LA CLANDESTINITA’







Alloggio segreto in Prinsengracht


L’edificio di Prinsengracht ha una struttura tanto complicata che una persona non può scoprire velocemente il nascondiglio.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Alloggio segreto


49    Magazzino
57    Ufficio privato con cucina
115  Stanza di Anne Frank e Fritz Pfeffer
141  Bagno
97    Stanza di Otto, Edith e Margot Frank
147  Stanza di Hermann e Auguste van Pels
163  Stanza di Peter van Pels e soffitta
91    Pianerottolo con libreria girevole


Nel magazzino al pianoterra lavorano alcuni operai ed il capo magazziniere Johan Voskuijl, il padre di Bep Voskuijl, un’impiegata che aiuta assieme agli altri i rifugiati.
Ad eccezione di Johan Voskuijl, gli altri operai non sono al corrente della presenza dei rifugiati. Come i vicini, essi rappresentano perciò una costante fonte di preoccupazione per gli inquilini dell’alloggio segreto. Quando Johan Voskuijl si ammala gravemente, viene sostituito da Willem van Maaren, che ispira poca fiducia a tutti i clandestini.

“Probabilmente Van Maaren sospetta anche la nostra presenza; dispone libri e foglietti nel magazzino sugli angoli più esterni, così che cadono al solo passarci accanto ……” (Diario di Anne Frank, 25 aprile 1944).




 

Il retro del magazzino dove si pesano ed imballano le spezie macinate.


Di giorno dobbiamo camminare in punta di piedi e parlare sottovoce, perché nel magazzino non devono sentirci.”

(Diario di Anne Frank, 11 luglio 1942)

Quando il personale della ditta va a casa, i rifugiati lasciano il loro nascondiglio e si spostano nei locali dell’impresa o nell’ufficio privato, come Anne lo chiama. L’ufficio è al primo piano, sotto l’alloggio segreto, e viene usato solo per colloqui d’affari. Lì accanto vengono spesso sistemate le provviste per i rifugiati. La cucina è importante soprattutto per il bucato. Per gli inquilini segreti, l’ufficio privato è un luogo in cui la sera e nel fine settimana possono fare il bagno, lavorare e ascoltare la radio. Dalla cucina prendono l’acqua calda. Anne e Peter sbirciano fuori attraverso le finestre.

“Sono scesa da sola e ho guardato fuori dalla finestra dell’ufficio provato e della cucina. Non è un’illusione che vedere il cielo, le nuvole, la luna e le stelle mi rassereni molto più della valeriana e del bromuro e mi riempia di un senso di attesa. La natura mi fa sentire umile e pronta ad affrontare con coraggio ogni prova! Ma doveva andare così, posso vedere la natura solo qualche rara volta attraverso i vetri impolverati, dietro le tende sporche.”
(Diario di Anne Frank, 13 giugno 1944)

“Ieri sera siamo andati in quattro nell’ufficio privato ed abbiamo ascoltato la radio inglese. Avevo così paura che qualcuno ci sentisse da supplicare letteralmente papà di risalire con me. La mamma ha capito la mia ansia e mi ha accompagnata di sopra” (Diario di Anne Frank, 11 luglio 1942)

“Ieri sbirciando tra le tende ho visto due ebrei, sembrava un miracolo. Sono stata assalita da una strana sensazione, come se li avessi traditi e stessi a spiare la loro miseria.” (Diario di Anne Frank, 13 dicembre 1942)

 



Quando il 6 luglio 1942 i clandestini arrivano all’alloggio segreto, qui c’è ancora una normalissima porta con un paio di gradini che portano al rifugio.

“Nessuno potrebbe immaginare che dietro questa semplice porta grigia si celino tante stanze…” (Diario di Anne Frank, 9 luglio 1942).

I Frank ed i Van Pels erano nascosti da più di un mese quando decidono di celare la porta che conduce all’alloggio segreto. Per fare ciò è necessario eliminare il gradino e la porta grigia di accesso al rifugio viene abbassata. Il capo magazziniere Voskuijl costruisce una libreria girevole. Nello spazio davanti alla libreria (il “pianerottolo”) si trova una scaletta che conduce al piano inferiore, agli uffici del primo piano. I benefattori usano questa scala per raggiungere l’alloggio segreto. La sera e nel fine settimana i clandestini lasciano il loro rifugio, scendendo per questa stessa scala, per recarsi nei locali degli uffici.



Pianerottolo con libreria girevole
 










Stanza di Otto, Edith e Margot Frank


Durante la clandestinità la famiglia Frank passa gran parte della giornata in questa stanza. Dopo l’arrivo di Fritz Pfeffer Margot dorme qui con i genitori. La tensione tra i membri della famiglia a volte cresce, ma in altri momenti stanno insieme in grande armonia.

Dall’inizio della clandestinità Otto ed Edith segnano quanto crescono le loro figlie sulla carta da parati; ancora oggi sono visibili i segni che indicano l’aumento di statura di Anne e Margot: Anne è cresciuta di tredici centimetri e Margot circa cinque.

Otto controlla che le figlie e Peter studino con diligenza e li aiuta quando è necessario nella speranza che la guerra si concluda velocemente e di non essere rimasti troppo indietro con i programmi scolastici. Il 6 aprile 1944 Anne si lamenta nel diario: “L’algebra, la geometria piana e il calcolo mi sono antipatiche, tutte le altre materie mi piacciono e più di tutto la storia!”.

Margot, oltre a studiare tutte le altre materie, impara l’inglese, il francese e il latino con corsi per corrispondenza; Bep Voskuijl si iscrive ad un corso che in realtà viene eseguito da Margot. L’insegnante non immagina che la sua allieva sia una ragazza ebrea che vive in un nascondiglio.

Anne scrive al riguardo: “I compiti spediti da Margot vengono rimandati indietro corretti da un insegnante. Margot scrive a nome di Bep. L’insegnante è gentile ed a volte spiritoso, di certo è contento di avere una studentessa tanto brava.” (Diario di Anne Frank, 17 novembre 1943)

Edith Frank nel nascondiglio tiene pulite le varie stanze e lava i piatti. Inoltre legge molto e segue, come Margot, un corso per corrispondenza. Anne scrive nel diario: “La signora Frank: impara l’inglese con i corsi per corrispondenza; legge di tutto, eccetto i libri gialli.” (16 maggio 1944).
Per lei la clandestinità è un periodo estremamente difficile: non va molto d’accordo con i Van Ples ed ha poca fiducia in un lieto fine della vicenda ma, nonostante il suo pessimismo, perfino lei fa progetti per il dopoguerra.

Sulla parete di questa stanza è ancora oggi appesa la carta della Normandia, ritagliata dal quotidiano De Telegraaf, dove Otto Frank segnava i progressi dell’offensiva degli alleati.
Ogni giorno i clandestini seguono alla radio l’avanzata delle truppe alleate. Anne scrive: “This is D-day’, ha annunciato la radio inglese alle dodici ed infatti è così! This is the day’, l’invasione è iniziata! Stamani alle otto gli inglesi hanno dato la notizia di pesanti bombardamenti su Calais, Boulogne, Le Havre e Cherbourg come su Pas de Calais. Secondo fonti tedesche reparti di paracadutisti inglesi sono atterrati sulla costa francese. La BBC comunica: ‘Navi da sbarco inglesi in lotta con la marina tedesca “ (16 giugno 1944).

“L’alloggio segreto è in subbuglio! Si sta veramente avvicinando la tanto attesa liberazione, la liberazione di cui si è tanto parlato, ma che è troppo bella, troppo favolosa per essere vera? Quest’anno, il 1944, ci porterà la vittoria? Non lo sappiamo ancora, ma la speranza di fa rivivere, ci ridona coraggio, ci fa tornare forti. Forse, dice Margot, in settembre o in ottobre potrò tornare a scuola”. (6 giugno 1944).





La stanza di Anne Frank e Fritz Pfeffer


Per alcuni mesi questa è la cameretta di Anne e Margot. Nel novembre del 1942 il nuovo arrivato Fritz Pfeffer dividerà la stanza con Anne e Margot dividerà la stanza con i genitori.

Inizialmente ad Anne piace il nuovo compagno di stanza, ma ben presto i brani del diario che lo riguardano rivelano un giudizio negativo. Entrambi desiderano restare nella stanzetta per scrivere, leggere o lavorare e ciò causa parecchi scontri. Solo a letto Anne può pensare in pace a se stessa, agli altri rifugiati, al mondo esterno pieno di pericoli ed agli eventi quotidiano. Speranza, ansia, abbattimento, desiderio di vivere, innamoramento, allegria: nel diario descrive tutti questi stati d’animo.

Sui muri della sua stanza Anne attacca fotografie della sua raccolta. Le immagini ci fanno comprendere la varietà dei suoi interessi. Si tratta di foto di stelle del cinema, della natura, della storia, delle famiglie reali; Leonardo da Vinci e Rembrant accanto a Greta Garbo e Ginger Rogers.

La nostra camera con i suoi muri nudi era finora molto spoglia; grazie a papà che aveva pensato di portare qui la mie intera collezione di cartoline e di fotografie di stelle del cinema ho coperto il muro con la colla e ne ho fatto un grande poster!” (11 luglio 1942).



Anne ha moltissimi hobby ed interessi. Il 6 aprile 1944 li descrive nel diario: “In primo luogo: Scrivere, ma non lo considero un hobby.” Poi nomina la ricerca degli alberi genealogici delle case reali. “Il mio terzo hobby è la storia e per questo papà mi ha già comprato molti libri.”

Anne fantastica spesso di fare la carriera come attrice negli Stati Uniti e scrive anche un breve racconto dal titolo “Le illusioni di una stella” in cui Anne immagina di arrivare a Hollywood come ospite di una famosa star, ma la realtà è bel diversa dai sogni e “le illusioni di fama svaniscono per sempre” (24 dicembre 1943)

Sulle pareti della stanza di Anne Frank è ancora attaccata, tra le altre, una cartolina della famiglia reale olandese che durante la guerra è espatriata in Canada. La cartolina era stata fatta circolare nei Paesi Bassi dal giornale clandestino della resistenza Trouw.
“Bep ha fatto fare apposta per me una cartolina con tutti i membri della famiglia reale. Juliana ha un aspetto molto giovanile, come la regina del resto. Le tre ragazze sono graziose. Proprio gentile da parte di Bep, non trovi?” (30 dicembre 1943).
Anne siede volentieri al tavolo della sua camera a scrivere, leggere e studiare, ma anche Pfeffer ne vuole fare uso. Anne gli chiede “(molto educatamente) se non gli dispiace che io stia al tavolo in camera due volte alla settimana il pomeriggio dalle quattro alle cinque e mezzo. Dalle due e mezzo alle quattro siedo lì ogni giorno mentre Pfeffer dorme e poi la camera ed il tavolo sono territorio proibito.” (13 luglio 1943).
Pfeffer però rifiuta, affermando che le occupazioni di Anne non sono da prendere sul serio.



Anne corre dal padre, che a sua volta si mette a discutere con Pfeffer. “E’ andata avanti così per un pò. Papà difendeva il mio egoismo e il mio “lavoro inutile” e Pfeffer continuava a brontolare. Ma alla fine Pfeffer ha dovuto cedere ed io ho avuto il permesso di lavorare indisturbata al tavolo due pomeriggi a settimana. Pfeffer aveva un’aria abbattuta, non mi ha rivolto la parola per due giorni e ha voluto lo stesso essere al tavolo dalle cinque alle cinque e mezzo…. infantilismo, naturalmente. Quando si ha 54 anni e si mantengono abitudini tanto pedanti e meschine, vuol dire che si è così di natura e che non si può cambiare.” (13 luglio 1943).

Martedì 28 marzo 1944 è una giornata importante per Anne :”Ieri sera il ministro Bolkestein ha annunciato a radio Oranje che dopo la guerra di terrà una raccolta di diari. Naturalmente tutti si sono buttati sul mio diario. Immaginati quanto sarebbe interessante se io pubblicassi un romanzo sull’alloggio segreto. Dal titolo la gente penserebbe che si tratta di un giallo” (29 marzo 1944)

Poi Anne decide di riscrivere i testi del diario per poterli pubblicare in un secondo momento. “Diventerò mai giornalista o scrittrice? Lo spero, lo spero con tutto il cuore perché scrivendo posso fissare sulla carta tutto, i miei pensieri, i miei ideali ed i miei sogni.” (5 aprile 1944)

Di tanto in tanto Anne è assalita da dubbi sul risultato finale di ciò che ha scritto. “E’ tutto una gran confusione, mancano i legami logici, a volte sono in preda a dubbi terribili, chi vorrà mai leggere la mia valanga di parole? Il titolo adatto per queste sciocchezze sarà ‘Gli sfoghi di un brutto anatroccolo“. (14 aprile 1944)


La sera e la notte a letto Anne ha la possibilità di riflettere su se stessa e gli altri.

“Eh sì, la sera quando sono sola mi vengono in mente tante cose, e anche di giorno, quando devo sopportare persone che non posso soffrire o che fraintendono sempre le mie intenzioni. Per questo alla fine mi rivolgo sempre al mio diario, è il mio punto di partenza e di arrivo perché Kitty è sempre paziente. Le prometto di tenere duro nonostante tutto, di seguite la mia strada ricacciandomi le lacrime in gola” (7 novembre 1942)

Anne desidera ardentemente poter uscire.

“Se qualcuno arriva da fuori, con il vento nei vestiti ed il freddo sul viso, vorrei infilare la testa sotto le coperte per smettere di pensare:’quando potremo nuovamente respirare l’aria fresca?’ Ma siccome non lo posso fare – devo tenere la testa ben dritta e fiera – questi pensieri tornano ad assalirmi, non una volta, ma innumerevoli volte. Credimi, quando si è rinchiusi da un anno e mezzo certi giorni non si resiste più. Andare in bicicletta, ballare, fischiare, conoscere il mondo, sentirmi giovane, sapere che sono libera, questo è ciò che desidero …” (24 dicembre 1943)

A volte Anne si dispera.

“La sera a letto mi vedo in carcere da sola, senza papà e mamma, a volte mi vedo vagare per strada, oppure l’alloggio segreto è in fiamme, o ci vengono a prendere di notte; allora mi nascondo sotto il letto, piena d'’ansia. E tutto mi sembra così reale, come se lo stessi vivendo. Per di più mi resta la sensazione che tutto questo possa veramente accaderci! Non posso immaginare che il mondo per noi torni ad essere come prima”. (8 novembre 1943)

“Margot e mamma sono nervose. Sst.. papà, zitto Otto. Adesso vieni qui, non puoi più far scorrere l’acqua. Cammina piano! Queste sono le varie raccomandazioni per papà quand’è nel bagno”
23 agosto 1943

 

 

 

Il bagno


Quando otto persone usano lo stesso bagno e la stessa toletta significa che spesso devono attendere il proprio turno. Un altro problema è che la stanza spesso non può venire utilizzata perché il rumore dell’acqua corrente può tradire la presenza dei clandestini. Lo sciacquone del WC può venire tirato di giorno, durante l’orario di lavoro, ma non troppo di frequente. Nel magazzino possono sentirlo, ma non devono sospettare che il rumore sia provocato da altri e non dal personale dell’ufficio.

La toilette è anche il posto in cui i clandestini si ritirano di tanto in tanto per godere un pò di privacy nel rifugio troppo affollato.

“Improvvisamente ho sentito le lacrime rispuntare e sono corsa dabbasso nel gabinetto, prendendo in fretta lo specchio mentre scendevo. Sono rimasta lì anche quando ero già pronta, completamente vestita, mentre le mie lacrime macchiavano il rosso del mio grembiule e mi sentivo profondamente triste” (19 febbraio 1944)

Fritz Pfeffer si reca spesso in bagno per essere solo. Anne ci dà questa descrizione del dentista: “I pantaloni gli arrivano alle ascelle, addosso ha una giacchetta rossa, le pantofole di lacca nera e gli occhiali con la montatura d’osso. Lo si vede sempre al tavolino, sempre al lavoro ma senza fare alcun progresso, si stacca dal tavolo solo per il sonnellino pomeridiano, i pasti e … per andare nel suo posticino preferito … il gabinetto. Tre, quattro, cinque volte al giorno c’è qualcuno impaziente davanti alla porta, con la maniglia in mano, saltellando da una gamba all’altra, quasi scoppiando. Credete che ciò disturbi Pfeffer? Vi sbagliate.” (9 agosto 1943)

Anne continua ad irritarsi per le frequenti visite di Pfeffer alla toilette. “Oggi pomeriggio, con animo fermo, hi preso un pezzo di carta rosa e ci ho scritto sopra:
Orario per l’uso del gabinetto del signor Pfeffer
mattina: ore 7.15 – 7.30
pomeriggio: dopo l’1
e poi a scelta!
Ho fissato il pezzo di carta sulla porta verde del WC mentre lui era ancora dentro. Avrei potuto aggiungervi: in caso di mancato rispetto di queste misure la porta verrà chiusa a chiave! perché il nostro WC si può chiudere sia dall’interno che dall’esterno.”
(9 maggio 1944)

La stanza di Hermann e Auguste van Pels

La stanza di Hermann e Auguste van Pels è situata al piano superiore dell’alloggio segreto e funge anche da ritrovo per la piccola comunità di rifugiati. A mezzogiorno vengono a mangiare in questa stanza i benefattori dell’ufficio. La sera tutti ed otto i clandestini insieme a Bep Voskuijl cenano in questo grande tavolo. I Van Pels hanno quindi ancor meno intimità della famiglia Frank. I pasti insieme sono occasioni per stare in compagnia, ma anche spesso di battibecchi, ad esempio sull’educazione: che una pietanza non piaccia è impensabile per i Van Pels, mentre per Anne è normale. Con il passare del tempo la clandestinità comincia a pesare sempre di più. Le provviste divengono sempre più scarse mentre la tensione cresce.

In questa stanza i clandestini si raccolgono per preparare i pasti, per mangiare e nei momenti di paura. Ciascuno sbriga una parte delle faccende domestiche, ma anche questo fa scoppiare a volte dei litigi.
Secondo Hermann van Pels, Anne e Margot “farebbero meglio ad aiutare un pò di più invece di stare sempre sepolte nei libri, le ragazze non hanno bisogno di imparare tanto!” Edith Frank non è però d’accordo e quindi “nessun cambiamento ha luogo”.

Hermann van Pels è un buongustaio, fa volentieri una battuta e può essere di cattivo umore quando le sigarette scarseggiano. Ha opinioni decise in politica e si lancia volentieri in speculazioni sulla durata della guerra. Al contrario degli altri inquilini dell’alloggio segreto non segue alcun corso, ma gli piace cercare informazioni nell’enciclopedia “legge preferibilmente romanzi gialli, libri di medicina, storielle d’amore eccitanti” come racconta Anne. Durante la clandestinità lavora per la ditta, la sera va regolarmente nel magazzino dove vengono preparati i misti d’erbe aromatiche.

“Interviene continuamente, ha un’opinione su tutto e quando ha detto qualcosa non ammette di essere contraddetto. Se qualcuno osa farlo, deve essere in gamba, perché, beh … può soffiarti addosso come un gatto .. io non mi ci metto proprio … Basta provarlo una volta sola! Lui ha sempre l’opinione più giusta, è quello che sa sempre di più. Che sia un uomo intelligente è indubbio, ma la sua presunzione è enorme”. (9 agosto 1943)

Auguste van Pels è una “casalinga modello”; di solito è lei a preparare i pasti per i clandestini nel nascondiglio. Anne ha opinioni sempre diverse sulla “signora”: può riempire pagine e pagine su di lei, di tanto in tanto riescono a comunicare veramente, ma un attimo dopo Anne la trova insopportabile e presuntuosa, poi di nuovo allegra, solerte e impeccabile.
Auguste legge volentieri biografie e romanzi, studia l’inglese seguendo corsi per corrispondenza, passa il resto del tempo lavorando a maglia, cucinando, facendo il bucato e, se dobbiamo credere ad Anne, lamentandosi e seminando zizzania. Fa anche ginnastica.

Guardare fuori dall’alloggio segreto è pericoloso: anche prendere una boccata d’aria fresca di giorno è impossibile. Queste restrizioni non istigano certo al buonumore. “Stamani la signora era di cattivo umore; nient’altro che lamenti, prima sul raffreddore, poi sulla mancanza di pasticche per la gola, poi sui continui starnuti, quindi che il sole non brilla, che l’invasione si fa attendere, che non si può nemmeno guardare fuori dalla finestra e così via. Ci siamo sbellicati dalle risate e non doveva essere tanto grave perché anche lei rideva assieme a noi” (27 aprile 1944)

La stanza di Peter van Pels


La sua stanza… che cos’è in realtà? Non è che una specie di pianerottolo per andare in soffitta, piccolissima, buia e umida, ma lui ne ha fatto una vera camera” (22 febbraio 1944)


Anne nei suoi racconti descrive dettagliatamente la cameretta di Peter van Pels. Per esercitarsi a scrivere inventa un’intervista fittizia con Peter. “La mia prima intervista” inizia appunto con un’ampia descrizione della stanza.

Nel mezzo della camera di Peter c’è la scala che porta alla soffitta del nascondiglio. Questo è l’unico luogo dove Anne e Peter possono essere soli e, durante i giorni feriali, Anne passa qui tre quarti d’ora per prendere una boccata d’aria fresca. Durante la clandestinità in soffitta vengono conservate le provviste ed i libri.


Soffitta

Nei primi tempi Anne non trova Peter simpatico, lo giudica noioso, ma col passare del tempo cambia opinione su di lui al punto da innamorarsene. Da lui avrà il suo primo bacio.

“Ma… c’è un altro che domina completamente i miei umori ed è… Peter. Oh, quanto è caldo il suo sguardo! Non manca molto e mi innamorerò di lui. In ogni caso stiamo imparando a conoscerci meglio. Vorrei già che osassimo affrontare molti più argomenti. Mah chissà, forse quel momento arriverà prima di quanto io pensi! Già ora mi lancia un paio di volte al giorno un’occhiata d’intesa, io gli faccio un cenno di ritorno e poi siamo tutti contenti.” (3 marzo 1944)

Anne desidera ardentemente un bacio da Peter, un bacio che non viene. Forse non è innamorato di lei. “Non sono abituata a dividere le mie preoccupazioni con qualcuno, non mi sono mai attaccata alla mamma. Eppure adesso vorrei posare la testa sulla sua spalla e rimanere così, tranquilla” (1 aprile 1944)

Una sera è assieme a Peter sul divano nella sua camera “Mi accarezzava un pò maldestro la guancia ed il braccio, giocherellava con i miei riccioli e le nostre teste erano accostate. Non so bene come ho fatto il movimento giusto, ma prima di scendere mi ha dato un bacio, tra i capelli, metà sulla guancia, metà sull’orecchio. Sono corsa giù senza voltarmi, piena di attesa per quello che accadrà oggi” (16 aprile 1944)

Col passare del tempo Anne inizia ad allontanarsi da Peter: si accorge che lui ha maggior bisogno di tenerezza di lei. “Arrossisce ancora ogni sera quando ci diamo il bacio della buonanotte …. Peter è un tesoro ma nel mio intimo io mi sono già rinchiusa" (19 maggio 1944)

Dopo che l’innamoramento è un pò passato, Anne riprendere a scrivere su se stessa e i suoi pensieri diventano più profondi.

“C’è un tratto caratteristico della mia personalità che chiunque mi conosca da tempo deve aver notato, ed è la conoscenza di me stessa. Posso osservarmi in tutto ciò che faccio, come se fossi un’estranea, Senza presunzioni o senza scuse mi confronto con la Anne di tutti i giorni e osservo che cosa fa bene e che cosa fa male. Mi giudico in tantissime cose e comprendo sempre di più quanto siano vere le parole di papà: Ogni bambino deve educare se stesso”
(15 luglio 1944)

“Vedo il mondo mutare lentamente in un deserto, sento sempre più spesso avvicinarsi il tuono che ci ucciderà, provo la sofferenza di milioni di persone. Eppure, se guardo il cielo penso che tutto questo si concluderà per il meglio, che questa crudeltà finirà, che nel mondo regnerà nuovamente la tranquillità e la pace. Nel frattempo devo preservare intatti i miei ideali, nei tempi che verranno forse potrò ancora metterli in pratica” (15 luglio 1944)

Due settimane più tardi, martedì 1 agosto 1944, Anne scrive per l’ultima volta nel diario.


 

 

 



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