DENOMINAZIONE DEL MEDICINALE
02.0 COMPOSIZIONE QUALITATIVA E QUANTITATIVA
FORMA FARMACEUTICA
04.0 INFORMAZIONI CLINICHE
 

 

04.4 Speciali avvertenze e precauzioni per l'uso
04.5 Interazioni
04.6 Gravidanza e allattamento
04.7 Effetti sulla capacit� di guidare veicoli e sull'uso di macchine
04.8 Effetti indesiderati
04.9 Sovradosaggio
05.0 PROPRIETA' FARMACOLOGICHE
05.1 Propriet� farmacodinamiche
05.2 Propriet� farmacocinetiche
05.3 Dati preclinici di sicurezza
06.0 INFORMAZIONI FARMACEUTICHE
06.1 Eccipienti
06.2 Incompatibilità
06.3 Periodo di validità
06.4 Speciali precauzioni per la conservazione
06.5 Natura e contenuto della confezione
06.6 Istruzioni per l'uso e la manipolazione
07.0 TITOLARE DELL'AUTORIZZAZIONE ALL'IMMISSIONE IN COMMERCIO
08.0 NUMERO DI AUTORIZZAZIONE ALL'IMMISSIONE IN COMMERCIO
09.0 REGIME DI DISPENSAZIONE AL PUBBLICO
12.0 DATA DI REVISIONE DEL TESTO

DENOMINAZIONE DEL MEDICINALE - [Vedi Indice]

ZEFFIX 100 MG COMPRESSE RIVESTITE CON FILM

02.0 COMPOSIZIONE QUALITATIVA E QUANTITATIVA - [Vedi Indice]

Le compresse rivestite con film di Zeffix contengono 100 mg di lamivudina.

Per gli eccipienti, vedere 6.1

FORMA FARMACEUTICA - [Vedi Indice]

Compressa rivestita con film.

04.0 INFORMAZIONI CLINICHE - [Vedi Indice]

  - [Vedi Indice]

Zeffix è indicato per il trattamento di pazienti adulti con epatite cronica B compensata. L’epatite B dovrebbe essere documentata da� replicazione virale ed evidenza istologica� di infiammazione attiva del fegato e/o fibrosi.

Questa indicazione si basa sull’analisi di end-points sierologici ed istologici, che sono derivati principalmente da studi della durata di due anni in pazienti HBeAg positivi con malattia epatica compensata.

Zeffix è anche indicato� nei pazienti adulti con epatite B scompensata.

  - [Vedi Indice]

La terapia deve essere iniziata da un medico esperto nel trattamento dell’epatite cronica B.

La dose raccomandata di Zeffix è di 100 mg una volta al giorno. Zeffix può essere somministrato con o senza cibo.

Durata del trattamento:

nei pazienti HBeAg positivi il trattamento deve essere somministrato almeno fino alla sieroconversione HBeAg (scomparsa di HBeAg e HBV DNA con� rilevazione di HBeAb confermata da due prelievi consecutivi di siero� almeno a 3 mesi di distanza) o fino alla sieroconversione HBsAg. Questa raccomandazione si basa su dati limitati (vedi Sezione 5.1). Può essere anche considerata la sospensione del trattamento in pazienti HBeAg positivi in caso di perdita di efficacia, riscontrata da un persistente ritorno dei valori di ALT e HBV DNA a quelli pre-trattamento, da un deterioramento epatico evidenziato a livello istologico o da altri segni di epatite.

nei pazienti HBeAg negativi (mutanti pre-core) la durata ottimale del trattamento non è conosciuta. La sospensione del trattamento può essere considerata in seguito ad una sieroconversione HBsAg o in caso di perdita di efficacia come descritto sopra.

in pazienti che sviluppano varianti YMDD dell’HBV (sulla base di estrapolazioni a partire da pazienti non YMDD) deve essere presa in considerazione� la sospensione del trattamento in seguito a sieroconversione HBeAg con perdita di HBV DNA confermata da due prelievi consecutivi di siero (almeno a 3 mesi di distanza) o se si evidenzia una perdita di efficacia come descritto sopra.

in pazienti con malattia epatica scompensata non è raccomandata la sospensione del trattamento.

In caso di interruzione di Zeffix, i pazienti devono essere periodicamente controllati allo scopo di evidenziare una epatite recidivante (vedi 4.4 Speciali avvertenze e opportune precauzioni d’impiego).

Insufficienza renale:

Nei pazienti con insufficienza renale moderata-grave, i livelli di lamivudina nel siero (AUC) sono aumentati a causa della ridotta clearance renale. Il dosaggio deve pertanto essere ridotto nei pazienti con clearance della creatinina inferiore a 50 ml/minuto. Se sono richieste dosi inferiori ai 100 mg, si deve impiegare la soluzione orale di Zeffix (vedi tabella seguente).

Clearance della Creatinina (ml/min)

Dose iniziale di Zeffix soluzione orale *

Dose di mantenimento

una volta al giorno

30 - <50

20 ml (100 mg)

10 ml (50 mg)

15 - < 30

20 ml (100 mg)

5 ml (25 mg)

5 - <15

7 ml (35 mg)

3 ml (15 mg)

<5

7 ml (35 mg)

2 ml (10 mg)

* Zeffix soluzione orale contenente 5 mg/ml di lamivudina.

I dati disponibili in pazienti sottoposti ad emodialisi intermittente (per una durata inferiore o uguale a 4 ore di dialisi 2-3 volte a settimana) indicano che dopo la riduzione della dose iniziale di lamivudina per compensare la clearance della creatinina, durante la dialisi non è necessaria nessun’altra modifica di dosaggio.

Insufficienza epatica:

I dati ottenuti nei pazienti con insufficienza epatica, compresi quelli con malattia epatica avanzata in attesa di trapianto, mostrano che la farmacocinetica della lamivudina non è significativamente influenzata da disfunzioni epatiche. In base a tali dati, non è necessario un aggiustamento della posologia nei pazienti con insufficienza epatica a meno che non sia accompagnata ad insufficienza renale.

04.3 Controindicazioni - [Vedi Indice]

L'uso di Zeffix è controindicato nei pazienti con ipersensibilità accertata verso la lamivudina o altri componenti della preparazione.

04.4 Speciali avvertenze e precauzioni per l'uso - [Vedi Indice]

La lamivudina è stata somministrata� ai bambini (dai due anni in poi) e agli adolescenti con epatite cronica B compensata. Tuttavia a� causa della limitazione� dei dati,� la somministrazione di lamivudina in questa popolazione di pazienti non è attualmente raccomandata (vedi sezione 5.1 Esperienza clinica).

Ad oggi non esistono dati sull’efficacia della lamivudina in pazienti con concomitante infezione da epatite Delta o epatite C.

Esistono dati limitati sull’uso della lamivudina nei mutanti pre-core dell’HBV ed in pazienti� sottoposti a concomitanti regimi immunosoppressivi, compresa la chemioterapia antineoplastica.

Con una terapia prolungata sono state identificate sub-popolazioni virali HBV con ridotta suscettibilità alla lamivudina (varianti YMDD dell’HBV). Il significato clinico a lungo termine di queste varianti deve ancora essere pienamente stabilito (vedi 5.1 Esperienza clinica).

Durante il trattamento con Zeffix, i pazienti devono essere controllati regolarmente: come minimo il livello dell’ALT deve essere misurato ogni 3 mesi, quello dell’HBV DNA e dell’HBeAg ogni 6 mesi.

Se Zeffix viene sospeso (come specificato nella sezione 4.2 Posologia e modo di somministrazione), alcuni pazienti potrebbero andare incontro ad epatite ricorrente evidenziata clinicamente o mediante analisi di laboratorio. Di conseguenza i pazienti devono essere periodicamente monitorati sia a livello clinico che attraverso la valutazione di test sierici di funzionalità epatica (livelli di ALT e bilirubina) per almeno quattro mesi, e in seguito come previsto dalla pratica clinica.

Per i pazienti che manifestano evidenza di epatite ricorrente dopo trattamento, non esistono dati sufficienti sul beneficio di una ripresa del trattamento con lamivudina.

Coloro che subiscono il trapianto e i pazienti con avanzata malattia epatica corrono maggior� rischio di replicazione virale attiva. A causa di una ridotta funzionalità epatica in questi pazienti, la riattivazione dell’epatite dovuta alla sospensione della lamivudina o alla perdita di efficacia durante il trattamento può provocare scompenso grave, anche fatale. Questi pazienti devono essere controllati per i parametri clinici, virologici e sierologici associati con l’epatite B, per la funzione renale ed epatica e per la risposta antivirale durante il trattamento (almeno ogni mese), e, se il trattamento viene sospeso per qualsiasi ragione, per almeno 6 mesi dopo il trattamento. I parametri di laboratorio da controllare devono includere (come minimo) l’ALT sierica, la bilirubina, l’albumina, l’azotemia, la creatinina, e lo stato virologico: antigeni/anticorpi HBV, e dove possibile, le concentrazioni sieriche di DNA dell’HBV. I pazienti che manifestano segni di insufficienza epatica durante o dopo il trattamento devono essere controllati più frequentemente come ritenuto appropriato.

Nei pazienti con co-infezione da HIV e che ricevono, o stanno per ricevere, la terapia con lamivudina o l’associazione lamivudina/zidovudina, deve essere mantenuta la dose di lamivudina prescritta per l’infezione da HIV (in genere 150 mg due volte al giorno in associazione con altri antiretrovirali). Nei pazienti con co-infezione da HIV che non richiedono terapia antiretrovirale, esiste il rischio di mutazione HIV quando la lamivudina viene usata da sola per il trattamento dell’epatite cronica B.

Non esistono informazioni sulla trasmissione materno-fetale del virus dell’epatite B nelle donne gestanti trattate con lamivudina. Devono essere seguite le normali procedure raccomandate per l’immunizzazione contro il virus dell’epatite B nei bambini.

I pazienti devono essere informati che la terapia con lamivudina non ha dimostrato di essere in grado di ridurre il rischio di trasmissione del virus dell’epatite B. Pertanto devono continuare ad essere adottate adeguate precauzioni.

04.5 Interazioni - [Vedi Indice]

La probabilità di interazioni metaboliche è bassa a causa del limitato metabolismo, del basso legame con le proteine plasmatiche e della eliminazione renale pressoché completa della sostanza nella sua forma immodificata.

La lamivudina è prevalentemente eliminata per secrezione cationica attiva. Deve esser tenuta in considerazione la possibilità di interazioni con altri medicinali somministrati in concomitanza, particolarmente se la loro via di eliminazione principale è la secrezione renale attiva per mezzo del sistema di trasporto dei cationi organici, per esempio trimetoprim. Altri medicinali (per esempio ranitidina, cimetidina) vengono eliminati solo in parte tramite questo meccanismo e non hanno mostrato di interagire con la lamivudina.

Le sostanze prevalentemente escrete tramite il sistema attivo degli anioni organici oppure tramite filtrazione glomerulare difficilmente danno luogo ad interazioni significative, dal punto di vista clinico, con la lamivudina.

La somministrazione di trimetoprim/sulfametossazolo 160 mg/800 mg determina un aumento di circa il 40 % nei livelli plasmatici di lamivudina. La lamivudina non ha alcun effetto sulla farmacocinetica del trimetoprim o del sulfametossazolo. Tuttavia, non è necessaria alcuna modifica posologica della lamivudina, a meno che il paziente non abbia insufficienza renale.

È stato osservato un lieve aumento della Cmax (28 %) della zidovudina quando somministrata in associazione alla lamivudina; tuttavia l'esposizione complessiva (AUC) non risulta alterata in modo significativo. La zidovudina non ha effetti sulla farmacocinetica della lamivudina (vedi 5.2 Proprietà farmacocinetiche).

La lamivudina non presenta alcuna interazione farmacocinetica con l’alfa-interferone, quando i due medicinali sono somministrati insieme. Nei pazienti che ricevevano lamivudina in concomitanza con comuni medicinali immunosoppressori (per es. ciclosporina A) non è stata riscontrata alcuna interazione sfavorevole rilevante dal punto di vista clinico. Tuttavia, non sono stati realizzati studi formali sulle interazioni.

La lamivudina può inibire la fosforilazione intracellulare della zalcitabina qualora� i due medicinali� siano usati contemporaneamente. Pertanto non è raccomandato l'uso di Zeffix in associazione con zalcitabina.

04.6 Gravidanza e allattamento - [Vedi Indice]

Gravidanza:

Non è stata stabilita la sicurezza di impiego della lamivudina nella donna in gravidanza.

Gli studi sulla riproduzione negli animali non hanno evidenziato teratogenicità, ne’ alcun effetto sulla fertilità nel maschio o nella femmina. Quando somministrata a coniglie gravide, a livelli di esposizione paragonabili a quelli raggiunti nell’uomo, la lamivudina induce letalità precoce dell’embrione. In conseguenza del trasporto passivo delle sostanze attraverso la placenta, le concentrazioni sieriche della lamivudina nei bambini alla nascita erano simili a quelle nella madre e nel cordone ombelicale al momento del parto.

Dal momento che gli studi di riproduzione negli animali non sono sempre predittivi della risposta nell’uomo, non si raccomanda la somministrazione durante i primi tre mesi di gravidanza (vedi 4.4 Speciali avvertenze ed opportune precauzioni d’impiego).

Allattamento:

Dopo somministrazione orale la lamivudina è escreta nel latte materno a concentrazioni simili a quelle ritrovate nel siero. Si raccomanda pertanto che le madri che assumono lamivudina non allattino al seno i loro bambini.

04.7 Effetti sulla capacit� di guidare veicoli e sull'uso di macchine - [Vedi Indice]

Non sono stati condotti studi con lo scopo di determinare gli effetti della lamivudina sulla capacità di guida o sull'uso di macchinari. Inoltre, un effetto negativo su tali attività non può essere ipotizzato dalle caratteristiche farmacologiche della sostanza.

04.8 Effetti indesiderati - [Vedi Indice]

La lamivudina è stata ben tollerata negli studi clinici su pazienti con epatite cronica B. Gli eventi avversi più comunemente riportati erano malessere ed affaticamento, infezioni del tratto respiratorio, mal di gola e disturbi tonsillari, cefalea, dolore o crampi addominali, nausea, vomito e diarrea.

L’incidenza delle anomalie nei dati di laboratorio dei pazienti con epatite cronica B è risultata simile tra i gruppi trattati con lamivudina e placebo, ad eccezione dell’innalzamento dei valori di CPK (che non erano associati a segni o sintomi clinici) e dell’innalzamento dei valori di ALT post-trattamento, che erano più comuni nei pazienti trattati con lamivudina. Non è chiaro il rapporto di questi casi di epatite recidivante con il trattamento con lamivudina o con la condizione patologica pre-esistente (vedi 4.4 Speciali avvertenze e opportune precauzioni d’impiego).

In pazienti con infezione da HIV sono stati riferiti casi di pancreatite e neuropatie periferiche (o parestesie). In pazienti con epatite cronica B non è stata osservata alcuna differenza nell’incidenza di questi eventi fra pazienti trattati con lamivudina e con placebo.

Casi di acidosi lattica, talvolta fatali, generalmente associati a epatomegalia grave e steatosi epatica, sono stati riferiti durante la terapia di associazione con analoghi nucleosidici in pazienti con HIV. Sono stati riferiti casi occasionali di tali eventi avversi in pazienti affetti da epatite B con epatopatia scompensata, tuttavia non vi sono prove che tali eventi fossero correlati al trattamento con lamivudina.

04.9 Sovradosaggio - [Vedi Indice]

La somministrazione della lamivudina a dosaggi particolarmente elevati negli studi di tossicità acuta nell'animale non ha dato origine ad alcuna tossicità d'organo. I dati disponibili sulle conseguenze del sovradosaggio acuto per via orale nell'uomo sono limitati. Non vi sono stati decessi e i pazienti si sono ristabiliti. Non è stato identificato alcun segno o sintomo specifico a seguito di sovradosaggio.

In caso di sovradosaggio il paziente deve essere monitorato e sottoposto ad adeguato trattamento standard di supporto. L'emodialisi continua, sebbene non sia stata studiata, può essere usata nel trattamento del sovradosaggio in quanto la lamivudina è dializzabile.

05.0 PROPRIETA' FARMACOLOGICHE - [Vedi Indice]

05.1 Propriet� farmacodinamiche - [Vedi Indice]

Gruppo farmacoterapeutico - analogo dei nucleosidi, codice ATC: J05A F05.

La lamivudina è un agente antivirale attivo contro il virus dell’epatite B in tutte le linee cellulari testate e negli animali con infezione sperimentale.

Sia nelle cellule sane che in quelle infette, la lamivudina è metabolizzata nel suo derivato trifosfato (TP), che rappresenta la forma attiva del prodotto originario. L’emivita intracellulare del trifosfato negli epatociti è 17-19 orein vitro. La lamivudina-TP funge da substrato della polimerasi virale dell’HBV.

La formazione di ulteriore DNA virale è bloccata per incorporazione della lamivudina-TP nella catena e sua successiva terminazione.

La lamivudina-TP non interferisce con il normale metabolismo cellulare dei desossinucleotidi. Inoltre é solo un debole inibitore delle DNA polimerasi alfa e beta dei mammiferi. Inoltre la lamivudina-TP ha scarsi effetti sul contenuto in DNA delle cellule dei mammiferi.

In saggi sui potenziali effetti delle sostanze sulla struttura mitocondriale e sul contenuto e funzione del DNA, la lamivudina è risultata priva di effetti tossici apprezzabili. Ha un bassissimo potenziale nel diminuire il contenuto di DNA mitocondriale, non viene incorporata all’interno del DNA mitocondriale in maniera permanente e non funge da inibitore della DNA polimerasi gamma mitocondriale.

Esperienza clinica

In studi controllati, in pazienti HBeAg positivi, un anno di terapia con lamivudina ha soppresso significativamente la replicazione dell’HBV DNA (nel 34-57 % dei pazienti), normalizzato i livelli di ALT (nel 40-72 % dei pazienti), indotto sieroconversione HBeAg (scomparsa di HBeAg e HBV DNA con rilevazione di HBeAb, nel 16-18 % dei pazienti) e� miglioramento istologico

(nel 38-52 % dei pazienti) e ridotto la� progressione a fibrosi (nel 3-17 % dei pazienti) e la progressione a cirrosi.

In pazienti HBeAg positivi che non erano andati incontro a sieroconversione HBeAg, in studi controllati della durata di un anno, ed erano stati di conseguenza trattati con lamivudina per due anni, 77 pazienti su 128 (60%) avevano evidenziato� un miglioramento dell'infiammazione epatica, 26 pazienti su 51(51 %)� avevano evidenziato un miglioramento nella progressione a fibrosi.

In uno studio condotto su 58 pazienti asiatici, in terapia con lamivudina per� 4 anni, si è evidenziata una� sieroconversione HBeAg (perdita di HBeAg con rilevazione HBeAb) in 27 pazienti su 58 e in 24 pazienti su 41 che avevano all’inizio della terapia valori anormali di� ALT.

La sieroconversione HBeAg� è risultata persistente� in 34 pazienti su 42 seguiti� per circa due anni dopo la sospensione del trattamento. Inoltre in 9 pazienti� si è osservata la sieroconversione HBsAg.

In pazienti che non hanno avuto la sieroconversione HBeAg, durante il trattamento, la sospensione della lamivudina determina una ricomparsa della replicazione dell’HBV con un ritorno sia del DNA dell’HBV e dei valori sierici di aminotransferasi ai valori pre-trattamento entro 2-6 mesi.

L’incidenza di varianti YMDD dell’HBV (vedi 4.4 Speciali avvertenze ed opportune precauzioni d'impiego) rilevate attraverso la reazione a catena della polimerasi, aumenta con la durata del trattamento; 20 % dopo 1 anno, 53 % dopo 3 anni, 70 % dopo 4 anni e può essere più alta nei pazienti immunocompromessi.

I pazienti con varianti YMDD dell'HBV quando mantenuti in trattamento con lamivudina, mostrano� un� miglioramento persistente dei marker sierici biochimici e virologici e dei parametri istologici� e possono presentare sieroconversione HBeAg.

Le varianti YMDD dell’HBV, sembrano avere una minor capacità replicativa invivo e il 53 % ritorna al tipo selvaggio entro 4 mesi dalla sospensione del trattamento.

Nei pazienti che seguivano la terapia, la presenza di un valore di ALT > 1.3 volte il limite superiore del range di riferimento e simultaneamente di un singolo valore sierico di HBV DNA superiore a

20 pg/ml nel test di ibridizzazione, era associato con un 99 % di possibilità di ospitare la variante YMDD dell’HBV.

Dati preliminari indicano, che l’efficacia della lamivudina nei pazienti con infezione da mutante pre-core dell’HBV, può essere simile a quella vista in quei pazienti con infezione da tipo selvaggio dell’HBV, per esempio 71 % soppressione dell’HBV DNA, 67 % normalizzazione dell’ALT e 38 % miglioramento mediante l’indice di� Knodell HAI ad un anno di trattamento. Dopo un anno di trattamento con lamivudina, nella maggior parte dei pazienti con mutanti pre-core dell'HBV si è osservata una ripresa� della replicazione virale dopo trattamento. Dati limitati indicano� che il prolungamento del trattamento con lamivudina (a 2 anni) mantiene la soppressione del DNA dell'HBV e la normalizzazione dell' ALT in questa popolazione di pazienti. L'incidenza di eventi avversi gravi in qualunque momento, durante e dopo il trattamento, si è rivelata bassa e simile nei pazienti� pre-core, sia con� che� senza varianti YMDD dell'HBV.

In pazienti con malattia epatica scompensata non sono stati intrapresi studi controllati con placebo perchè considerati inappropriati. In studi non controllati, nei quali la lamivudina veniva somministrata prima e durante il trapianto, veniva dimostrata un'efficace soppressione dell'HBV DNA e la normalizzazione dell' ALT. Quando la terapia con lamivudina è stata� protratta dopo il trapianto, si verificavano una riduzione del tasso di re-infezione del trapianto da parte dell'HBV, un aumento della perdita dell' HBsAg e un tasso di sopravvivenza ad un anno dal trapianto� del 76 - 100 %.

Come previsto, a causa della concomitante immunosoppressione, il tasso di insorgenza di varianti

YMDD dell'HBV dopo 52 settimane di trattamento, è stato più alto (36% - 64%) nella popolazione

con trapianto del fegato rispetto ai pazienti immunocompetenti con epatite cronica B (14% - 32%).

Tuttavia alcuni studi hanno evidenziato che l'emergenza di varianti YMDD non è strettamente� associata� con la progressione della malattia epatica e la maggior parte dei pazienti può continuare a trarre beneficio dal proseguimento della terapia con lamivudina.

Lamivudina è stata somministrata ai bambini e agli adolescenti con epatite cronica B compensata in uno studio controllato con placebo di 286 pazienti di età compresa tra i 2 e i 17 anni. Questa popolazione era costituita� per la maggior parte da bambini� con epatite B minima. Un dosaggio di 3 mg/kg una volta al giorno (fino ad un massimo di 100 mg al giorno) è stato impiegato nei bambini di età compresa tra i 2 e gli 11 anni e un dosaggio di 100 mg una volta al giorno negli adolescenti di età pari o superiore ai 12 anni.� Tale dosaggio necessita� di essere ulteriormente convalidato.

La differenza negli indici di sieroconversione HBeAg (scomparsa dell’HBeAg e HBV DNA con� rilevazione di HBeAb) tra i gruppi trattati con placebo e quelli trattati con lamivudina� non era statisticamente significativa� in questa popolazione (gli indici dopo un anno erano 13% (12/95) contro 22% (42/191); p= 0.057). L’incidenza di varianti YMDD dell’HBV era del 19% (31/166) alla 52o settimana fino a raggiungere il 45% (53/118) nei pazienti trattati ininterrottamente per 18 mesi.

Non è stata osservata alcuna sieroconversione HBeAg nei pazienti con varianti YMDD dell’HBV.

05.2 Propriet� farmacocinetiche - [Vedi Indice]

Assorbimento: la lamivudina è ben assorbita nel tratto gastrointestinale, e la biodisponibilità della lamivudina orale negli adulti è compresa normalmente tra l'80 e l'85 %. A seguito di somministrazione orale, il tempo di picco (tmax) medio della concentrazione sierica massima (Cmax) è di circa 1 ora. A dosi terapeutiche, cioè 100 mg/die, la Cmax è dell'ordine di 1,1-1,5 µg/ml, ed i valori minimi sono 0,015-0,020 µg/ml.

La somministrazione della lamivudina in concomitanza con il cibo determina un ritardo del tmax e una diminuzione del Cmax (ridotto fino al 47 %). Tuttavia, non essendo influenzato il tasso (calcolato in base alla AUC) di lamivudina assorbita, la lamivudina può essere somministrata con o senza cibo.

Distribuzione: studi in seguito alla somministrazione per via endovenosa mostrano che il volume medio di distribuzione è pari a 1,3 l/kg. La lamivudina mostra una farmacocinetica lineare nell’ambito delle dosi terapeutiche ed evidenzia una bassa percentuale di legame plasmatico con l’albumina.

Dati limitati mostrano che la lamivudina penetra nel sistema nervoso centrale e raggiunge il fluido cerebrospinale. Il rapporto medio tra la concentrazione della lamivudina nel liquor e nel siero, dopo 2-4 ore dalla somministrazione orale, è di circa 0,12.

Metabolismo: la lamivudina viene escreta, immodificata, principalmente per via renale. A causa del limitato metabolismo epatico (5-10 %) e del ridotto legame con le proteine plasmatiche, è bassa la probabilità di interazioni metaboliche di altre sostanze con la lamivudina.

Eliminazione: il valore medio di clearance sistemica della lamivudina è circa 0,3 l/h/kg. Il tempo medio di eliminazione osservato è compreso fra le 5 e le 7 ore. La lamivudina è prevalentemente escreta immodificata nelle urine attraverso filtrazione glomerulare e secrezione attiva (sistema di trasporto dei cationi organici). La clearance renale è responsabile del 70 % dell’eliminazione della lamivudina.

Categorie speciali di pazienti:

Studi in pazienti con insufficienza renale mostrano che l’eliminazione della lamivudina è influenzata dalla disfunzione renale. È necessaria una riduzione della dose in quei pazienti con clearance della creatinina inferiore a 50 ml/min. (vedi 4.2 Posologia e modo di somministrazione).

La farmacocinetica della lamivudina non è modificata dalla disfunzione epatica. Dati limitati su pazienti sottoposti a trapianto di fegato mostrano che lo scompenso della funzionalità epatica non influenza la farmacocinetica della lamivudina in maniera significativa, a meno che non si accompagni a disfunzione renale.

Sulla base del profilo farmacocinetico della lamivudina è ipotizzabile che nei pazienti anziani il normale invecchiamento con il concomitante declino della funzionalità renale non abbia significativi effetti clinici sull’esposizione alla lamivudina, se si escludono i pazienti con clearance della creatinina inferiore a 50 ml/min. (vedi 4.2 Posologia e modo di somministrazione).

05.3 Dati preclinici di sicurezza - [Vedi Indice]

Negli studi di tossicità nell'animale, la somministrazione di lamivudina ad alte dosi non è stata associata ad alcuna rilevante tossicità d'organo. Alle dosi più elevate, sono stati osservati effetti minori sugli indicatori della funzionalità epatica e renale, oltre che occasionali riduzioni nel peso del fegato. Una riduzione del numero di eritrociti e di neutrofili è stata identificata come l’effetto probabilmente più rilevante dal punto di vista clinico. Questi eventi sono stati riferiti raramente durante gli studi clinici.

La lamivudina non si è dimostrata mutagena nei test sui batteri ma, come molti analoghi dei nucleosidi, ha presentato attività in un test citogeneticoin vitro e nel test sul linfoma del topo. La lamivudina non è genotossica in vivo a dosi che inducono concentrazioni plasmatiche circa 60-70 volte più alte dei livelli plasmatici previsti in ambito clinico. Poichè l'attività mutagenain vitro della lamivudina non è stata confermata dai test in vivo, ne consegue che la lamivudina non dovrebbe rappresentare un rischio genotossico per i pazienti in trattamento.

I risultati di studi a lungo termine di cancerogenesi con la lamivudina nel ratto e nel topo non hanno mostrato alcun potenziale cancerogeno.

06.0 INFORMAZIONI FARMACEUTICHE - [Vedi Indice]

06.1 Eccipienti - [Vedi Indice]

Le compresse sono di color caramello, rivestite con film, a forma di capsula, biconvesse, con impresso “GX CG5” su un lato e contengono i seguenti eccipienti:

Nucleo della compressa:

Cellulosa microcristallina

Sodio amido glicolato

Magnesio stearato

Rivestimento della compressa:

Ipromellosa

Titanio biossido

Macrogol 400

Polisorbato 80

Ossidi sintetici di ferro giallo e rosso

06.2 Incompatibilità - [Vedi Indice]

Non� pertinente

06.3 Periodo di validità - [Vedi Indice]

Tre anni.

06.4 Speciali precauzioni per la conservazione - [Vedi Indice]

Conservare a temperatura non superiore ai 30°C

06.5 Natura e contenuto della confezione - [Vedi Indice]

Confezione contenente 28 o 84 compresse rivestite con film in blister Al/PVC.

06.6 Istruzioni per l'uso e la manipolazione - [Vedi Indice]

Nessuna istruzione particolare

07.0 TITOLARE DELL'AUTORIZZAZIONE ALL'IMMISSIONE IN COMMERCIO - [Vedi Indice]

Glaxo Group Ltd

Greenford Road

Greenford

Middlesex UB6 0NN

Regno Unito

08.0 NUMERO DI AUTORIZZAZIONE ALL'IMMISSIONE IN COMMERCIO - [Vedi Indice]

EU/1/99/114/001 �������� A.I.C. N. 034506016

EU/1/99/114/002��������� A.I.C. N. 034506028

09.0 REGIME DI DISPENSAZIONE AL PUBBLICO - [Vedi Indice]

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- [Vedi Indice]

29 Luglio 1999

- [Vedi Indice]

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12.0 DATA DI REVISIONE DEL TESTO - [Vedi Indice]

02 Aprile 2002

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