Ramipril Actavis
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INDICE

01.0 DENOMINAZIONE DEL MEDICINALE
02.0 COMPOSIZIONE QUALITATIVA E QUANTITATIVA
03.0 FORMA FARMACEUTICA
04.0 INFORMAZIONI CLINICHE
04.1 Indicazioni terapeutiche
04.2 Posologia e modo di somministrazione
04.3 Controindicazioni
04.4 Speciali avvertenze e precauzioni per l'uso
04.5 Interazioni
04.6 Gravidanza e allattamento
04.7 Effetti sulla capacità di guidare veicoli e sull'uso di macchine
04.8 Effetti indesiderati
04.9 Sovradosaggio
05.0 PROPRIETÀ FARMACOLOGICHE
05.1 Proprietà farmacodinamiche
05.2 Proprietà farmacocinetiche
05.3 Dati preclinici di sicurezza
06.0 INFORMAZIONI FARMACEUTICHE
06.1 Eccipienti
06.2 Incompatibilità
06.3 Periodo di validità
06.4 Speciali precauzioni per la conservazione
06.5 Natura e contenuto della confezione
06.6 Istruzioni per l'uso e la manipolazione
07.0 TITOLARE DELL'AUTORIZZAZIONE ALL'IMMISSIONE IN COMMERCIO
08.0 NUMERI DELLE AUTORIZZAZIONI ALL'IMMISSIONE IN COMMERCIO
09.0 DATA DELLA PRIMA AUTORIZZAZIONE/RINNOVO DELL'AUTORIZZAZIONE
10.0 DATA DI REVISIONE DEL TESTO

 

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01.0 DENOMINAZIONE DEL MEDICINALE -Inizio Pagina

RAMIPRIL ACTAVIS


02.0 COMPOSIZIONE QUALITATIVA E QUANTITATIVA - Inizio Pagina

1,25 mg

Una compressa contiene: ramipril 1,25 mg.

Eccipienti: Lattosio monoidrato 79,5 mg.

2,5 mg

Una compressa contiene: ramipril 2,5 mg.

Eccipienti: Lattosio monoidrato 155,0 mg.

5 mg

Una compressa contiene: ramipril 5 mg.

Eccipienti: Lattosio monoidrato 94,0 mg.

10 mg

Una compressa contiene: ramipril 10 mg.

Eccipienti: Lattosio monoidrato 193,2 mg.

Per una completa lista degli eccipienti, vedere il paragrafo 6.1.


03.0 FORMA FARMACEUTICA - Inizio Pagina

Compresse.

1,25 mg: compresse non rivestite, a forma di capsula, piatte 8,0 mm x 4,0 mm, di colore da bianco a biancastro.

2,5 mg: compresse di colore giallo,  non rivestite, a forma di capsula, piatte 10,0 mm x 5,0 mm, con linea di frattura su di un lato e sul fianco, con impresso “R2”.

5 mg: compresse di colore rosa , non rivestite, a forma di capsula, piatte 8,8 mm x 4,4 mm, con linea di frattura su di un lato e sul fianco, con impresso “R3”.

10 mg: compresse, non rivestite, di colore bianco-biancastro a forma di capsula, piatte, 11,0 mm x 5,5 mm,con linea di frattura su di un lato e sul fianco, con impresso “R4”.


04.0 INFORMAZIONI CLINICHE - Inizio Pagina

04.1 Indicazioni terapeutiche - Inizio Pagina

Ipertensione essenziale lieve o moderata.



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04.2 Posologia e modo di somministrazione - Inizio Pagina

Adulti

La dose iniziale raccomandata per pazienti che non siano in trattamento con diuretici e che non soffrano di insufficienza cardiaca congestizia è: da 1,25 mg a 2,5 mg di ramipril una volta al giorno.

Se necessario, la dose può essere aumentata gradualmente, ad intervalli di 2 o 3 settimane. Una dose di 1,25 mg porterà ad una risposta terapeutica soltanto in pochi pazienti.

Dose di mantenimento

La normale dose di mantenimento è da 2,5 mg a 5 mg al giorno. La dose massima giornaliera è di 10 mg. Se la risposta del paziente non dovesse essere soddisfacente con una dose giornaliera da 5 mg a 10 mg, si raccomanda un’adeguata associazione con altri anti-ipertensivi, come un diuretico risparmiatore di potassio o un calcio-antagonista.

Ipotensione sintomatica

È stata osservata ipotensione sistematica a seguito del trattamento con ACE-inibitori in pazienti ipertesi e contemporaneamente sofferenti di insufficienza cardiaca congestizia, con o senza concomitante insufficienza renale. In questo gruppo di pazienti il trattamento dovrebbe essere iniziato con una dose di 1,25 mg durante il ricovero ospedaliero e sotto frequente controllo medico.

Regolazione del dosaggio nella ridotta funzionalità renale

Nei pazienti con funzionalità renale moderatamente ridotta (clearance della creatinina inferiore a 60 ml/min), il dosaggio è di 1,25 mg di ramipril la mattina. Di regola la dose di mantenimento è di 2,5 mg di ramipril al giorno. Il dosaggio giornaliero massimo di 5 mg di ramipril non dovrebbe essere superato.

Regolazione del dosaggio nella ridotta funzionalità epatica

Per i pazienti con ridotta funzionalità epatica vedere il paragrafo 4.4.

Per ridurre il rischio di ipotensione sintomatica in pazienti in terapia con alti dosaggi di diuretici, il dosaggio del diuretico deve essere ridotto prima del trattamento con il ramipril, in alterativa dovrebbe essere presa in considerazione l’interruzione della somministrazione del diuretico per almeno 2 o 3 giorni (a seconda della durata dell’effetto del diuretico). Nei pazienti in terapia diuretica il normale dosaggio iniziale è di 1,25 mg.

Si raccomanda di considerare un dosaggio iniziale ridotto di 1,25 mg nei pazienti il cui equilibrio idrosalino non sia adeguatamente ricostituito, in caso di grave ipertensione così come nei pazienti in cui una reazione ipotensiva possa costituire un rischio specifico (ad esempio stenosi dei vasi sanguigni coronarici o dei vasi sanguigni che irrorano il cervello).

Anziani

Nei pazienti anziani si raccomanda di prestare attenzione all’uso concomitante di diuretici per insufficienza cardiaca congestizia o ridotta funzionalità renale o epatica.

Il dosaggio dovrebbe essere regolato in conformità alla necessità di controllo della pressione arteriosa.

Bambini

RAMIPRIL ACTAVIS non è raccomandato per la somministrazione nei bambini per mancanza di dati sulla sicurezza e l’efficacia.

Le compresse vanno deglutite con sufficiente quantità di liquido. L’assunzione di cibo non influisce in maniera significativa sull’assorbimento del ramipril. Le compresse possono essere assunte indifferentemente dopo o tra i pasti.


04.3 Controindicazioni - Inizio Pagina

RAMIPRIL ACTAVIS non deve essere utilizzato in caso di:

· pazienti con ipersensibilità verso il ramipril o verso altri ACE-inibitori o verso uno qualunque degli eccipienti;

· pazienti con precedenti di angioedema;

· pazienti con angioedema ereditario o idiopatico;

· pazienti al secondo o terzo mese di gravidanza;

· pazienti con stenosi arteriosa renale emodinamicamente rilevante (bilaterale o unilaterale nei pazienti con un solo rene funzionante);

· pazienti ipotesi o emodinamicamente instabili;

· pazienti con stenosi rilevante della valvola aortica o mitralica emodinamicamente rilevante o con ostruzione circolatoria.


04.4 Speciali avvertenze e precauzioni per l'uso - Inizio Pagina

Ipotensione sintomatica

L’ipotensione sintomatica si osserva raramente nei pazienti ipertesi senza complicazioni. Nei pazienti ipertesi trattati con il ramipril, è più facile che si verifichi ipotensione se nel paziente si è verificata una deplezione del volume, causata ad esempio da terapia diuretica, da restrizione del sale nella dieta, dialisi, vomito, diarrea, o se presenta una grave ipertensione renina-dipendente (vedere paragrafi 4.5 e 4.8). L’ipotensione sintomatica è stata osservata in pazienti con insufficienza cardiaca, con o senza insufficienza renale associata. Questo può verificarsi più facilmente nei pazienti con un più grave grado di insufficienza cardiaca come conseguenza dell’utilizzo di dosaggi elevati di diuretici dell’ansa, iponatriemia o ridotta funzionalità renale.

Nei pazienti a rischio più elevato di ipotensione sintomatica, l’inizio della terapia e l’aggiustamento del dosaggio , devono avvenire sotto stretto controllo medico. Simili considerazioni sono applicabili ai pazienti con malattie ischemico-cardiache o cerebrovascolari, nei quali un calo eccessivo della pressione arteriosa potrebbe provocare un infarto del miocardio o un accidente cerebrovascolare.

Una risposta ipotensiva transitoria non è una controindicazione ad ulteriori dosi, che solitamente possono essere somministrate senza alcuna difficoltà, una volta che la pressione arteriosa sia aumentata a seguito dell’espansione del volume.

In alcuni pazienti con insufficienza cardiaca che presentano una pressione arteriosa normale o bassa, si può verificare un ulteriore abbassamento della pressione arteriosa sistemica con l’uso di ramipril. Questo effetto è previsto e normalmente non è una ragione per interrompere la terapia.

Se l’ipotensione diventa sintomatica, potrebbe essere necessario ridurre la dose o interrompere il ramipril.

Agrunolocitosi e depressione del midollo osseo

Nei pazienti trattati con ACE-inibitori si è osservato raramente agranulocitosi e depressione del midollo osseo, nonché riduzione degli eritrociti, dell’emoglobina e del numero dei trombociti.

Questo fenomeno è più frequente nei pazienti con ridotta funzionalità renale, specialmente se soffrono di collagenopatie. Occorre monitorare regolarmente il livello leucocitario e la proteinuria nei pazienti con collagenopatie (ad esempio lupus eritematoso e sclerodermia), specialmente associato a ridotta funzionalità renale e concomitante terapia con corticosteroidi e antimetaboliti. I pazienti in terapia con allopurinolo, immunosoppressori e altre sostanze che possono alterare il quadro ematico, hanno una maggiore probabilità di ulteriori alterazioni del quadro ematico.

Ipotensione nell’infarto del miocardio acuto

La terapia con il ramipril non deve essere iniziata nei pazienti con infarto del miocardio acuto che sono a rischio di un ulteriore deterioramento emodinamico grave dopo il trattamento con un vasodilatatore. Questi sono pazienti con pressionearteriosa sistolica ≤100 mm Hg o quelli in shock cardiogenico. Nei primi 3 giorni dopo un infarto, la dose deve essere ridotta se la pressione arteriosa sistolica è ≤120 mmHg. La dose di mantenimento deve essere diminuita a 5 mg o temporaneamente a 2,5 mg se la pressione arteriosa sistolica è ≤100 mg Hg. Se l’ipotensione persiste (pressione arteriosa sistolica <90 mm Hg per più di 1 ora) il ramipril deve essere sospeso.

Stenosi valvolare aortica e mitralica/cardiomiopatia ipertrofica:

Come con altri ACE-inibitori, il ramipril deve essere somministrato con prudenza ai pazienti con stenosi valvolare mitralica e ostruzione nel deflusso del ventricolo sinistro, come nella stenosi aortica o nella cardiomiopatia ipertrofica.

In casi emodinamicamente rilevanti il ramipril non deve essere somministrato.

Ridotta funzionalità renale

La valutazione clinica dei pazienti deve includere una stima della funzionalità renale prima e durante la terapia. Nei casi di ridotta funzionalità renale (clearance della creatinina < 0,83 ml/sec (50 ml/min), si raccomanda di regolare la dose iniziale in relazione alla clearance della creatinina del paziente (vedere paragrafo 4.2 “Regolazione del dosaggio nella ridotta funzionalità renale”) e poi in relazione alla risposta del paziente alla terapia. Il monitoraggio periodico del potassio e della creatinina è una prassi medica comune per questi pazienti. Se identificata subito, tale ridotta funzionalità renale è reversibile non appena si interrompe la terapia.

In alcuni pazienti ipertesi senza evidenti precedenti di malattia renale si potrebbero verificare degli aumenti trascurabili e solitamente dell’uremia e della creatinina sierica con la somministrazione del ramipril, particolarmente se associato a un diuretico. In questi casi potrebbe essere necessario ridurre il dosaggio del ramipril e/o sospendere il diuretico.

Insufficienza cardiaca

Nei pazienti con insufficienza cardiaca, l’ipotensione seguente l’inizio della terapia con ACE-inibitori può compromettere ulteriormente la funzionalità renale. In questo caso è stata segnalata un’insufficienza renale acuta che solitamente è reversibile. Se identificata subito, tale ridotta funzionalità renale è reversibile non appena si interrompe la terapia.

Stenosi arteriosa renale

In alcuni pazienti con stenosi arteriosa renale bilaterale o stenosi unilaterale in pazienti con rene unico, che sono stati in terapia con ACE-inibitori, si è osservato un aumento dell’uremia e della creatinina sierica, che solitamente è reversibile non appena si interrompe il trattamento. È più probabile che ciò si verifichi nei pazienti con insufficienza renale. Se è presente anche ipertensione renovascolare, c’è un rischio maggiore di ipotensione e insufficienza renale grave. In questi pazienti la terapia deve essere iniziata sotto stretto controllo medico, a basse dosi ed effettuando un accurato aggiustamento del dosaggio. Il prodotto è controindicato in pazienti con stenosi arteriosa renale emodinamicamente rilevante (bilaterale o unilaterale nei pazienti con un solo rene funzionante), vedere paragrafo 4.3 Controindicazioni.

Poiché la terapia diuretica può contribuire ai problemi su menzionati, questi farmaci devono essere sospesi e la funzione renale deve essere monitorata durante le prime settimane del trattamento con il ramipril.

Infarto acuto del miocardio

Nell’infarto del miocardio acuto, non si deve intraprendere la terapia con il ramipril nei pazienti con evidente disfunzione renale, definita come una concentrazione della creatinina sierica ≥177 micromol/l e/o proteinuria ≥500 mg/24 ore. Se la disfunzione renale si sviluppa durante la terapia con il ramipril (concentrazione della creatinina sierica >265 micromol/l o raddoppiamento del valore prima della terapia) allora il medico dovrebbe valutare la sospensione del ramipril.

Iperaldosteronismo primario

I pazienti affetti da iperaldosteronismo primario solitamente non rispondono agli antiipertensivi che agiscono attraverso linibizione del sistema renina-angiotensina.

Trapianto renale

Non ci sono dati sulla somministrazione del ramipril ai pazienti sottoposti di recente a trapianto renale. Il trattamento con il ramipril non è raccomandato.

Desensibilizzazione

Durante l’emodialisi o l’emofiltrazione è stata segnalata una reazione anafilattica di ipersensibilità, con pericolo per la vita del paziente, che a volte può dar luogo a shock anafilattico, (ad esempio con le membrane di poliacrilonitrile come la AN69): Reazioni analoghe sono state osservate nell’aferesi delle lipoproteine a bassa densità (LDL) e la terapia di desensibilizzazione.

Reazioni anafilattoidi si sono verificate nei pazienti trattati con ACE-inibitori durante la terapia di desensibilizzazione (ad esempio veleno di imenotteri). Negli stessi pazienti queste reazioni erano state evitate con la sospensione temporanea degli ACE-inibitori, ma erano ricomparse in caso di involontaria risomministrazione dell’ACE-inibitore.

Ipersensibilità/angioedema

La comparsa di angioedema durante la terapia con ACE-inibitori necessita l’immediata sospensione del farmaco. Nei pazienti trattati con ACE-inibitori è stato segnalato angioedema che coinvolge testa, estremità, labbra, lingua, glottide e/o laringe.

Il trattamento acuto dell’angioedema con pericolo di vita per il paziente comprende la somministrazione immediata di adrenalina (sottocutanea o iniezione endovenosa lenta) con concomitante monitoraggio dell’ECG e della pressione arteriosa. Il paziente deve essere ricoverato in ospedale e tenuto sotto osservazione per un minimo di 12-24 ore e deve essere dimesso soltanto quando tutti i sintomi sono scomparsi.

Molto raramente sono stati segnalati esiti mortali dovuti a angioedema associato ad edema laringeo o edema linguale. L’edema con coinvolgimento della lingua, glottide o laringe può comportare l’ostruzione delle vie respiratorie, specialmente nei pazienti con precedenti di chirurgia delle vie respiratorie. Questi casi necessitano di immediate misure di emergenza. Queste possono comprendere la somministrazione di adrenalina e/o il mantenimento della pervietà delle vie respiratorie. Il paziente deve essere tenuto sotto stretto controllo medico fino a completa e duratura risoluzione dei sintomi.

Gli ACE-inibitori provocano una maggiore incidenza di angioedema nei pazienti di razza nera rispetto a quelli di altre razze.

I pazienti con precedenti di angioedema non collegati alla terapia con ACE-inibitori potrebbero essere più a rischio di angioedema mentre sono sottoposti a terapia con ACE-inibitori (vedere paragrafo 4.3).

Angioedema intestinale

L’angioedema intestinale è stato segnalato nei pazienti durante la terapia con ACE-inibitori. Questi pazienti presentano dolore addominale (con o senza nausea e vomito); in alcuni casi si è manifestato anche angioedema del viso. I sintomi dell’angioedema intestinale sono scomparsi dopo la sospensione della terapia con ACE-inibitori.

Pazienti con iperstimolazione del sistema renina-angiotensina

Occorre particolare cautela nel trattamento dei pazienti con iperstimolazione del sistema renina-angiotensina. Questi pazienti sono a rischio di un calo pronunciato e acuto della pressione arteriosa e di un peggioramento della funzionalità renale dovuto alla inibizione dell’ACE, specialmente quando un ACE-inibitore o un diuretico concomitante sono somministrati per la prima volta o se ne viene aumentato per la prima volta il loro dosaggio. Le dosi iniziali e gli iniziali aumenti della dose devono essere accompagnati da un monitoraggio accurato della pressione arteriosa fino a quando non si prevede più un ulteriore abbassamento acuto della pressione arteriosa.

Si può prevedere un’attivazione significativa del sistema renina angiotensina, ad esempio:

- nei pazienti con ipertensione grave o in particolare con ipertensione maligna. La fase iniziale del trattamento richiede particolare supervisione medica;

- nei pazienti con insufficienza cardiaca, particolarmente se grave o se trattati con altre sostanze con potenziale azione antiipertensiva. Con un’insufficienza cardiaca grave la fase iniziale del trattamento richiede un’attenta supervisione medica;

- nei pazienti pretrattati con diuretici. Se la sospensione del trattamento o la riduzione del dosaggio non è possibile, la fase iniziale del trattamento richiede un’attenta supervisione medica;

- nei pazienti con deplezione idro-salina, o in quelli in cui quest’ultima possa verificarsi (come conseguenza di insufficiente ingestione di liquido o sale o, ad esempio, in seguito a diarrea, vomito o eccessiva sudorazione nei casi in cui la reintegrazione del liquido o dei sale non sia sufficiente).

In genere, si raccomanda di correggere la disidratazione, l’ipovolemia e la carenza di sale prima dell’inizio della terapia.

Malattie epatiche

Nei pazienti con una ridotta funzionalità del fegato, la risposta al trattamento con il ramipril può essere sia aumentata che ridotta. Inoltre il sistema renina-angiotensina potrebbe attivarsi in maniera significativa in pazienti con gravi cirrosi epatiche con edema e/o ascite. Occorre perciò particolare cautela nel trattamento di questi pazienti.

Insufficienza epatica

Raramente gli ACE-inibitori sono stati associati alla sindrome che esordisce con l’itterizia colestatica e progredisce fino alla cirrosi epatica fulminante, (talora) fatale. Il meccanismo di questa sindrome non è conosciuto. I pazienti in terapia con ACE-inibitori che sviluppano l’itterizia o un incremento elevato degli enzimi epatici devono sospendere la terapia con l’ACE-inibitore e devono ricevere adeguato controllo medico.

I pazienti con ridotta funzionalità epatica potrebbero avere problemi nel formare il metabolita attivo ramiprilato. Non ci sono ancora sufficienti esperienze per dare delle raccomandazioni definitive sul dosaggio.

Pazienti a maggior rischio di marcata riduzione della pressione arteriosa

Stretto controllo medico è necessario nella fase iniziale del trattamento dei pazienti a maggior rischio di eccessivo abbassamento della pressione arteriosa (ad esempio i pazienti con stenosi emodinamicamente rilevante delle arterie coronariche o dei vasi sanguigni che alimentano il cervello).

Razza

Come altri ACE-inibitori, il ramipril potrebbe essere meno efficace nel ridurre la pressione arteriosa nei pazienti di razza nera rispetto a quelli di altre razze, forsea causa di una maggior prevalenza di condizioni di casi con ridotti livelli di renina nella popolazione ipertesa nera.

Tosse

È stata segnalata la comparsa di tosse durante la terapia con ACE-inibitori. Caratteristicamente, la tosse è non produttiva, persistente e si risolve dopo la sospensione della terapia. Si dovrebbe considerare la tosse provocata da ACE-inibitori come parte della diagnosi differenziale della tosse.

Chirurgia/Anestesia

Nei pazienti sottoposti ad intervento di chirurgia maggiore o durante l’anestesia con sostanze che provocano l’ipotensione, il ramipril può bloccare la formazione dell’angiotensina II conseguente al rilascio compensativo della renina. Se si presenta l’ipotensione e si considera come il risultato di questo meccanismo, essa può essere corretta aumentando il volume.

Iperkaliemia

Sono stati osservati incrementi del potassio sierico in alcuni pazienti trattati con ACE-inibitori. Tra i pazienti a rischio di sviluppare iperkaliemia ci sono quelli con insufficienza renale, diabete mellito, o quelli che contemporaneamente assumono diuretici risparmiatori di potassio, supplementi di potassio o sostituti del sale da cucina a base di potassio, o quei pazienti che assumono altri farmaci associati ad un aumento di potassio sierico (ad esempio, eparina). Se l’uso concomitante delle sostanze summenzionate è considerato opportuno, si raccomanda di monitorare regolarmente il potassio sierico (vedere paragrafo 4.5).

Pazienti diabetici

Nei pazienti diabetici trattati con agenti orali antidiabetiche o con insulina, si raccomanda di monitorare attentamente i livelli di glucosio ematico durante il primo mese di terapia con ACE-inibitore (vedere paragrafo 4.5.).

Litio

L’associazione con il litio non deve essere fatta (vedere paragrafo 4.5).

Anziani

Un numero limitato di pazienti anziani potrebbe rispondere più intensamente alla terapia con ACE-inibitori. Si raccomanda pertanto di monitorare la funzionalità renale all’inizio del trattamento.

Bambini

Si consiglia di non usare il ramipril nei bambini poiché non è stato studiato adeguatamente in questo gruppo di pazienti.

RAMIPRIL ACTAVIS contiene lattosio monoidrato. I pazienti con rari problemi ereditari di intolleranza al lattosio, carenza da Lapp lattasi o malassorbimento di glucosio-galattosio, non devono assumere questo medicinale.


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04.5 Interazioni - Inizio Pagina

Quando il ramipril è somministrato contemporaneamente ad altri farmaci o sostanze, devono essere prese in considerazione le seguenti interazioni.

Si raccomanda di non usare contemporaneamente ai seguenti prodotti:

Emodialisi e emofiltrazione con membrane a flusso elevato, vedere paragrafo 4.4 “Desensibilizzazione”.

Diuretici risparmiatori di potassio o integratori di potassio: si può prevedere un effetto additivo sull’aumento del potassio. Il trattamento concomitante con diuretici risparmiatori di potassio o sali di potassio richiede un attento monitoraggio del potassio sierico.

Si raccomanda di prendere alcune precauzioni e regolare il dosaggio in caso di assunzione concomitante dei seguenti prodotti:

Antidepressivi triciclici/antipsicotici/anestetici/narcotici/diuretici: antiipertensivi (ad esempio diuretici) e altre sostanze con potenziale azione antiipertensiva (ad esempio: nitrati, antidepressivi triciclici, anestetici) possono causare un’ulteriore diminuzione della pressione arteriosa (per i diuretici vedere anche i paragrafi 4.4, 4.8 e 4.2). Si raccomanda un regolare monitoraggio durante il trattamento concomitante con diuretici. Si può ridurre l’effetto ipotensivo con la sospensione della terapia diuretica, con l’aumento del volume o con l’assunzione di sale, o incominciando il trattamento con basse dosi di ramipril.

Simpaticomimetici vasopressori, nitroglicerina e nitrati: l’assunzione contemporanea di nitroglicerina e di altri nitrati o altri vasodilatatori può incrementare gli effetti ipotensivi degli ACE-inibitori.

Allopurinolo, immunosoppressori, corticosteroidi, procainamide, citostatici ed altresostanze che possono alterare il quadro emati: maggiore probabilità di reazioni ematiche (vedere paragrafo 4.4).

Litio: durante la somministrazione contemporanea di litio e ACE-inibitori sono stati osservati aumenti reversibili delle concentrazioni di litio sierico e della sua tossicità. La somministrazione contemporanea di diuretici tiazidici può aumentare il rischio di tossicità da litio e incrementare il rischio già presente di tossicità da litio dovuto agli ACE-inibitori. Si raccomanda di non somministrare contemporaneamente il litio e il ramipril, ma se l’associazione è necessaria, occorre monitorare attentamente i livelli sierici del litio (vedere paragrafo 4.4).

Farmaci antiinfiammatori non steroidei (FANS): la somministrazione cronica dei FANS può ridurre l’effetto antiipertensivo degli ACE-inibitori. I FANS e gli ACE-inibitori hanno un effetto additivo sull’aumento delpotassio sierico, e possono provocare un deterioramento della funzionalità renale. Solitamente questi effetti sono reversibili. L’insufficienza renale acuta può manifestarsi raramente, specialmente nei pazienti con ridotta funzionalità renale, come gli anziani o i pazienti disidratati. Il legame alle proteine è approssimativamente del 73% per il ramipril e del 56% per il ramiprilato.

Antidiabetici: gli ACE-inibitori possono ridurre la resistenza all’insulina. In casi isolati una tale riduzione può provocare reazioni ipoglicemiche nei pazienti trattati contemporaneamente con antidiabetici. Si raccomanda pertanto di misurare frequentemente il livello di glucosio nel sangue nella fase iniziale del trattamento concomitante.

Trimetoprim: la somministrazione contemporanea di ACE-inibitori e trimetoprim aumenta il rischio di iperkaliemia.

Alcool: il ramipril può amplificare l’effetto dell’alcool.

Cloruro di sodio: un aumento nell’assunzione del sale può attenuare l’effetto ipotensivo del ramipril.

Terapia di desensibilizzazione: la probabilità e la gravità delle reazioni anafilattiche ed anafilattoidi al veleno di insetti aumenta in presenza di ACE-inibizione.


04.6 Gravidanza e allattamento - Inizio Pagina

Gravidanza

Il ramipril non dovrebbe essere somministrato alle donne incinte. Non è noto se l’esposizione limitata soltanto al primo trimestre possa danneggiare il feto.

Il ramipril non è raccomandato durante il primo trimestre di gravidanza.Quando la gravidanza è pianificata o confermata, occorre passare ad una terapia sostitutiva il prima possibile.

Il ramipril è controindicato nel secondo e terzo trimestre di gravidanza (vedere paragrafo 4.3). In caso di utilizzo durante il secondo e terzo trimestre di gravidanza, gli ACE-inibitori possono danneggiare il feto o provocarne la morte.

Quando la gravidanza è confermata, la terapia con ramipril deve essere interrotta perché l’esposizione della madre agli ACE-inibitori nel periodo medio o terminale della gravidanza è stata associata a oligoidramnios ed ipotensione neonatale con anuria o insufficienza renale.

In caso di esposizione al ramipril durante il secondo e terzo trimestre di gravidanza, si raccomanda di effettuare un controllo ecografico della funzionalità renale e del cranio.

I neonati le cui madri hanno assunto ACE-inibitori durante gravidanza devono essere osservati attentamente per ipotensione, oliguria e iperkaliemia. Il ramipril passa attraverso la placenta ed è stato rimosso dal circolo neonatale mediante dialisi peritoneale con qualche beneficio clinico e, in teoria, può essere rimosso con la trasfusione di scambio.

Allattamento

Non è noto se il ramipril sia escreto nel latte materno. Il ramipril è escreto nel latte dei topi da laboratorio.

L’assunzione del ramipril è sconsigliata nelle donne che allattano al seno.


04.7 Effetti sulla capacità di guidare veicoli e sull'uso di macchine - Inizio Pagina

Nessuna indicazione.

RAMIPRIL ACTAVIS presenta effetti poco rilevanti o trascurabili sulla capacità di guidare e di utilizzare macchinari (ad esempio, alcuni sintomi della riduzione della pressione arteriosa come stordimento e capogiri)

Ciò può verificarsi più facilmente all’inizio del trattamento, nel cambiamento da altre sostanze e durante l’assunzione concomitante di alcool.


04.8 Effetti indesiderati - Inizio Pagina

I seguenti effetti indesiderati sono stati rilevati durante il trattamento con ramipril ed altri ACE inibitori con le seguenti frequenze: molto comune (>1/10), comune (>1/100, <1/10), non comune >1/1.000, <1/100), raro >1/10.000, <1/1.000), molto rara (<1/10.000) inclusi casi isolati.

Patologie del sistema emolinfopoietico

Raro: riduzione dell’emoglobina e dell’ematocrito.

Molto raro: depressione del midollo osseo, anemia, trombocitopenia, leucopenia, agranulocitosi (vedere paragrafo 4.4), anemia emolitica, linfoadenopatia, disordini autoimmuni.

È più probabile che questi cambiamenti si verifichino nei pazienti con insufficienza renale e nei pazienti affetti da vasculite, come ad esempio lupus eritematoso e sclerodermia, e nella somministrazione concomitante di altri medicinali che possono anche alterare il quadro ematico (vedere paragrafo 4.5 e 4.4).

Disturbi del metabolismo e della nutrizione

Molto raro: ipoglicemia.

Disturbi psichiatrici:

Non comune: alterazioni dell’umore.

Raro: confusione mentale.

Patologie del sistema nervoso

Comune: capogiri, cefalea

Non comune: parestesia, vertigini, alterazioni dell’olfatto e del gusto, disturbi del sonno.

Patologie cardiache

Non comune: infarto del miocardio o accidenti cerebrovascolari che possono essere secondari all’eccessiva ipotensione nei pazienti a rischio elevato (vedere paragrafo 4.4), palpitazione, tachicardia.

Patologie vascolari

Comune: effetti ortostatici (incluso ipotensione).

Non comune: fenomeno di Raynaud.

Patologie respiratorie, toraciche e mediastiniche

Comune: tosse.

Non comune: rinite, dispnea.

Molto raro: broncospasmo, sinusite, alveolite allergica/polmonite eosinofila.

Patologie gastrointestinali

Comune: diarrea, vomito.

Non comune: nausea, dolori addominali e indigestione, anoressia.

Raro: secchezza della bocca.

Molto raro: pancreatite, epatite (sia epatocellulare, che colestatica), ittero, edema angioneurotico intestinale, cirrosi biliare.

Patologie della cute e del tessuto sottocutaneo

Non comune: eruzioni cutanee, prurito.

Raro: ipersensibilità/edema angioneurotico: edema angioneurotico del viso, delle estremità, delle labbra, della lingua, della glottide e/o laringe (vedere paragrafo 4.4), orticaria, alopecia, psoriasi.

Molto raro: diaforesi, pemfigo, necrolisi epidermica tossica, sindrome di Stevens-Johnson, eritema multiforme.

È stato segnalato un complesso di sintomi che può includere uno o più dei seguenti sintomi: febbre, vasculite, mialgia, artralgia/artrite, aumento della titolazione ANA, VES elevata, eosinofilia e leucocitosi, eruzione cutanea, fotosensibilità o altre manifestazioni dermatologiche.

Patologie renali ed urinarie

Comune: ridotta funzionalità renale.

Raro: uremia, insufficienza renale acuta.

Molto raro: oliguria/anuria.

Patologie dell’apparato riproduttivo e della mammella

Non comune: impotenza.

Raro: ginecomastia.

Patologie sistemiche e condizioni relative alla sede di somministrazione

Non comune: affaticamento, astenia.

Investigazioni

Non comune: aumento dell’uremia, aumento della creatinina sierica, aumento degli enzimi epatici, iperkaliemia.

Raro: aumento della bilirubina sierica, iponatriemia.


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04.9 Sovradosaggio - Inizio Pagina

Sintomi

In caso di sovradosaggio può verificarsi eccessiva vasodilatazione periferica (con marcata ipotensione, shock), bradicardia, alterazione elettrolitica, e insufficienza renale.

Trattamento

Immediata detossificazione mediante, ad esempio, lavanda gastrica, somministrazione di adsorbenti, solfato di sodio (possibilmente entro i primi 30 minuti). In caso di ipotensione, si deve valutare la somministrazione di agonisti α1-adrenergici (ad esempio norepinefrina, dopamina) e angiotensina II (angiotensinamide) in aggiunta all’infusione di liquidi e sali.

Non è stata studiata l’efficacia della diuresi forzata, il cambiamento del pH urinario, l’emofiltrazione o la dialisi per indurre l’eliminazione del ramipril o del ramiprilato.

Se si considera la possibilità di dialisi o emofiltrazione, fare anche riferimento al paragrafo “Controindicazioni”.


05.0 PROPRIETÀ FARMACOLOGICHE - Inizio Pagina

05.1 Proprietà farmacodinamiche - Inizio Pagina

Gruppo farmacoterapeutico: ACE-inibitori, semplici; codice ATC: C09A A05

Il ramipril è un profarmaco, che dopo l’assorbimento attraverso il tratto gastrointestinale, è idrolizzato nel fegato per formare l’inibitore attivo dell’enzima di conversione dell’angiotensina (ACE, il ramiprilato, che è un potente e durevole ACE-inibitore.

Il ramipril provoca un aumento dell’attività della renina plasmatica e una riduzione delle concentrazioni plasmatiche dell’angiotensina II e dell’aldosterone. Gli effetti emodinamici degli ACE-inibitori sono dovuti alla riduzione della dilatazione dei vasi periferici indotta dall’angiotensina II e alla riduzione della resistenza vascolare.

Ci sono prove che indicano come l’ACE presente nei tessuti, in particolare nel sistema  vascolare, piuttosto che l’ACE circolante, sia il fattore primario che produce gli effetti emodinamici.

L’ACE è identico alla chinasi II, uno degli enzimi responsabili della degradazione della bradichinina. Quando il ramipril è somministrato a pazienti ipertesi esso provoca un calo della pressione arteriosa sia nella posizione verticale che in quella supina.

L’effetto di abbassamento della pressione arteriosa si manifesta entro 1-2 ore dopo l’assunzione e l’effetto maggiore si osserva 3-6 ore dopo la somministrazione di ramipril e persiste per almeno 24 ore dopo la somministrazione di dosaggi normali.


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05.2 Proprietà farmacocinetiche - Inizio Pagina

In seguito alla somministrazione orale, il ramipril è assorbito rapidamente dal tratto gastrointestinale; entro un’ora si raggiunge il picco delle concentrazioni plasmatiche. Il picco delle concentrazioni plasmatiche del metabolita attivo, ramiprilato, si raggiunge entro 2 - 4 ore.

Le concentrazioni plasmatiche del ramiprilato diminuiscono in modo polifasico. L’emivita effettivo del ramiprilato, dopo somministrazioni multiple di ramipril una volta al giorno, è 13 - 17 ore per dosi di 5 - 10 mg di ramipril e decisamente più lunga per le dosi più basse, 1,25 - 2,5 mg di ramipril. Questa differenza è dovuta alla lunga fase terminale della curva tempo/concentrazione del ramiprilato osservata a concentrazioni plasmatiche molto basse. Questa fase terminale è indipendente della dose, indicando così una capacità saturabile dell’enzima di legare il ramiprilato. Le concentrazioni plasmatiche del ramiprilato allo “steady-state” , dopo somministrazione una volta al giorno delle dosi normali di ramipril, si ottengono all’incirca al quarto giorno di trattamento.

Il ramipril è quasi interamente metabolizzato ed escreto attraverso i reni. Oltre al metabolita attivo ramiprilato, sono stati identificati altri metaboliti inattivi, fra cui l’estere dichetopiperazina, l’acido dichetopiperazina e i loro coniugati.


05.3 Dati preclinici di sicurezza - Inizio Pagina

Gli ACE-inibitori come classe hanno dimostrato di essere fetotossici (causano danni e/o morte del feto) quando somministrati durante il secondo o terzo trimestre di gravidanza.

Negli studi sugli animali il ramipril ha mostrato di avere effetti correlati alla sua classe farmacologica, ad esempio alti dosaggi causano degenerazione renale tubolare. Non è stato riscontrato alcun effetto teratogeno. Nei topi e nei conigli la fetotossicità può essere indotta in dall’effetto farmacologico del medicinale. Il ramipril non presenta effetti mutageni e studi sulla cancerogenicità non hanno rilevato alcun effetto negativo.

Studi di tossicologia riproduttiva su topi, conigli e scimmie non hanno rivelato alcuna proprietà teratogena. La fertilità non è stata compromessa né nei topi maschi, né in quelli femmina. La somministrazione di ramipril ai topi femmina durante il periodo di gestazione e di allattamento ha causato danni ai reni (dilatazione della pelvi renale) nella prole, con dosaggi giornalieri ≥50 mg/kg di peso corporeo.


06.0 INFORMAZIONI FARMACEUTICHE - Inizio Pagina

06.1 Eccipienti - Inizio Pagina

• Sodio idrogeno carbonato.

• Lattosio monoidrato.

• Croscarmellosa sodica.

• Amido pregelatinizzato.

• Sodio stearilfumarato.

• Ferro ossido giallo (soltanto nelle compresse da 2,5 e 5 mg).

• Ferro ossido rosso (soltanto nelle compresse da 5 mg).


06.2 Incompatibilità - Inizio Pagina

Non pertinente.


06.3 Periodo di validità - Inizio Pagina

1,25 mg: 24 mesi.

2,5 mg: 24 mesi.

5 mg: 24 mesi.

10 mg: 24 mesi.


06.4 Speciali precauzioni per la conservazione - Inizio Pagina

Non conservare a temperature superiori ai 25°C.


06.5 Natura e contenuto della confezione - Inizio Pagina

Blister (alluminio/alluminio).

Confezioni da: 10, 14, 20, 28, 30, 42, 50, 98 e 100 compresse.

È possibile che non tutte le confezioni siano commercializzate.


06.6 Istruzioni per l'uso e la manipolazione - Inizio Pagina

Nessuna istruzione particolare.

Il medicinale non utilizzato ed i rifiuti derivati da tale medicinale devono essere smaltiti in conformità alla normativa locale vigente.


07.0 TITOLARE DELL'AUTORIZZAZIONE ALL'IMMISSIONE IN COMMERCIO - Inizio Pagina

Actavis Group Ptc Ehf, Reykjavikurvegi 76-78, Hafnarjördur- Islanda


08.0 NUMERI DELLE AUTORIZZAZIONI ALL'IMMISSIONE IN COMMERCIO - Inizio Pagina

“2,5 mg compresse” 28 compresse in blister al/al - A.I.C. n. 037782226/M

“5 mg compresse” 14 compresse in blister al/al - A.I.C. n. 037782380/M

“10 mg compresse” 28 compresse in blister al/al - A.I.C. n. 037782582/M


09.0 DATA DELLA PRIMA AUTORIZZAZIONE/RINNOVO DELL'AUTORIZZAZIONE - Inizio Pagina

Determinazione n. 713 del 18.12.2007 - G.U. Supplemento Ordinario n. 302 del 31.12.2007


10.0 DATA DI REVISIONE DEL TESTO - Inizio Pagina

Dicembre 2007