Trilafon Enantato
Condividi


CERCA FARMACI O MALATTIE O SINTOMI
  www.carloanibaldi.com
 

INDICE

01.0 DENOMINAZIONE DEL MEDICINALE
02.0 COMPOSIZIONE QUALITATIVA E QUANTITATIVA
03.0 FORMA FARMACEUTICA
04.0 INFORMAZIONI CLINICHE
04.1 Indicazioni terapeutiche
04.2 Posologia e modo di somministrazione
04.3 Controindicazioni
04.4 Speciali avvertenze e precauzioni per l'uso
04.5 Interazioni
04.6 Gravidanza e allattamento
04.7 Effetti sulla capacità di guidare veicoli e sull'uso di macchine
04.8 Effetti indesiderati
04.9 Sovradosaggio
05.0 PROPRIETÀ FARMACOLOGICHE
05.1 Proprietà farmacodinamiche
05.2 Proprietà farmacocinetiche
05.3 Dati preclinici di sicurezza
06.0 INFORMAZIONI FARMACEUTICHE
06.1 Eccipienti
06.2 Incompatibilità
06.3 Periodo di validità
06.4 Speciali precauzioni per la conservazione
06.5 Natura e contenuto della confezione
06.6 Istruzioni per l'uso e la manipolazione
07.0 TITOLARE DELL'AUTORIZZAZIONE ALL'IMMISSIONE IN COMMERCIO
08.0 NUMERI DELLE AUTORIZZAZIONI ALL'IMMISSIONE IN COMMERCIO
09.0 DATA DELLA PRIMA AUTORIZZAZIONE/RINNOVO DELL'AUTORIZZAZIONE
10.0 DATA DI REVISIONE DEL TESTO

 

Pubblicità

 

 

01.0 DENOMINAZIONE DEL MEDICINALE -Inizio Pagina

TRILAFON ENANTATO


02.0 COMPOSIZIONE QUALITATIVA E QUANTITATIVA - Inizio Pagina

1 fiala contiene:

principio attivo: perfenazina enantato 100 mg.

Per l’elenco completo degli eccipienti, vedere paragrafo 6.1


03.0 FORMA FARMACEUTICA - Inizio Pagina

Soluzione iniettabile.


04.0 INFORMAZIONI CLINICHE - Inizio Pagina

04.1 Indicazioni terapeutiche - Inizio Pagina

Il Trilafon enantato è particolarmente indicato nel trattamento delle psicosi croniche associate o meno a manifestazioni deliranti o allucinatorie, comprese le schizofrenie, gli stati maniacali, le psicosi paranoidi e le sindromi da lesione cerebrale cronica. Il preparato è indicato anche nella terapia di alcuni disordini della personalità caratterizzati da agitazione, ostilità ed altre turbe del comportamento. Nel trattamento delle forme psicotiche il Trilafon enantato esplica un’azione stabilizzante a livello dell’omeostasi emotiva, attenuando l’agitazione psicomotoria e l’ansia psicotica; il paziente diviene così più cooperante e più disponibile ad essere sottoposto alle varie terapie.

Il Trilafon enantato migliora le condizioni di convivenza e di socializzazione nelle comunità sia ospedaliere che extra-murarie e favorisce il reinserimento dei pazienti nell’ambito sociale. Il Trilafon enantato è utile inoltre nella terapia di mantenimento dei pazienti (ospedalizzati o no) che non sono in grado per la natura del loro disturbo psichico di attuare in modo corretto e costante un trattamento per via orale.



Pubblicità

 


04.2 Posologia e modo di somministrazione - Inizio Pagina

Il Trilafon enantato è particolarmente indicato per la terapia di mantenimento delle forme sopra descritte. La frequenza delle somministrazioni deve essere adattata individualmente secondo la gravità della malattia ed i risultati osservati. Il Trilafon enantato, come ogni soluzione oleosa, dovrà essere iniettato profondamente utilizzando una siringa con ago asciutto di diametro idoneo. La presenza di umidità può intorbidire la soluzione senza che ciò peraltro modifichi l’attività e la tollerabilità del preparato.

Il Trilafon enantato non deve essere somministrato per via endovenosa.

La necessità di continuare il trattamento deve essere rivalutata periodicamente.


04.3 Controindicazioni - Inizio Pagina

Ipersensibilità al principio attivo o ad uno qualsiasi degli eccipienti: stati comatosi specie quelli causati da sostanze ad azione depressiva sul sistema nervoso centrale (alcool, barbiturici, oppiacei, etc.); pazienti con sospetto o riconosciuto danno cerebrale sottocorticale; gravi stati di depressione, discrasie ematiche; affezioni epatiche. La sicurezza d’impiego del prodotto nei soggetti di età inferiore a 12 anni non è stata stabilita, per cui l’uso nei bambini non è raccomandato.

Primo trimestre di gravidanza e durante l’allattamento.


04.4 Speciali avvertenze e precauzioni per l'uso - Inizio Pagina

Per le sue proprietà farmacologiche il prodotto deve essere usato con cautela negli anziani, nei soggetti portatori di affezioni cardiovascolari, feocromocitoma, malattie polmonari acute e croniche, affezioni renali, glaucoma, ipertrofia prostatica ed altre malattie stenosanti dell’apparato digerente ed urinario.

In caso di ipotensione non utilizzare epinefrina che può determinare un ulteriore abbassamento della pressione arteriosa.

L’effetto antiemetico dei fenotiazinici può mascherare i segni di iperdosaggio di altri farmaci o può rendere più difficile la diagnosi di concomitanti affezioni specie del tratto digerente o del sistema nervoso centrale come l’ostruzione intestinale, i tumori cerebrali, la sindrome di Reye. Per questo motivo tali sostanze debbono essere usate con prudenza in associazione ad antiblastici che a dosi tossiche possono provocare vomito.

Quando impiegato come antiemetico il prodotto deve essere usato in gravidanza solo nei casi di sintomatologia conclamata per la quale non sia possibile un intervento e non nei frequenti e semplici casi di emesi gravidica e tanto meno con fini preventivi di essa.

Poiché il trattamento con perfenazina determina un aumento del livello plasmatico della prolattina, i prodotti contenenti fenotiazine devono essere usati con cautela nelle donne con neoplasia mammaria.

Durante la terapia, specie se prolungata o ad alte dosi, bisogna tenere sempre presente l’evenienza degli effetti collaterali a carico del sistema nervoso centrale, del fegato, del midollo osseo, dell’occhio e dell’apparato cardiovascolare ed è quindi necessario eseguire periodici controlli clinici e di laboratorio. Poichè il rischio di discinesie persistenti tardive è stato correlato con la durata della terapia, il trattamento cronico con neurolettici deve essere riservato a quei pazienti con affezioni che rispondono al farmaco e per i quali non è possibile una appropriata terapia alternativa. Le dosi e la durata del trattamento dovrebbero essere quelle minime per ottenere una soddisfacente risposta clinica.

Gli effetti sulla crasi ematica debbono essere particolarmente seguiti tra la quarta e la dodicesima settimana.

L’esordio di una discrasia può essere tuttavia improvviso e quindi la comparsa di manifestazioni infiammatorie a carico della bocca e delle prime vie aeree deve essere seguita immediatamente da opportuni controlli ematologici.

In generale le fenotiazine non producono dipendenza psichica. Tuttavia a seguito di brusca interruzione possono comparire nausea, vomito, vertigini, tremori, irrequietezza motoria.

Speciale attenzione va posta nei pazienti con depressione psichica, ovvero durante la fase maniacale delle psicosi cicliche, per la possibilità di un rapido cambiamento del tono dell’umore verso la depressione.

Le fenotiazine aumentano lo stato di rigidità muscolare in individui affetti dal morbo di Parkinson o forme simili o da altri disturbi motori; esse possono inoltre abbassare la soglia convulsiva e facilitare la comparsa di crisi epilettiche.

In corso di trattamento con farmaci antipsicotici è stato riportato un complesso di sintomi, potenzialmente fatale, denominato sindrome neurolettica maligna. Manifestazioni cliniche di tale sindrome sono: iperpiressia, rigidità muscolare, acinesia, disturbi vegetativi (irregolarità del polso e della pressione arteriosa, sudorazione, tachicardia, aritmie); alterazioni dello stato di coscienza che possono progredire fino allo stupore o al coma. Il trattamento della s.n.m. consiste nel sospendere immediatamente la somministrazione dei farmaci antipsicotici e di altri farmaci non essenziali e nell’istituire una terapia sintomatica intensiva (particolare cura deve essere posta nel ridurre l’ipertermia e nel correggere la disidratazione).

Qualora venisse ritenuta indispensabile la ripresa del trattamento con antipsicotici, il paziente deve essere attentamente monitorato.

I pazienti in trattamento con fenotiazine debbono evitare l’eccessiva esposizione alla luce solare ricorrendo, se necessario, all’uso di speciali creme protettive.

Usare con cautela in soggetti esposti a temperature troppo alte o troppo basse in quanto le fenotiazine possono compromettere gli ordinari meccanismi di termoregolazione.

L’associazione con altri psicofarmaci richiede speciale cautela e vigilanza per evitare inattesi, indesiderati effetti di interazione. Evitare una terapia concomitante con altri neurolettici.

Durante la fase post-operatoria in pochi pazienti in trattamento con fenotiazine si è verificata aspirazione di vomito. Anche se non è stata stabilita una relazione causale, questa possibile evenienza deve essere tenuta in considerazione durante la gestione post-operatoria.

Deve essere evitato l’uso di alcool, in quanto potrebbe potenziare gli effetti del farmaco, compresa ipotensione. Il rischio di suicidio ed il pericolo di sovradosaggio può aumentare nei pazienti che fanno abuso di alcool.

Poiché le fenotiazine influiscono su molte funzioni organiche, il loro uso sicuro ed efficace richiede un pretrattamento e periodici test di laboratorio, soprattutto durante trattamenti ad alte dosi o prolungati. Periodicamente devono essere controllati la conta dei globuli rossi e la funzionalità epatica e renale. Se c’è il sospetto che il farmaco induca effetti cardiovascolari, deve essere fatto un elettrocardiogramma. Usare con cautela nei pazienti con malattie cardiovascolari o con storia familiare di prolungamento QT. Se compaiono anomalie nei test di funzionalità epatica o renale, il trattamento con fenotiazine deve essere interrotto.

Pazienti potenzialmente suicidi non devono avere accesso a grandi quantità di Trilafon enantato.

In studi clinici randomizzati versus placebo condotti in una popolazione di pazienti con demenza trattati con alcuni antipsicotici atipici è stato osservato un aumento di circa tre volte del rischio di eventi cerebrovascolari. Il meccanismo di tale aumento del rischio non è noto. Non può essere escluso un aumento del rischio per altri antipsicotici o in altre popolazioni di pazienti. Trilafon enantato deve essere usato con cautela in pazienti con fattori di rischio per stroke.

Casi di tromboembolismo venoso (TEV) sono stati riportati con farmaci antipsicotici. Poichè pazienti in trattamento con antipsicotici spesso presentano fattori di rischio acquisiti per il TEV, tutti i possibili fattori di rischio per il TEV devono essere identificati prima e durante il trattamento con “Trilafon enantato” e devono essere intraprese opportune misure preventive.

Aumento della mortalità in pazienti anziani con demenza

Dati derivanti da due grandi studi osservazionali hanno mostrato che pazienti anziani con demenza trattati con antipsicotici hanno un lieve aumento del rischio di morte rispetto ai pazienti non trattati. Tuttavia, i dati disponibili non sono sufficienti per poter fornire una stima precisa della dimensione del rischio. La causa dell’aumentato rischio non è nota.

“Trilafon enantato” non è autorizzato per il trattamento di disturbi comportamentali correlati a demenza.


Links sponsorizzati

 

04.5 Interazioni - Inizio Pagina

Interazioni medicamentose

Tenuto conto delle loro proprietà fondamentali, le fenotiazine possono variamente interferire con numerosi gruppi di farmaci.

Tra questi:

Sostanze che deprimono il sistema nervoso centrale: barbiturici, ansiolitici, anestetici, antistaminici, meperidina ed altri analgesici oppiacei. In caso di associazione usare cautela per evitare sovradosaggio e controllare accuratamente il paziente per evitare un’eccessiva sedazione o depressione centrale.

Anticonvulsivanti: per il noto effetto delle fenotiazine sulla soglia convulsiva, nei soggetti epilettici può rendersi necessario un aggiustamento della terapia specifica. Il rispettivo dosaggio dei farmaci in caso di associazione deve essere accuratamente determinato essendo possibile, tra l’altro, che le fenotiazine riducano il metabolismo della fenilidantoina, accentuandone la tossicità, e che i barbiturici, al pari di altri induttori enzimatici a livello microsomiale, possano accentuare il metabolismo delle fenotiazine. Occorre usare cautela in caso di somministrazione concomitante di perfenazina e fenitoina.

Gli antipsicotici possono provocare un aumento o una diminuzione dei livelli sierici di fenitoina.

Litio: raramente l’associazione con fenotiazine ha determinato un’encefalopatia acuta.

Antiipertensivi: tenuto conto degli effetti delle fenotiazine sul sistema nervoso autonomo e sulla pressione, l’interazione con farmaci usati nella terapia dell’ipertensione può essere variabile. In particolare le fenotiazine possono antagonizzare gli effetti della guanetidina e farmaci simili. Questa interazione può essere meno grave con la perfenazina che con altre fenotiazine. Se è noto l’antagonismo con guanetidina, può essere opportuno aumentare la dose di guanetidina o sostituirla con un altro farmaco antiipertensivo. D’altro canto, l’uso concomitante di fenotiazine con metildopa e beta-bloccanti, utilizzati nell’ipertensione, può potenziare l’effetto ipotensivo, per cui le fenotiazine devono essere somministrate con cautela nei pazienti in trattamento con questi farmaci per evitare eccessiva ipotensione.

Anticolinergici: l’associazione di fenotiazine e farmaci parasimpaticolitici richiede cautela in quanto può favorire la comparsa di caratteristici effetti collaterali.

Farmaci ad attività leucopenizzante: le fenotiazine non debbono essere associate a fenilbutazone, derivati tiouracilici ed altri farmaci potenzialmente mielotossici per l’effetto sinergico depressivo sulla crasi ematica.

Metrizamide: tale sostanza aumenta il rischio di convulsioni da fenotiazine. È necessario quindi sospendere la terapia almeno 48 ore prima di un esame mielografico e la somministrazione non deve essere ripresa prima di 24 ore dall’esecuzione di questo.

Alcool: è sconsigliabile l’assunzione di alcool durante la terapia, in quanto può facilitare gli effetti collaterali centrali da fenotiazine.

Levodopa: gli effetti di tale sostanza sono specificamente antagonizzati dalle fenotiazine; per questo motivo le fenotiazine devono essere evitate o usate con cautela nei soggetti con morbo di Parkinson.

Interazioni con i test di laboratorio

I metaboliti urinari delle fenotiazine possono impartire una colorazione scura alle urine e dare risposte falsamente positive ai test dell’urobilinogeno, dell’amilasi, delle uroporfirine, dei porfobilinogeni e dell’acido 5-idrossi-indolacetico.

Poiché le fenotiazine possono causare una diminuzione della secrezione adrenocorticoide come conseguenza di un diminuito rilascio di corticotropina, la perfenazina può interferire con i test al metirapone di funzionalità ipotalamo-ipofisaria.

Nelle pazienti in trattamento con fenotiazine il test di gravidanza effettuato sulle urine può fornire risultati sia falsi positivi che falsi negativi.

I pazienti trattati con dosi terapeutiche di fenotiazine possono mostrare variazioni del tracciato elettrocardiografico, come allungamento dell’intervallo QT, accompagnato da estensione, riduzione e depressione dell’onda T. A dosaggi più alti può insorgere un abbassamento e un’inversione dell’onda T.

Quando i neurolettici sono somministrati in concomitanza con farmaci che prolungano il QT, il rischio di insorgenza di aritmie cardiache aumenta.

Non somministrare in concomitanza con farmaci che determinano alterazioni degli elettroliti.

Farmaci metabolizzati dal Citocromo P450 2D6

L’attività biochimica dell’isoenzima citocromo P450 2D6 (debrisochina idrossilasi) che metabolizza il farmaco è ridotta in un sottogruppo della popolazione caucasica (circa il 7-10% della popolazione caucasica è composta da soggetti detti “scarsi metabolizzatori”); non sono tuttavia disponibili stime affidabili sulla prevalenza della ridotta attività dell’isoenzima P450 2D6 nelle popolazioni asiatiche, africane e altre. Gli “scarsi metabolizzatori” presentano concentrazioni plasmatiche di antidepressivi triciclici (tricyclic antidepressants, TCA) più elevate di quanto atteso, dopo somministrazione di dosaggi usuali. A seconda della frazione del farmaco metabolizzata dal P450 2D6, l’aumento della concentrazione plasmatica può essere minimo o abbastanza elevato (pari a 8 volte l’aumento dell’AUC plasmatica dell’antidepressivo triciclico).

Inoltre, alcuni farmaci inibiscono l’attività di questo isoenzima e rendono i soggetti metabolizzatori normali simili agli scarsi metabolizzatori. Un individuo stabile ad un dato dosaggio di TCA può sviluppare una fortissima tossicità se viene sottoposto a terapia concomitante con uno di detti farmaci inibitori. I farmaci inibitori del citocromo P450 2D6 ne comprendono alcuni che non vengono metabolizzati dall’enzima (chinidina, cimetidina) e molti che sono dei substrati del P450 2D6 (molti altri antidepressivi, le fenotiazine e gli antiaritmici di tipo 1C propafenone e flecainide). Tutti gli inibitori selettivi del re-uptake della serotonina (SSRI), come la fluoxetina, la sertralina e la paroxetina, inibiscono il P450 2D6, ma l’ampiezza di tale inibizione può variare. La misura in cui le interazioni dei TCA con gli SSRI può porre problemi clinici dipende dal grado di inibizione e dalla farmacocinetica degli SSRI coinvolti. Ciononostante, occorre cautela nella somministrazione combinata di TCA e qualsiasi SSRI e anche nel passaggio da una categoria di farmaci all’altra. Particolarmente importante il fatto che debba trascorrere un tempo sufficiente prima di iniziare il trattamento con TCA in un paziente che abbia interrotto l’assunzione di fluoxetina: ciò a causa della lunga emivita del metabolita parente e attivo (possono essere necessarie almeno 5 settimane).

L’uso concomitante di antidepressivi triciclici e farmaci che possono inibire il citocromo P450 2D6 può richiedere dosi inferiori a quelle comunemente prescritte sia per gli antidepressivi triciclici che per gli altri farmaci. Inoltre, laddove uno di questi altri farmaci viene eliminato dalla combinazione terapeutica, potrà essere richiesta una dose maggiore di antidepressivo triciclico. È auspicabile monitorare i livelli plasmatici dei TCA quando questi vengono somministrati insieme ad un altro farmaco noto per essere un inibitore del P450 2D6.


04.6 Gravidanza e allattamento - Inizio Pagina

Non somministrare nel primo trimestre di gravidanza. Nell’ulteriore periodo il prodotto deve essere usato solo quando ritenuto essenziale e sempre sotto il diretto controllo del medico.

Poichè le fenotiazine vengono escrete rapidamentenel latte materno, deve essere presa la decisione se interrompere l’allattamento o il farmaco, tenendo in considerazione l’importanza della terapia per la madre.


04.7 Effetti sulla capacità di guidare veicoli e sull'uso di macchine - Inizio Pagina

Poichè i fenotiazinici inducono sedazione e sonnolenza, di ciò si deve tenere conto nei soggetti che conducono autoveicoli o altri macchinari o che svolgono lavori pericolosi.


04.8 Effetti indesiderati - Inizio Pagina

Gli effetti collaterali osservati con Trilafon Enantato sono stati lievi e transitori. Dopo trattamento con perfenazina per uso parenterale sono una rara evenienza capogiri o significativa ipotensione.

Non tutti gli eventi avversi riportati in seguito sono stati riferiti con l’uso di Trilafon Enantato; tuttavia, a causa delle analogie farmacologiche tra i vari derivati delle fenotiazine è necessario considerarli singolarmente. Con il gruppo delle piperazine (a cui appartiene la perfenazina) i sintomi più comuni sono quelli extrapiramidali mentre altri sono meno frequenti (ad esempio, sedazione, ittero, discrasia ematica, convulsioni ed effetti sul sistema nervoso autonomo).

Sistema nervoso centrale

Reazioni extrapiramidali - opistotono, trisma, torcicollo, torcicollo spastico, dolore e intorpidimento agli arti, irrequietezza motoria, crisi oculogire, iperriflessia, distonia, inclusi protrusione, alterazione del colore, dolore e arrotolamento della lingua, spasmo tonico dei muscoli masticatori, senso di costrizione alla gola, dizione confusa, disfagia, impossibilità a star seduti, discinesia, parkinsonismo e atassia. I sintomi extrapiramidali possono solitamente essere controllati con l’uso concomitante di agenti anti-parkinsoniani, quali benzatropina mesilato, e/o con la riduzione del dosaggio. Tuttavia, in alcuni casi le reazioni extrapiramidali possono persistere dopo l’interruzione del trattamento con perfenazina.

Discinesia persistente tardiva

Come con tutti gli agenti antipsicotici, la discinesia tardiva può comparire in alcuni pazienti in terapia a lungo termine ovvero può insorgere dopo l’interruzione del trattamento. Sebbene il rischio sembri maggiore negli anziani, specialmente nelle donne, trattati con alte dosi di farmaco, tale fenomeno può anche verificarsi in pazienti di ambo i sessi e nei bambini. I sintomi sono persistenti ed in alcuni pazienti sembrano irreversibili. Sebbene molto meno comunemente che con l’uso prolungato, questa sindrome può svilupparsi dopo periodi di trattamento relativamente brevi e a basse dosi. Qualora insorgessero questi sintomi, si suggerisce di interrompere il trattamento con tutti gli agenti antipsicotici. La sindrome potrebbe venire nascosta qualora fosse necessario istituire nuovamente il trattamento, aumentare il dosaggio o passare ad un altro agente antipsicotico. Lievi movimenti vermicolari della lingua possono essere un segno precoce della sindrome. Interrompendo il trattamento in questo momento, la sindrome completa potrebbe non svilupparsi.

Altri effetti sul sistema nervoso centrale

Edema cerebrale; anomalie delle proteine del fluido cerebrospinale; attacchi convulsivi, particolarmente in pazienti con anomalie dell’EEG o con storia di tali disturbi, e cefalea.

In pazienti trattati con farmaci neurolettici è stata segnalata sindrome neurolettica maligna (SNM). È una sindrome relativamente non comune, potenzialmente letale, caratterizzata da grave disfunzione extrapiramidale, accompagnata da rigidità ed eventualmente stupor o coma, ipertermia e disturbi autonomi, tra cui effetti cardiovascolari. Non esiste alcun trattamento specifico; la somministrazione del farmaco neurolettico dovrebbe essere interrotta immediatamente e si dovrebbe iniziare un trattamento di supporto intensivo idoneo. Se dopo la guarigione dalla SNM per il paziente è richiesto un trattamento con farmaci antipsicotici, è consigliabile un monitoraggio cautelativo, in quanto la SNM potrebbe ripresentarsi.

Può subentrare sonnolenza, soprattutto nel corso della prima o seconda settimana di trattamento; dopo di che,solitamente, tale disturbo scompare. Gli effetti ipnotici sembrano essere minimi, specialmente in pazienti cui è permesso rimanere attivi.

Eventi avversi a livello comportamentale

Aggravamento paradosso di sintomi psicotici, stati simil-catatonici, reazioni paranoiche, letargia, eccitamento paradosso, irrequietezza, iperattività, confusione notturna, sogni bizzarri e insonnia. Iperriflessia è stata riferita nel neonato quando una fenotiazina è stata somministrata nel corso della gravidanza.

Effetti del sistema autonomo

Occasionalmente secchezza delle fauci o salivazione, nausea, vomito, ritenzione gastrica, diarrea, anoressia, stipsi, stitichezza ostinata, fecaloma, ritenzione urinaria, frequente bisogno di urinare o incontinenza, paralisi della vescica, poliuria, congestione nasale, pallore, miosi, midriasi, visione offuscata, glaucoma, sudorazione, ipertensione, ipotensione e alterata frequenza del polso. Significativi effetti autonomi sono risultati poco frequenti in pazienti trattati con meno di 24 mg di perfenazina al giorno.

A seguito di terapia con fenotiazina può occasionalmente verificarsi ileo adinamico che, se grave, può causare complicanze e decesso. Ciò è particolarmente preoccupante nei pazienti psichiatrici che possono non richiedere spontaneamente di essere trattati per tale condizione.

Effetti allergici

Occasionalmente si possono verificare orticaria, eritema, eczema, dermatite esfoliativa, prurito, fotosensibilità, asma, febbre, reazioni anafilattoidi ed edema della laringe. Edema angioneurotico e dermatite da contatto sono stati riferiti nel personale infermieristico che ha somministrato le fenotiazine. In casi estremamente rari, l’idiosincrasia individuale ovvero l’ipersensibilità alle fenotiazine hanno causato edema cerebrale, collasso circolatorio e decesso.

Effetti endocrini

Lattazione, galattorrea, moderato ingrossamento mammario nelle donne e ginecomastia negli uomini dopo dosi elevate, disturbi del ciclo mestruale, amenorrea, alterazioni della libido, inibizione dell’eiaculazione, iperglicemia, ipoglicemia, glicosuria, sindrome della secrezione inappropriata dell’ormone antidiuretico (ADH).

Effetti cardiovascolari

Ipotensione posturale, tachicardia (specialmente con improvviso marcato aumento del dosaggio), bradicardia, arresto cardiaco, svenimento e capogiri. Talvolta l’effetto ipotensivo può provocare una condizione simile allo shock. Alterazioni non specifiche (effetto simil-chinidinico), solitamente reversibili, dell’ECG sono state osservate in alcuni pazienti sottoposti a trattamento con tranquillanti fenotiazinici.

I seguenti effetti indesiderati sono stati osservati con altri farmaci della stessa classe: casi rari di prolungamento del QT, aritmie ventricolari come torsione di punta, tachicardia ventricolare, fibrillazione ventricolare ed arresto cardiaco.

In pazienti sottoposti a trattamento con fenotiazine è stata occasionalmente riferita morte improvvisa. In alcuni casi, il decesso era dovuto apparentemente ad arresto cardiaco; in altri, la causa sembrava essere asfissia dovuta ad insufficienza del riflesso della tosse.

Sono stati riportati casi di tromboembolismo venoso, inclusi casi di embolia polmonare e di trombosi venosa profonda, con farmaci antipsicotici (frequenza non nota).

Effetti ematologici

Agranulocitosi, eosinofilia, leucopenia, anemia emolitica, porpora trombocitopenica e pancitopenia. La maggior parte dei casi di agranulocitosi sono avvenuti tra la quarta e la decima settimana di terapia.

Effetti epatici

Può insorgere danno epatico (stasi biliare). L’ittero - che compare solitamente tra la seconda e la quarta settimana di trattamento - è considerato come una reazione di ipersensibilità. L’incidenza è bassa. Il quadro clinico assomiglia a quello dell’epatite infettiva ma con le caratteristiche di laboratorio dell’ittero ostruttivo. È solitamente reversibile; tuttavia è stato riportato ittero cronico.

Altri effetti

Particolari fattori collegati alla terapia a lungo termine comprendono: pigmentazione cutanea, soprattutto nelle aree esposte; alterazioni oculari che consistono nel deposito di fine sostanza particellare nella cornea e nel cristallino e che, nei casi più gravi, arrivano a opacità del cristallino a forma stellare; cheratopatie epiteliali; alterazioni retiniche; retinopatia pigmentaria.

Sono stati osservati inoltre: edema periferico; effetto epinefrinico inverso; aumento della PBI non attribuibile ad un aumento della tirossina; gonfiore parotideo (raro); iperpiressia; sindrome simile al lupus eritematoso sistemico; aumento dell’appetito e del peso; polifagia; fotofobia; debolezza muscolare.


Links sponsorizzati

 

04.9 Sovradosaggio - Inizio Pagina

Il trattamento di emergenza deve essere istituito immediatamente ed il paziente deve essere ricoverato al più presto.

Occorre anche tener presente la possibilità che il paziente abbia contemporaneamente assunto alcool o altri farmaci.

Sintomi

Il surdosaggio di perfenazina coinvolge principalmente il sistema extrapiramidale.

La sintomatologia da surdosaggio è generalmente una esaltazione dei molteplici effetti farmacologici della perfenazina.

Può verificarsi progressiva depressione del S.N.C. da sonnolenza a stupore o coma con areflessia. Pazienti con intossicazione moderata o allo stadio iniziale possono accusare irrequietezza, confusione ed eccitamento. Altri sintomi comprendono ipotensione, tachicardia, ipotermia, miosi, tremori, contrazioni muscolari, spasmi, rigidità o ipotonia, convulsioni, difficoltà alla deglutizione e alla respirazione, cianosi e collasso respiratorio e/o vasomotorio, talora con apnea improvvisa.

Trattamento

Il trattamento è sintomatico e di sostegno.

Se il paziente è cosciente bisogna indurre il vomito anche se l’emesi si è già manifestata spontaneamente.

È da preferire lo stimolo farmacologico impiegando sciroppo di ipecacuana.

Però bisogna tener presente che l’ipecacuana ha una azione centrale in aggiunta a quella irritativa locale a livello gastrico, che può essere bloccata dall’effetto antiemetico della perfenazina. L’azione dell’ipecacuana viene facilitata dall’attività fisica e dalla contemporanea somministrazione di 240-360 ml di acqua. Se l’emesi non si manifestasse entro 15’ occorre ripetere la dose di ipecacuana. Prendere le dovute precauzioni per evitare l’aspirazione del vomito specialmente nei bambini e nei lattanti. Una volta provocato il vomito, il residuo di farmaco nello stomaco può essere assorbito da carbone attivato somministrato in sospensione acquosa. Nei casi in cui il vomito fosse controindicato o non si manifestasse, specialmente nei bambini, praticare lavanda gastrica con soluzione fisiologica salina.

Negli adulti può essere usata acqua corrente tuttavia bisogna rimuoverne quanta più possibile prima della successiva somministrazione. I purganti salini, richiamando acqua nell’intestino per osmosi, possono risultare utili in quanto con la loro azione diluiscono rapidamente il contenuto dell’intestino.

Provvedimenti standard (ossigeno, liquidi per via endovenosa, corticosteroidi) devono essere utilizzati per trattare lo shock circolatorio o l’acidosi metabolica.

Mantenere una buona ventilazione polmonare ed un’adeguata assunzione di liquidi e regolare la temperatura corporea.

Può insorgere ipotermia ma si può avere anche una grave ipertermia che deve essere prontamente ed adeguatamente trattata.

Eseguire un elettrocardiogramma e monitorare la funzionalità cardiaca per non meno di 5 giorni. Le aritmie cardiache possono essere trattate con neostigmina, piridostigmina o propranololo. Per l’insufficienza cardiaca può essere utile la digitale. Vasocostrittori quali norepinefrina e fenilefrina possono essere usati per trattare l’ipotensione, ma non deve essere usata l’epinefrina. Gli anticonvulsivanti, quali anestetici per inalazione, diazepam o paraldeide sono indicati per controllare le convulsioni. Non sono indicati invece i barbiturici di cui la perfenazina aumenta l’attività depressiva centrale, ma non l’azione anticonvulsivante. Poichè le fenotiazine abbassano la soglia delle convulsioni, non devono essere somministrati stimolanti ad azione centrale convulsivante quali picrotossina o pentetrazolo.

Se si riscontrasse una sintomatologia acuta di tipo parkinsoniano si possono somministrare benzatropina mesilato, triesifenidile o difenidramina. A seguito di sovradosaggio tossico il paziente può non risvegliarsi per 48 ore, nonostante le misure di sostegno o di attacco attuale. La dialisi non è di alcuna utilità.


05.0 PROPRIETÀ FARMACOLOGICHE - Inizio Pagina

05.1 Proprietà farmacodinamiche - Inizio Pagina

Categoria farmacoterapeutica: Antipsicotici. Fenotiazine con struttura piperazinica

Codice ATC: N05AB03

La perfenazina agisce sul S.N.C. ed ha una potenza di azione nel comportamento degli animali e dell’uomo (antipsicotica) maggiore di altri derivati fenotiazinici a catena laterale non contenente piperazina.

La perfenazina agisce a livello centrale sui recettori dopaminergici inducendone un blocco postsinaptico, mentre a livello periferico esplica azione simpaticolitica.

Numerosi dati di fatto starebbero ad indicare che antipsicotici inibiscono nel cervello la neurotrasmissione dopaminergica a livello dei gangli basali e del sistema limbico.

Come altri antipsicotici la perfenazina aumenta la secrezione di prolattina ed esplica intensa azione antiemetica.


Links sponsorizzati

 

05.2 Proprietà farmacocinetiche - Inizio Pagina

La perfenazina è prontamente assorbita dopo somministrazione orale o parenterale, è fortemente lipofila come gli altri antipsicotici, che si legano abbondantemente alle membrane o alle proteine e si accumulano in cervello e polmoni ed entrano facilmente nella circolazione fetale.

La perfenazina ha un’emivita plasmatica di oltre 20 ore e viene metabolizzata in sede epatica e coniugata con acido glicuronico.

L’anziano, il feto ed il lattante hanno una diminuita capacità di metabolizzazione e di escrezione della perfenazina, i bambini tendono a metabolizzarla più degli adulti.

Gli effetti biologici di una dose persistono per almeno 24 ore e l’eliminazione è più lenta dai tessuti ad alto contenuto lipidico.


05.3 Dati preclinici di sicurezza - Inizio Pagina

Il valore della DL50 di perfenazina enantato somministrata sottocute era >1200 mg/kg nei ratti e circa 1150 mg/kg nelle cavie. Nei cani trattati per via intramuscolare la DL50 era >200 mg/kg.

La perfenazina, come la maggior parte dei neurolettici, a basse dosi riduce il comportamento esplorativo degli animali senza eliminarne le capacità discriminative e inibisce la nutrizione.

Ad alte dosi provoca una caratteristica immobilità catatonica degli animali, che mantengono le posizioni in cui vengono posti, anche se scomode, con aumento del tono muscolare e indifferenza alla maggior parte degli stimoli.


06.0 INFORMAZIONI FARMACEUTICHE - Inizio Pagina

06.1 Eccipienti - Inizio Pagina

Propile paraidrossibenzoato

Olio di sesamo.


06.2 Incompatibilità - Inizio Pagina

Non è stata riscontrata alcuna incompatibilità.


06.3 Periodo di validità - Inizio Pagina

2 anni.


06.4 Speciali precauzioni per la conservazione - Inizio Pagina

Non conservare a temperatura superiore ai 25°C. Tenere la fiala nell’imballaggio esterno per proteggere il medicinale dalla luce.


06.5 Natura e contenuto della confezione - Inizio Pagina

Trilafon Enantato 100 mg/1ml soluzione iniettabile per uso intramuscolare - 1 fiala da 1 ml


06.6 Istruzioni per l'uso e la manipolazione - Inizio Pagina

La somministrazione intramuscolare va praticata profondamente nelle masse muscolari.

Trilafon enantato non va usato per via endovenosa


07.0 TITOLARE DELL'AUTORIZZAZIONE ALL'IMMISSIONE IN COMMERCIO - Inizio Pagina

Schering-Plough S.p.A.

Via fratelli Cervi, snc

Centro Direzionale Milano Due

Palazzo Borromini - 20090 Segrate (MI)


08.0 NUMERI DELLE AUTORIZZAZIONI ALL'IMMISSIONE IN COMMERCIO - Inizio Pagina

AIC n. 024002014


09.0 DATA DELLA PRIMA AUTORIZZAZIONE/RINNOVO DELL'AUTORIZZAZIONE - Inizio Pagina

29 Giugno 1984/Giugno 2005


10.0 DATA DI REVISIONE DEL TESTO - Inizio Pagina

Determinazione AIFA del 25 Febbraio 2010