Venlafaxina Sandoz
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INDICE

01.0 DENOMINAZIONE DEL MEDICINALE
02.0 COMPOSIZIONE QUALITATIVA E QUANTITATIVA
03.0 FORMA FARMACEUTICA
04.0 INFORMAZIONI CLINICHE
04.1 Indicazioni terapeutiche
04.2 Posologia e modo di somministrazione
04.3 Controindicazioni
04.4 Speciali avvertenze e precauzioni per l'uso
04.5 Interazioni
04.6 Gravidanza e allattamento
04.7 Effetti sulla capacità di guidare veicoli e sull'uso di macchine
04.8 Effetti indesiderati
04.9 Sovradosaggio
05.0 PROPRIETÀ FARMACOLOGICHE
05.1 Proprietà farmacodinamiche
05.2 Proprietà farmacocinetiche
05.3 Dati preclinici di sicurezza
06.0 INFORMAZIONI FARMACEUTICHE
06.1 Eccipienti
06.2 Incompatibilità
06.3 Periodo di validità
06.4 Speciali precauzioni per la conservazione
06.5 Natura e contenuto della confezione
06.6 Istruzioni per l'uso e la manipolazione
07.0 TITOLARE DELL'AUTORIZZAZIONE ALL'IMMISSIONE IN COMMERCIO
08.0 NUMERI DELLE AUTORIZZAZIONI ALL'IMMISSIONE IN COMMERCIO
09.0 DATA DELLA PRIMA AUTORIZZAZIONE/RINNOVO DELL'AUTORIZZAZIONE
10.0 DATA DI REVISIONE DEL TESTO

 

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01.0 DENOMINAZIONE DEL MEDICINALE -Inizio Pagina

VENLAFAXINA SANDOZ


02.0 COMPOSIZIONE QUALITATIVA E QUANTITATIVA - Inizio Pagina

Venlafaxina Sandoz 75 mg capsule rigide a rilascio prolungato

Ogni capsula rigida a rilascio prolungato contiene venlafaxina 75 mg (come venlafaxina cloridrato).

Venlafaxina Sandoz 150 mg capsule rigide a rilascio prolungato

Ogni capsula rigida a rilascio prolungato contiene venlafaxina 150 mg (come venlafaxina cloridrato).

Per l’elenco complete degli eccipienti, vedere il paragrafo 6.1.


03.0 FORMA FARMACEUTICA - Inizio Pagina

Capsula rigida a rilascio prolungato.

Venlafaxina Sandoz 75 mg capsule rigide a rilascio prolungato

Capsula rigida di gelatina rosa chiaro contenente pellets bianco-biancastri.

Venlafaxina Sandoz 150 mg capsule rigide a rilascio prolungato

Capsula rigida di gelatina color marrone-rosso contenente pellets bianco-biancastri.


04.0 INFORMAZIONI CLINICHE - Inizio Pagina

04.1 Indicazioni terapeutiche - Inizio Pagina

Episodi depressivi maggiori.



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04.2 Posologia e modo di somministrazione - Inizio Pagina

Venlafaxina Sandoz, capsule rigide a rilascio prolungato deve essere assunto con il cibo. Le capsule devono essere inghiottite intere. Venlafaxina Sandoz, capsule rigide a rilascio prolungato, deve essere assunto una volta al giorno, circa alla stessa ora, al mattino o alla sera.

I pazienti attualmente in trattamento con compresse di venlafaxina a breve durata d’azione possono passare alla dose equivalente più vicina (mg/die) di Venlafaxina Sandoz, capsule rigide a rilascio prolungato. Nel passaggio può essere necessario un aggiustamento individuale del dosaggio.

Episodi depressivi maggiori

La dose efficace per il trattamento della depressione è compreso solitamente tra 75 mg e 225 mg. Il trattamento deve iniziare con 75 mg una volta al giorno. Un certo effetto sarà evidente dopo 2-4 settimane di terapia con dosi standard. Qualora la risposta clinica fosse insoddisfacente, la dose può essere aumentata a 150 mg, quindi ancora a 225 mg. I pazienti che non rispondono a questo dosaggio possono trarre beneficio da dosi più elevate, fino a 375 mg; tuttavia, l’esperienza con dosi elevate è tuttora limitata. In ogni caso, dosi elevate devono essere somministrate sotto stretta sorveglianza medica. Le dosi devono essere aumentate ad intervalli di circa 2 settimane o più, con un minimo di 4 giorni tra ogni incremento. Se dopo 2-4 settimane non si riscontrasse alcuna risposta al trattamento, non si trarrà alcun beneficio dalla continuazione del trattamento.

Trattamento di mantenimento/continuato/esteso

Generalmente si ritiene che episodi acuti di depressione maggiore richiedono 4-6 mesi di terapia farmacologica. In alcuni pazienti può rendersi necessario un trattamento più lungo (vedere il paragrafo 5.1).

Il medico dovrà rivalutare periodicamente per il singolo paziente l’utilità di un trattamento a lungo termine con Venlafaxina Sandoz, capsule rigide a rilascio prolungato.

Pazienti ad aumentato rischio di suicidio (vedere anche i paragrafi 4.4 e 4.9)

I pazienti con aumentati fattori di rischio di suicidio dovranno essere attentamente valutati per la presenza o l’aggravamento di comportamento suicida (vedere i paragrafi 4.4 e 4.9); si dovrà fornire loro un numero limitato di capsule al fine di ridurre il rischio di sovradosaggio. All’inizio del trattamento, in occasione di ciascun adeguamento del dosaggio e fino alla comparsa di un miglioramento, si dovrà considerare per questi pazienti una fornitura di medicinale per due settimane.

Interruzione del trattamento

È noto che con gli antidepressivi possono apparire sintomi da astinenza. Quindi, si raccomanda di interrompere il trattamento in modo graduale e sotto adeguata supervisione qualora il trattamento sia durato più di una settimana, per ridurre al minimo il rischio di comparsa di sintomi da astinenza. Per i pazienti che hanno assunto Venlafaxina Sandoz, capsule rigide a rilascio prolungato per più di 6 settimane si raccomanda una graduale riduzione del trattamento nel corso di un periodo di almeno 2 settimane. Negli studi clinici, tale riduzione graduale è stata effettuata riducendo la dose giornaliera di 75 mg ad intervalli di 1 settimana. Il tempo necessario per ridurre la dose può variare individualmente tra i pazienti, a seconda della dose assunta e della durata del trattamento. Qualora comparissero sintomi inaccettabili dopo la riduzione della dose o dell’interruzione del trattamento, si dovrà prendere in considerazione il ritorno alla dose precedente. Di conseguenza, la dose potrà nuovamente essere abbassata con decrementi minori.

Popolazioni speciali di pazienti

Nei pazienti con funzione renale o epatica compromessa si raccomanda una riduzione della dose.

Il trattamento deve iniziare con compresse di venlafaxina a breve durata d’azione a fine di definire la dose adatta.

Compromissione renale

Nei pazienti con grave compromissione renale (clearance della creatinina <30 ml/min) o in pazienti sottoposti a emodialisi, la dose deve essere ridotta del 50%. Si consiglia cautela nella somministrazione di Venlafaxina Sandoz capsule rigide a rilascio prolungato a pazienti con compromissione renale da lieve a moderata (clearance della creatinina tra 30 e 80 ml/min) e si deve prendere in considerazione una riduzione della dose.

Compromissione epatica

Nei pazienti con compromissione epatica moderata, la dose complessiva giornaliera deve essere ridotta del 50%. La dose deve essere decisa su base individuale; in alcuni pazienti la dose può dover essere ridotta di più del 50%.

Non sono disponibili dati su pazienti con grave compromissione epatica, ma viene consigliata cautela e si deve considerare una riduzione della dose di oltre il 50%.

Si deve valutare il potenziale beneficio rispetto al rischio del trattamento di pazienti con compromissione epatica grave.

Pazienti anziani e pazienti con disturbi cardiovascolari/ipertensione

Nei pazienti anziani e in quelli con disturbi cardiovascolari/ipertensione si raccomanda di iniziare il trattamento con la minima dose efficace. Una volta individuata la dose, i pazienti devono essere attentamente monitorati qualora venisse richiesto un aumento della dose.

Bambini

La sicurezza e l’efficacia del farmaco non sono state definite nei bambini e negli adolescenti di età inferiore a 18 anni: quindi, l’uso di Venlafaxina Sandoz capsule rigide a rilascio prolungato in questo gruppo di pazienti non è consigliato (vedere il paragrafo 4.4).


04.3 Controindicazioni - Inizio Pagina

Ipersensibilità alla venlafaxina o a uno qualsiasi degli eccipienti.

Trattamento concomitante con inibitori delle monoaminoossidasi (MAOI). La venlafaxina non deve essere somministrata in associazione con un MAOI, o prima di 14 giorni dall’interruzione del trattamento con un MAOI. Prima di iniziare un trattamento con MAOI devono trascorrere almeno 7 giorni dall’interruzione della venlafaxina (vedere il paragrafo 4.5).

La venlafaxina non deve essere usata in pazienti con identificato rischio molto elevato di grave aritmia ventricolare (ad esempio nei pazienti con significativa disfunzione del ventricolo sinistro, classe NYHA III/IV) o con ipertensione non controllata (vedere il paragrafo 4.4).


04.4 Speciali avvertenze e precauzioni per l'uso - Inizio Pagina

Uso nei bambini e negli adolescenti al di sotto dei 18 anni

La venlafaxina non deve essere usata nel trattamento di bambini ed adolescenti al di sotto dei 18 anni. Comportamenti suicidi (tentativi di suicidio e ideazione suicida) e ostilità (principalmente aggressione, comportamento di opposizione e collera) sono stati osservati più frequentemente negli studi clinici su bambini ed adolescenti trattati con farmaci antidepressivi rispetto a placebo. Se, sulla base di una necessità clinica, si decida tuttavia il trattamento, il paziente deve essere attentamente monitorato in merito alla comparsa di sintomi suicidi. Inoltre, nei bambini e negli adolescenti mancano dati sulla sicurezza a lungo termine in relazione alla crescita, alla maturazione e allo sviluppo cognitivo e comportamentale.

Diabete

Nei pazienti affetti da diabete, il trattamento con SSRI/SNRI può influire sul controllo del glucosio. Potrebbe essere necessario aggiustare la dose dell’insulina e/o dei farmaci antidiabetici orali.

Sintomi da astinenza da interruzione del trattamento

Sebbene gli antidepressivi non provochino effettiva dipendenza, vari tipi di sintomi sono comuni dopo la brusca interruzione di un trattamento a lungo termine (vedere il paragrafo 4.8).

Il rischio di comparsa di sintomi da astinenza può essere influenzato da vari fattori, tra cui la durata del trattamento, la dose, nonché la velocità di riduzione della dose. Sono stati riferiti capogiri, disturbi sensoriali (inclusa parestesia), disturbi del sonno (inclusi insonnia e sogni vividi), agitazione o ansia, nausea e/o vomito, tremore, confusione, sudorazione, mal di testa, diarrea, palpitazioni, instabilità emozionale, irritabilità e disturbi della vista. Tali sintomi compaiono solitamente entro i primi giorni dall’interruzione del trattamento ma molto raramente tali sintomi sono stati riferiti in pazienti che avevano inavvertitamente omesso una dose del farmaco. Generalmente questi sintomi sono auto-limitanti e solitamente si risolvono entro 2 settimane, sebbene in alcuni individui possano prolungarsi nel tempo (2-3 mesi o più). Pertanto, quando il trattamento con venlafaxina non fosse più richiesto, si consiglia di interrompere la terapia riducendo gradualmente la dose (vedere paragrafi 4.2 e 4.8).

Suicidio/Pensieri suicidi o peggioramento clinico

La depressione è associata ad un aumentato rischio di pensieri suicidi, autolesionismo e suicidio (suicidio/eventi correlati). Tale rischio persiste fino a remissione significativa. Poiché è possibile che non subentri un miglioramento nel corso delle prime settimane di trattamento o più, i pazienti devono essere attentamente monitorati fino a comparsa di detto miglioramento. È esperienza clinica generale che il rischio di suicidio può aumentare nelle prime fasi della guarigione.

Anche altre condizioni psichiatriche per le quali viene prescritta la venlafaxina possono essere associate ad un aumentato rischio di eventi suicidi. Inoltre, queste condizioni possono essere in comorbidità con un disturbo depressivo maggiore. Nel trattamento di pazienti con altri disordini psichiatrici devono essere pertanto osservate le stesse precauzioni osservate nel trattamento di pazienti con disturbi depressivi maggiori.

Pazienti con anamnesi di eventi suicidi o quelli che presentano un significativo livello di ideazione suicida prima dell’inizio del trattamento, sono noti per essere a maggior rischio di pensieri suicidi o tentativi di suicidio;pertanto, devono essere attentamente monitorati nel corso del trattamento.

Una meta-analisi di studi clinici con farmaci antidepressivi controllati con placebo in pazienti adulti con disordini psichiatrici, ha dimostrato un maggior rischio di comportamento suicida con gli antidepressivi rispetto al placebo in pazienti di età inferiore ai 25 anni.

La terapia farmacologica deve essere associata ad una severa sorveglianza dei pazienti ed in particolare di quelli ad elevato rischio, soprattutto nelle prime fasi del trattamento e dopo modifiche della dose. I pazienti (e chi si prende cura di loro) devono essere avvertiti della necessità di controllare eventuali peggioramenti clinici, comportamento o pensieri suicidi e insoliti cambiamenti di comportamento, nonché di chiedere immediatamente consiglio al medico in caso di comparsa di questi sintomi.

Acatisia/irrequietezza psicomotoria

L’uso di SSRI/SNRI è stato associato con lo sviluppo di acatisia, caratterizzata da irrequietezza, soggettivamente spiacevole o stressante, e dalla necessità di muoversi spesso, accompagnata dall’incapacità di stare seduti o fermi. Accade con più probabilità nel corso delle prime settimane di trattamento. Nei pazienti che sviluppano tali sintomi, l’aumento della dose può essere dannoso.

Mania/ipomania sono state riferite in un piccolo numero di pazienti con instabilità emotiva sottoposti a trattamento con antidepressivi, inclusa la venlafaxina. Come altri antidepressivi, la venlafaxina deve essere usata con cautela in pazienti con anamnesi di mania.

Le crisi epilettiche sono molto rare. Speciale cautela è richiesta nel trattamento di pazienti con epilessia o sindrome cerebrale organica. Questi pazienti devono essere regolarmente controllati. Se necessario, consultare un neurologo.

Nei pazienti con cirrosi epatica e nei pazienti con compromissione renale moderata o grave, la clearance renale della venlafaxina e dei suoi metaboliti attivi è ridotta, con un prolungamento dell’emivita di eliminazione. Quindi può essere necessaria una dose inferiore ovvero un prolungamento dell’intervallo tra le somministrazioni. In questi pazienti prestare cautela nell’uso della venlafaxina e di altri antidepressivi.

Nell’esperienza post-marketing del medicinale si riscontrano pochissime segnalazioni di SIADH (sindrome della inappropriata secrezione dell’ormone antidiuretico) nei pazienti anziani trattati con la venlafaxina. Sebbene gli eventi riferiti siano avvenuti in modo concomitante con la somministrazione della venlafaxina, non è nota la relazione con il trattamento con la venlafaxina. Iponatriemia è stata riferita raramente in connessione con il trattamento con antidepressivi, inclusi i trattamenti con antidepressivi selettivi della serotonina. Si tratta solitamente di pazienti anziani e pazienti che ricevono diuretici nonché pazienti disidratati per qualche altra ragione. In relazione al trattamento con la venlafaxina, sono stati riferiti rari casi di iponatriemia, solitamente nei pazienti anziani; la situazione è migliorata dopo l’interruzione della terapia.

È necessaria cautela, nonché dei controlli regolari e attenti, nel corso della somministrazione della venlafaxina a pazienti anziani, specialmente in quelli sottoposti a trattamento diuretico o in quelli che per qualsiasi altro motivo presentano deplezione di volume.

Nei seguenti casi si richiede cautela nella somministrazione e controlli regolari dei pazienti:

- disturbi della minzione (ad esempio, ipertrofia prostatica, sebbene molto improbabile, poiché la venlafaxina svolge solo un lieve effetto anticolinergico);

- glaucoma ad angolo stretto, aumentata pressione intraoculare (la probabilità di insorgenza è piccola, dato che la venlafaxina ha solo un lieve effetto anticolinergico);

- pressione sanguigna bassa o alta;

- malattie cardiache, come disturbi di conduzione, angina pectoris e infarto miocardico recente, in presenza dei quali devono essere prese le normali precauzioni. Prestare cautela nella concomitante somministrazione di prodotti medicinali.

Malattie cardiovascolari, pressione sanguigna alta o bassa

Studi clinici hanno riportato comunemente aumenti di pressione correlati al trattamento, in particolare in pazienti che ricevevano dosi giornaliere superiori a 200 mg. Aumenti sostenuti della pressione sanguigna possono avere conseguenze avverse. Si raccomanda quindi di misurare la pressione sanguigna nei pazienti che ricevono la venlafaxina. Nei pazienti che nel corso di trattamento con venlafaxina presentano un sostenuto aumento della pressione sanguigna (ipertensione grave e non controllata) prendere in considerazione una riduzione della dose ovvero l’interruzione del trattamento. Possono verificarsi aumenti della frequenza cardiaca, particolarmente ad alte dosi. Prestare cautela nei pazienti le cui condizioni di base possono essere compromesse da aumenti della frequenza cardiaca.

Sono state osservate variazioni significative nel controllo della pressione sanguigna (ipertensione e ipotensione) nonché anomalie di conduzione cardiaca, soprattutto in pazienti anziani; è stata riferita una possibile correlazione tra la venlafaxina ed ischemia acuta del miocardio. Utilizzare quindi la venlafaxina con cautela nei pazienti con ischemia acuta del miocardio, malattia cerebrovascolare acuta o altra malattia cardiaca definita che possa aumentare il rischio di aritmia ventricolare.

Rilievi elettrocardiografici significativi sono stati riscontrati nello 0,8% dei pazienti trattati con la venlafaxina rispetto allo 0,7% dei pazienti trattati con placebo. Significative modificazioni di PR, QRS o intervalli QTc (QT corretto) sono state osservate raramente nei pazienti trattati con la venlafaxina negli studi clinici.

In studi clinici controllati vs placebo, un aumento clinicamente significativo nei livelli di colesterolo nel siero è stato osservato nel 5,3% dei pazienti che avevano ricevuto venlafaxina per almeno 3 mesi e nello 0% dei pazienti che avevano ricevuto placebo.

Nel corso del trattamento a lungo termine con la venlafaxina è necessario misurare i livelli di colesterolo nel siero. In caso di ipercolesterolemia, prendere in considerazione il passaggio ad un altro farmaco antidepressivo.

Nel trattamento della depressione bipolare sussiste il rischio che i pazienti passino a condizioni di mania, nel qual caso è necessario prendere in considerazione l’interruzione del trattamento. Manca esperienza nel trattamento di pazienti affetti da schizofrenia.

I pazienti che assumono la venlafaxina possono essere a maggior rischio di sanguinamento della cute o delle membrane mucose. La venlafaxina deve essere usata con cautela nei pazienti con tendenza a tale tipo di sanguinamento.

In caso di comparsa di eruzioni cutanee, orticaria o altre reazioni allergiche di qualsiasi tipo, interrompere il trattamento con la venlafaxina.


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04.5 Interazioni - Inizio Pagina

Inibitori delle monoaminossidasi

La venlafaxina non deve essere usata contemporaneamente ai MAO inibitori. Effetti indesiderati, anche gravi e fatali, sono stati riferiti quando il trattamento con la venlafaxina è stato iniziato subito dopo l’interruzione del trattamento con MAO inibitori e quando il trattamento con MAO inibitori è stato iniziato appena dopo l’interruzione del trattamento con la venlafaxina. Sono stati osservati i seguenti effetti indesiderati basati su interazioni: tremore, mioclono, sudorazione, nausea, vomito, vampate di calore, vertigini, sindrome neurolettica maligna come ipertermia, sindrome serotoninergica, crisi epilettiche e morte.

L’associazione della venlafaxina con inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina (SSRI)/MAO inibitori può, sebbene molto raramente, provocare sintomi caratterizzati da ipertermia, rigidità muscolare, mioclono, instabilità autonomica, alterazioni dello stato di coscienza e in casi gravi delirio e coma.

Di conseguenza, la venlafaxina non deve essere usata contemporaneamente con MAO inibitori e dovranno trascorrere almeno 14 giorni dall’interruzione del trattamento con questi ultimi. Quando si passa da Venlafaxina Sandoz a un MAO inibitore, si deve mantenere una pausa di 7 giorni. Iniziando il trattamento con la venlafaxina 14 giorni dopo un MAO inibitore, si raccomanda di iniziare la terapia con compresse da 37,5 mg per i primi giorni.

Non è stata effettuata nessuna ricerca sistematica sul rischio dell’uso della venlafaxina in associazione con altri prodotti medicinali che agiscono sul sistema nervoso centrale, tranne quelli citati nel seguito. Sulla base del noto meccanismo d’azione della venlafaxina e della possibilità di una sindrome serotoninergica, si raccomanda cautela nella somministrazione concomitante della venlafaxina con prodotti che agiscono sui trasmettitori del sistema nervoso serotoninergico (ad esempio, i triptani o gli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina (SSRI).

In volontari sani non sono state osservate interazioni dopo la somministrazione di una singola dose di litio, diazepam ed etanolo nel corso di trattamento con la venlafaxina. Tuttavia, come con tutti i medicinali attivi sul SNC, i pazienti devono essere avvertiti di non fare uso di alcolici nel corso del trattamento con la venlafaxina.

Quando la venlafaxina è stata somministrata fino a condizioni di stato stazionario, la concomitante somministrazione orale di aloperidolo è risultata in una riduzione della clearance renale totale dell’aloperidolo, che ha provocato un aumento dei valori di AUC e Cmax per aloperidolo. L’emivita di eliminazione è rimasta inalterata. Non è noto il meccanismo di questo riscontro.

Il metabolismo di imipramina e del suo metabolita 2-OH-imipramina non è stato influenzato dalla venlafaxina, nonostante una diminuzione della clearance renale totale della 2-idrossidesipramina ed un aumento circa del 35% dei valori di AUC e Cmax di desipramina.

La cimetidina ha inibito il metabolismo di primo passaggio della venlafaxina ma non ha avuto alcun effetto significativo sulla formazione o sull’eliminazione di O-desmetilvenlafaxina (ODV), che è presente in quantitativi molto maggiori nella circolazione sistemica. Non sembra quindi necessario alcun aggiustamento della dose quando Venlafaxina Sandoz viene somministrato insieme alla cimetidina. Per i pazienti anziani o per i pazienti con disfunzione epatica, l’interazione può essere potenzialmente più pronunciata: per questi pazienti è indicato il monitoraggio clinico durante la somministrazione concomitante della venlafaxina e della cimetidina.

Esiste scarsa esperienza clinica sull’uso concomitante della venlafaxina e della terapia elettroconvulsiva (ECT). Poiché è stata riportata una prolungata attività convulsiva con l’uso concomitante di antidepressivi SSRI, si consiglia cautela.

Sono stati segnalati aumentati livelli di clozapina,  temporalmente associati ad eventi avversi, incluse le crisi epilettiche, dopo l’aggiunta della venlafaxina.

La venlafaxina deve essere usata con cautela nei pazienti trattati contemporaneamente con medicinali che presentano un maggior rischio di sanguinamento, come gli anticoagulanti, i derivati dell’acido salicilico e i farmaci antinfiammatori/antireumatici non steroidei (FANS).

Quando la venlafaxina è stata somministrata a pazienti che assumevano il warfarin sono stati riferiti aumenti del tempo di protrombina, del tempo parziale di tromboplastina o di international normalized ratio (INR).

L’efficacia e la sicurezza del trattamento concomitante della venlafaxina e di agenti destinati alla perdita di peso, inclusa fentermina, non sono state studiate. L’uso concomitante della venlafaxina con agenti destinati alla perdita di peso non è raccomandato. La venlafaxina non è indicata per la perdita di peso né da sola né in associazione con altri prodotti.

Studi in vitro dimostrano che la venlafaxina viene metabolizzata principalmente nel fegato mediante l’isoenzima CYP2D6 in O-desmetilvenlafaxina e mediante l’isoenzima CYP3A3/4 in N-demetilvenlafaxina. Non può essere esclusa l’interazione tra la venlafaxina e un inibitore dell’enzima CYP2D6. Per questa ragione si richiede cautela nella somministrazione concomitante della venlafaxina e di inibitori dell’enzima CYP2D6 (ad esempio, chinidina, paroxetina, fluoxetina, perfenazina, aloperidolo, levomepromazina). Poiché la venlafaxina può inibire in modo competitivo il metabolismo di altri principi attivi metabolizzati dal CYP2D6, la venlafaxina deve essere usata con cautela in associazione a questi principi attivi, poiché si potrebbe avere un aumento delle concentrazioni plasmatiche di questi principi attivi.

Si deve tenere presente il polimorfismo del CYP2D6 quando si prescrive la venlafaxina.

Ci si possono attendere elevati livelli di venlafaxina nei pazienti con una variante di CYP2D6 a lento metabolismo (7% della popolazione europea). Inoltre, l’assunzione concomitante di un inibitore dell’enzima CYP3A3/4 (ad esempio ketoconazolo, itraconazolo, ritonavir) può aumentare i livelli di venlafaxina mediante interazione metabolica.

Gli studi indicano che la venlafaxina è un inibitore del CYP2D6. La venlafaxina non inibisce in vitro il CYP3A4, il CYP1A2, il CYP2C9 ed il CYP2C19. Ciò è stato confermato da studi in vivo effettuati con le seguenti sostanze attive: alprazolam (CYP3A4), caffeina (CYP1A2), diazepam (CYP3A4 e CYP2C19) e tolbutamide (CYP2C9).


04.6 Gravidanza e allattamento - Inizio Pagina

Gravidanza

Dati su un numero limitato di gravidanze esposte al farmaco non indicano alcun effetto avverso della venlafaxina sulla gravidanza e sulla salute del feto. Nel liquido amniotico sono state riscontrate elevate concentrazioni della venlafaxina. Studi sugli animali hanno dimostrato una tossicità riproduttiva (vedere il paragrafo 5.3). Il rischio potenziale per l’uomo non è noto. La venlafaxina non deve essere usata in gravidanza se non chiaramente necessaria. Se la venlafaxina viene utilizzata a lungo termine fino alla nascita, possono aversi effetti da astinenza nel neonato.

Allattamento

La venlafaxina ed il suo metabolita attivo sono escreti nel latte materno. L’effetto sui neonati non è chiaro. Quindi, è necessario decidere se continuare o interrompere l’allattamento al seno ovvero continuare o interrompere la terapia con la venlafaxina, tenendo in considerazione il beneficio dell’allattamento al seno per il bambino ed il beneficio della terapia con la venlafaxina per la madre.


04.7 Effetti sulla capacità di guidare veicoli e sull'uso di macchine - Inizio Pagina

La venlafaxina ha un’influenza da lieve a moderata sulla capacità di guidare veicoli e sull’uso di macchinari. Ciò va preso in considerazione quando il paziente guida veicoli o svolge azioni che richiedono precisione.


04.8 Effetti indesiderati - Inizio Pagina

È spesso difficile distinguere gli effetti indesiderati dai sintomi della depressione.

La comparsa di molti di questi eventi avversi è correlata con la dose.

Valutazione della frequenza:

Molto comuni ≥ 1/10
Comuni ≥ 1/100 a < 1/10
Non comuni ≥ 1/1000 a < 1/100
Rari ≥ 1/10.000 a < 1/1000
Molto rari < 1/10.000, non noto (non può essere stimato dai dati disponibili)

Esami diagnostici

Rari: tempo di sanguinamento prolungato.

Patologie cardiache

Non comuni: aritmie (inclusa tachicardia)

Molto rari: prolungamento degli intervalli QT e QRS, fibrillazione ventricolare, tachicardia ventricolare (inclusa torsione di punta), scompenso cardiaco, insufficienza cardiaca.

Patologie del sistema emolinfopoietico

Rari: trombocitopenia.

Molto rari: discrasia ematica (incluse agranulocitosi, anemia aplastica, neutropenia e pancitopenia).

Patologie del sistema nervoso

Comuni: capogiri, mal di testa, aumentato tono muscolare, parestesia, sedazione, tremore.

Non comuni: mioclono.

Rari: sindrome serotoninergica, sindrome neurolettica maligna (SNM), convulsioni, acatisia

Molto rari: reazioni extrapiramidali (incluse distonia e discinesia), discinesia tardiva.

Patologie dell’occhio

Comuni: disturbi dell’accomodazione, midriasi, visione anormale

Molto rari: glaucoma ad angolo chiuso.

Patologie dell’orecchio e del labirinto

Non comuni: tinnito.

Patologie respiratorie, toraciche e mediastiniche

Comuni: sbadigli.

Molto rari: eosinofilia polmonare con sintomi quali dispnea, dolore toracico.

Patologie gastrointestinali

Comuni: alterazione dell’appetito, stipsi, nausea, vomito, anoressia, secchezza delle fauci, dispepsia.

Non comuni: bruxismo, sensazione di gusto alterato, diarrea.

Molto rari: pancreatite.

Patologie renali e urinarie

Comuni: disturbi urinari (più spesso discontinuità nell’urinare).

Non comune: ritenzione urinaria.

Patologie della cute e del tessuto sottocutaneo

Comuni: sudorazione (inclusa sudorazione notturna).

Non comuni: dermatite, alopecia, reazioni di fotosensibilità, eruzioni cutanee.

Molto rari: eritema multiforme, sindrome di Stevens Johnson, prurito, orticaria.

Patologie del sistema muscoloscheletrico e del tessuto connettivo

Molto rari: rabdomiolisi.

Patologie endocrine

Molto rari: aumentati livelli di prolattina.

Disturbi del metabolismo e della nutrizione

Comuni: aumento dei livelli di colesterolo nel siero (correlati specialmente al trattamento a lungo termine ed eventualmente ad alte dosi), perdita di peso.

Non comuni: iponatremia, aumento di peso

Rari: sindrome da inappropriata secrezione dell’ormone antidiuretico (SIADH).

Patologie vascolari

Comuni: ipertensione, vasodilatazione (più spesso vampate), ecchimosi, sanguinamento delle membrane mucose.

Non comuni: ipotensione, ipotensione posturale, sincope.

Rari: emorragia (inclusa emorragia cerebrale), sanguinamento gastrointestinale.

Patologie sistemiche e condizioni relative alla sede di  somministrazione

Comuni: debolezza/fatica, astenia.

Disturbi del sistema immunitario

Non comuni: ipersensibilità alla luce.

Molto rari: anafilassi.

Patologie epatobiliari

Non comuni: test di funzionalità epatica anormali.

Rari: epatite.

Patologie dell’apparato riproduttivo e della mammella

Comuni: disturbi dell’eiaculazione, disfunzione erettile, riduzione della libido.

Non comuni: menorragia.

Disturbi psichiatrici

Comuni: insonnia, sonnolenza, nervosismo, aggressività, sogni anomali, disturbi dell’orgasmo (nell’uomo).

Non comuni: apatia, allucinazioni, agitazione, disturbi dell’orgasmo (nella donna).

Rari: mania o ipomania, irrequietezza psicomotoria/acatisia (vedere paragrafo 4.4).

Molto rari: delirio.

Frequenza non nota: casi di ideazione suicida e comportamenti suicidi sono stati segnalati durante la terapia con la venlafaxina o subito dopo l’interruzione del trattamento (vedere paragrafo 4.4).

Negli studi clinici svolti in pazienti in età pediatrica, i seguenti eventi avversi sono stati riportati con una frequenza simile ai pazienti adulti: dolore addominale, agitazione, anoressia, perdita di peso, aumento della pressione sanguigna e del colesterolo serico, dispepsia, ecchimosi, sanguinamento da naso e mialgia.

Sintomi da astinenza osservati all’interruzione del trattamento con SSRI

L’interruzione del trattamento con la venlafaxina (specialmente se brusca) è spesso associata a sintomi da astinenza. Capogiri, disturbi sensoriali (inclusa parestesia), disturbi del sonno (inclusi insonnia e sogni vividi), agitazione o ansia, nausea e/o vomito, tremore e mal di testa sono le reazioni più comunemente riportate. Generalmente questi sintomi sono da lievi a moderati; possono tuttavia essere intensi e/o prolungati in alcuni pazienti. Di conseguenza, quando la terapia con la venlafaxina non è più necessaria, è consigliabile ridurre gradualmente la dose fino all’interruzione del trattamento (vedere i paragrafi 4.2 e 4.4).


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04.9 Sovradosaggio - Inizio Pagina

L’esperienza ottenuta dopo il lancio del prodotto ha incluso segnalazioni fatali di pazienti che hanno accidentalmente assunto una dose eccessiva di venlafaxina con alcoolici e/o altri medicinali.

I sintomi riportati dopo sovradosaggi comprendono alterati livelli di coscienza (dalla sonnolenza al coma) ma anche agitazione, problemi gastrointestinali come vomito, diarrea, tremori, alterazioni dell’elettrocardiogramma (ECG) (prolungamento dell’intervallo QT, blocco di branca, prolungamento del QRS), tachicardia sinusale e ventricolare, bradicardia, ipotensione o (lieve) ipertensione, convulsioni epilettiche.

Trattamento del sovradosaggio: assicurare adeguata pervietà delle vie aeree, ossigenazione e ventilazione. Poco tempo dopo l’ingestione di grandi quantitativi di farmaco è possibile ricorrere alla lavanda gastrica o alla somministrazione di carbone attivo associata a solfato di sodio. L’ulteriore trattamento deve essere sintomatico. Si raccomanda il monitoraggio del ritmo cardiaco e dei segni vitali.

Non è raccomandabile l’induzione dell’emesi se vi è rischio di aspirazione. Non è noto il beneficio derivante da diuresi forzata, dialisi, emoperfusione o trasfusione.

Analisi retrospettive derivanti dal Regno Unito (UK) riferiscono la percentuale di decesso per sovradosaggio di antidepressivi per milione di prescrizioni. In queste analisi, la percentuale a carico della venlafaxina è superiore a quella a carico degli SSRI, ma minore di quella a carico degli antidepressivi triciclici. Queste analisi non sono aggiustate per i fattori di rischio di suicidio. Uno studio epidemiologico nell’UK su pazienti cui erano stati prescritti antidepressivi ha dimostrato che la venlafaxina viene prescritta a pazienti con più elevato carico pre-esistente di fattori di rischio di suicidio in confronto ai pazienti cui vengono prescritti gli SSRI. Come tali, questi pazienti devono essere attentamente valutati per la presenza o per il peggioramento del comportamento correlato al suicidio (vedere i paragrafi 4.2 e 4.4).


05.0 PROPRIETÀ FARMACOLOGICHE - Inizio Pagina

05.1 Proprietà farmacodinamiche - Inizio Pagina

Classe farmacoterapeutica: altri antidepressivi.

Codice ATC: N06A X16

Meccanismo d’azione:

La venlafaxina è strutturalmente un nuovo antidepressivo, chimicamente non correlato agli altri antidepressivi triciclici, tetraciclici o altri disponibili. È un racemo con due enantiomeri attivi.

Il meccanismo dell’azione dell’antidepressivo venlafaxina nell’uomo è ritenuto essere associato al suo potenziamento dell’attività di neurotrasmettitore nel sistema nervoso centrale. Gli studi preclinici hanno dimostrato che la venlafaxina ed il suo maggior metabolita, ODV, sono potenti inibitori della ricaptazione della serotonina e della noradrenalina. La venlafaxina inoltre, inibisce debolmente la captazione della dopamina. Studi sugli animali mostrano che gli antidepressivi triciclici possono ridurre la capacità di risposta β-adrenergica dopo somministrazione cronica. In contrasto, la venlafaxina e ODV riducono la capacità di risposta β-adrenergica dopo somministrazione acuta (dose singola) e cronica. La venlafaxina e ODV sono molto simili per quanto concerne la loro azione globale sulla ricaptazione dei neurotrasmettitori.

La venlafaxina non ha virtualmente alcuna affinità per i recettori colinergici muscarinici del cervello di ratto, per i recettori H1-istaminergici o per i recettori α1-adrenergici in vitro. L’attività farmacologica di questi recettori può essere correlata a vari effetti indesiderati osservati con altri antidepressivi, quali gli effetti indesiderati anticolinergici, sedativi e cardiovascolari.

La venlafaxina non possiede attività inibitoria delle monoaminoossidasi (MOA).


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05.2 Proprietà farmacocinetiche - Inizio Pagina

Assorbimento

Almeno il 92% di una singola dose orale di venlafaxina viene assorbito. La biodisponibilità assoluta della venlafaxina è pari circa al 45%. Dopo somministrazione della venlafaxina, le concentrazioni plasmatiche di picco della venlafaxina e dell’ODV vengono raggiunte entro rispettivamente 6,0 ± 1,5 e 8,8 ± 2,2 ore. L’emivita di eliminazione delle capsule a rilascio prolungato è di 15 ± 6 ore; la velocità di assorbimento è limitata.

Distribuzione

La venlafaxina e l’O-desmetilvenlafaxina sono legate rispettivamente per il 27% e per il 30% alle proteine plasmatiche.

Metabolismo

La venlafaxina subisce un metabolismo esteso di primo passaggio nel fegato, principalmente mediante il CYP2D6, e viene trasformata nel suo maggior metabolita ODV. La venlafaxina è inoltre metabolizzata a N-desmetilvenlafaxina, catalizzata dal CYP3A3/4, e negli altri metaboliti minori. Nei metabolizzatori lenti per il CYP2D6 si raggiunge un’esposizione alla venlafaxina di 2-3 volte superiore ed un’esposizione del metabolita attivo ODV di 2-3 volte inferiore.

Eliminazione

La venlafaxina viene eliminata principalmente per via metabolica. La clearance plasmatica della venlafaxina è di 1,3 l/h/kg; per il metabolita attivo ODV è di 0,4 l/h/kg. A causa della lunga emivita di assorbimento, l’emivita apparente di eliminazione della venlafaxina è di 15 ore e perciò più lunga della sua vera emivita di eliminazione di 5 ore (ODV 11 ore).

La venlafaxina ed i suoi metaboliti sono secreti principalmente per via renale. Circa l’87% di una dose di venlafaxina viene ritrovata nelle urine entro 48 ore o in forma di venlafaxina immodificata, ODV non coniugato, ODV coniugato o di altri metaboliti minori.

Gruppi speciali di pazienti

L’età ed il sesso del soggetto non influiscono in modo significativo sulla farmacocinetica della venlafaxina. Non è stato osservato alcun accumulo di venlafaxina o di ODV nel corso di somministrazione cronica in soggetti sani.

L’emivita della venlafaxina e del suo metabolita attivo O-desmetilvenlafaxina (ODV) sono aumentate nei pazienti con disfunzione renale ed epatica.

La somministrazione della venlafaxina con il cibo non agisce sull’assorbimento della venlafaxina né sulla successiva formazione di ODV.


05.3 Dati preclinici di sicurezza - Inizio Pagina

La venlafaxina e il suo principale metabolita non hanno dimostrato alcun potenziale mutageno in estesi test sull’uomo. Studi a lungo termine nei ratti e nei topi non hanno rivelato evidenza di carcinogenesi. In studi sulla tossicità riproduttiva nei conigli non sono stati osservati effetti teratogenici, ma nei ratti sono stati osservati effetti embriotossici. A livelli di dose appena al disopra della dose massima giornaliera somministrata nell’uomo sono stati riscontrati riduzione nel peso fetale, aumenti del numero di nati morti e del numero di cuccioli morti.

Studi sulla tossicità riproduttiva negli animali hanno riscontrato una riduzione del peso dei cuccioli nei ratti, un aumento del numero di nati morti e un aumento del numero di cuccioli morti nel corso dei primi 5 giorni di allattamento. La causa di queste morti non è nota. In confronto alla dose clinica giornaliera di 375 mg non esistono margini di sicurezza. Il rischio potenziale per l’uomo non è noto. Ridotta fertilità è stata osservata in uno studio nel quale sia il maschio che la femmina di ratto avevano ricevuto O-desmetilvenlafaxina. Il rischio potenziale per l’uomo non è noto.

A concentrazioni micromolari è stato osservato un blocco parziale dei canali cardiaci di sodio. Non è chiara la relazione con la comparsa di aritmia e fibrillazione ventricolare dopo sovradosaggio o inibizione della metabolizzazione della venlafaxina.


06.0 INFORMAZIONI FARMACEUTICHE - Inizio Pagina

06.1 Eccipienti - Inizio Pagina

Contenuto delle capsule

Nucleo del pellet

•  Cellulosa microcristallina

•  Ipromellosa

Rivestimento del pellet

•  Alcool cetostearilico,

•  Copolimero Etilacrilato - Metil-metacrilato,

•  Nonoxinolo

•  Macrogol

•  Talco

Capsula

Venlafaxina Sandoz capsule rigide a rilascio prolungato 75 mg

•  Gelatina

•  Ferro ossido rosso (E172)

•  Ferro ossido giallo (E172)

•  Titanio diossido (E171)

Venlafaxina Sandoz capsule rigide a rilascio prolungato 150 mg:

•  Gelatina

•  Ferro ossido rosso (E172)

•  Ferro ossido giallo (E172)

•  Titanio diossido (E171)


06.2 Incompatibilità - Inizio Pagina

Non applicabile.


06.3 Periodo di validità - Inizio Pagina

30 mesi.

Dopo l’apertura del flacone: 2 mesi.


06.4 Speciali precauzioni per la conservazione - Inizio Pagina

Questo medicinale non richiede speciali precauzioni per la conservazione.


06.5 Natura e contenuto della confezione - Inizio Pagina

Blisters in PVC/PVDC//alluminio.

Flacone in HDPE con capsula di chiusura in PP.

Contenuto delle confezioni

Blisters: 7, 10, 12, 14, 20, 28, 30, 50, 56, 60, 98, 100 e 100x1 capsule rigide a rilascio prolungato.

Flaconi: 60, 100, 250 e 500 capsule rigide a rilascio prolungato.

È possibile che non tutte le confezioni siano commercializzate.


06.6 Istruzioni per l'uso e la manipolazione - Inizio Pagina

Nessuna particolare precauzione.


07.0 TITOLARE DELL'AUTORIZZAZIONE ALL'IMMISSIONE IN COMMERCIO - Inizio Pagina

SANDOZ S.p.a. - Largo U. Boccioni, 1 - 21040 Origgio (VA)


08.0 NUMERI DELLE AUTORIZZAZIONI ALL'IMMISSIONE IN COMMERCIO - Inizio Pagina

AIC n. 038444016/M - 75 mg capsule rigide a rilascio prolungato 7 capsule in blister PVC/PVDC/AL

AIC n. 038444028/M - 75 mg capsule rigide a rilascio prolungato 10 capsule in blister PVC/PVDC/AL

AIC n. 038444030/M - 75 mg capsule rigide a rilascio prolungato 12 capsule in blister PVC/PVDC/AL

AIC n. 038444042/M - 75 mg capsule rigide a rilascio prolungato 14 capsule in blister PVC/PVDC/AL

AIC n. 038444055/M - 75 mg capsule rigide a rilascio prolungato 20 capsule in blister PVC/PVDC/AL

AIC n. 038444067/M - 75 mg capsule rigide a rilascio prolungato 28 capsule in blister PVC/PVDC/AL

AIC n. 038444079/M - 75 mg capsule rigide a rilascio prolungato 30 capsule in blister PVC/PVDC/AL

AIC n. 038444081/M - 75 mg capsule rigide a rilascio prolungato 50 capsule in blister PVC/PVDC/AL

AIC n. 038444093/M - 75 mg capsule rigide a rilascio prolungato 56 capsule in blister PVC/PVDC/AL

AIC n. 038444105/M - 75 mg capsule rigide a rilascio prolungato 60 capsule in blister PVC/PVDC/AL

AIC n. 038444117/M - 75 mg capsule rigide a rilascio prolungato 98 capsule in blister PVC/PVDC/AL

AIC n. 038444129/M - 75 mg capsule rigide a rilascio prolungato 100 capsule in blister PVC/PVDC/AL

AIC n. 038444131/M - 75 mg capsule rigide a rilascio prolungato 100X1 capsule in blister PVC/PVDC/AL

AIC n. 038444143/M - 75 mg capsule rigide a rilascio prolungato 60 capsule in flacone HDPE

AIC n. 038444156/M - 75 mg capsule rigide a rilascio prolungato 100 capsule in flacone HDPE

AIC n. 038444168/M - 75 mg capsule rigide a rilascio prolungato 250 capsule in flacone HDPE

AIC n. 038444170/M - 75 mg capsule rigide a rilascio prolungato 500 capsule in flacone HDPE

AIC n. 038444182/M - 150 mg capsule rigide a rilascio prolungato 7 capsule in blister PVC/PVDC/AL

AIC n. 038444194/M - 150 mg capsule rigide a rilascio prolungato 10 capsule in blister PVC/PVDC/AL

AIC n. 038444206/M - 150 mg capsule rigide a rilascio prolungato 12 capsule in blister PVC/PVDC/AL

AIC n. 038444218/M - 150 mg capsule rigide a rilascio prolungato 14 capsule in blister PVC/PVDC/AL

AIC n. 038444220/M - 150 mg capsule rigide a rilascio prolungato 20 capsule in blister PVC/PVDC/AL

AIC n. 038444232/M - 150 mg capsule rigide a rilascio prolungato 28 capsule in blister PVC/PVDC/AL

AIC n. 038444244/M - 150 mg capsule rigide a rilascio prolungato 30 capsule in blister PVC/PVDC/AL

AIC n. 038444257/M - 150 mg capsule rigide a rilascio prolungato 56 capsule in blister PVC/PVDC/AL

AIC n. 038444269/M - 150 mg capsule rigide a rilascio prolungato 60 capsule in blister PVC/PVDC/AL

AIC n. 038444271/M - 150 mg capsule rigide a rilascio prolungato 98 capsule in blister PVC/PVDC/AL

AIC n. 038444283/M - 150 mg capsule rigide a rilascio prolungato 100 capsule in blister PVC/PVDC/AL

AIC n. 038444295/M - 150 mg capsule rigide a rilascio prolungato 100X1 capsule in blister PVC/PVDC/AL

AIC n. 038444307/M - 150 mg capsule rigide a rilascio prolungato 60 capsule in flacone HDPE

AIC n. 038444319/M - 150 mg capsule rigide a rilascio prolungato 100 capsule in flacone HDPE

AIC n. 038444321/M - 150 mg capsule rigide a rilascio prolungato 250 capsule in flacone HDPE

AIC n. 038444333/M - 150 mg capsule rigide a rilascio prolungato 500 capsule in flacone HDPE

AIC n. 038444345/M - 150 mg capsule rigide a rilascio prolungato 50 capsule in blister PVC/PVDC/AL


09.0 DATA DELLA PRIMA AUTORIZZAZIONE/RINNOVO DELL'AUTORIZZAZIONE - Inizio Pagina

12 Febbraio 2009


10.0 DATA DI REVISIONE DEL TESTO - Inizio Pagina

Febbraio 2009