento integro: 2 anni.


06.4 Speciali precauzioni per la conservazione - Inizio Pagina

Non ci sono speciali precauzioni per la conservazione.


06.5 Natura e contenuto della confezione - Inizio Pagina

Le compresse sono contenute in un blister in PVC opaco e alluminio.

GENALEN 10 mg compresse: confezione da 14 compresse.


06.6 Istruzioni per l'uso e la manipolazione - Inizio Pagina

Nessuna istruzione particolare.


07.0 TITOLARE DELL'AUTORIZZAZIONE ALL'IMMISSIONE IN COMMERCIO - Inizio Pagina

ISTITUTO GENTILI S.p.A.

Via G. Fabbroni, 6 - 00191 Roma


08.0 NUMERI DELLE AUTORIZZAZIONI ALL'IMMISSIONE IN COMMERCIO - Inizio Pagina

GENALEN 10 mg compresse - 14 compresse AIC n. 034172015


09.0 DATA DELLA PRIMA AUTORIZZAZIONE/RINNOVO DELL'AUTORIZZAZIONE - Inizio Pagina

Luglio 2003.


10.0 DATA DI REVISIONE DEL TESTO - Inizio Pagina

Aprile 2010