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MEDIATECA 1939 - 1945

1939 - filmato a colori della Germania nazista
BBC Audio Churchill 1 (traduzione 2 - 3
1940 W. Churchill: "This was their finest hour"
La vita di Winston Churchill (1874 - 1965)
Cabinet War Room
1939 - 1945: Timeline
Foto Seconda Guerra Mondiale
1940,10 Giugno: dichiarazione di guerra di Mussolini
The Great Crusade (cinegiornale USA 1945) finestra
Jux Box anni '40  1 - 2 - 3 - 4       1937: Lili Marlene
1940 "Mamma" -  1942 "La Strada nel Bosco"
Dicembre 1940: Raid aerei su Londra  1 - 2
1941, 7 dicembre: attacco a Pearl Harbour
1942 - "Casablanca"
1942, Conferenza di Wannsee
Cartine Offensiva in Italia: Anzio - cartina  Cassino
1944 - "cicalino" trasmissioni BBC per l'Europa occupata
1944 Americani a Roma

Album fotografico della Shoah (pdf)

Album fotografico anni '40
6 Giugno 1944: D-Day
D-Day - cartina militare del primo giorno dell'Invasione
6 Agosto 1945: Hiroshima
Berlino: 1936 - 1945, La caduta degli "dei"
1939 - 1945 - Grida dalla Terra: "le cifre"
1939 - 1945 - Grida dalla Terra: i Lager

 

ANNO 1939

 

 

 

All' inizio del 1939 la geografia politica dell'Europa mostra già tutte le numerose e complesse cause che fra poco scateneranno la II Guerra Mondiale.

L'alleanza tra nazismo e fascismo scardina le basi dell'assetto internazionale.
Mentre la Germania di Hitler persegue la propria politica di espansione a est, l'Italia di Mussolini guarda oltre che al Mediterraneo e all'Africa, anche alla Penisola Balcanica.
Infatti, dopo l'annessione della Libia avvenuta l'anno prima, il 29 ottobre, la notte del 24-25 MARZO, Mussolini invia all'Albania il suo minaccioso "ultimatum".

Mussolini é sconcertato e invidioso dei successi che sta ottenendo Hitler ( "ogni volta che prende uno Stato, mi manda un messaggio"). Agisce ora come ha fatto il Furher in Austria, Boemia, Moravia e Slovacchia; manda pochi giorni prima (nella notte del 24-24 marzo) un ultimatum all'Albania;   impone di accettare alcuni suoi diktat (occupazione militare in alcuni punti strategici del Paese e inclusione di italiani nel governo e nell'amministrazione), ma prima ancora della risposta (ha provocato ad arte un incidente - esiste un documento!) scatena l'invasione. Il re Zogu é costretto alla fuga in Grecia. Il 12 aprile i notabili, nel Paese occupato dagli italiani, offrono la corona d'Albania a Vittorio Emanuele III che invia sul posto il suo luogotenente JACOMONI. L'Albania diventa italiana. Con un colpo di mano senza avvertire nessuno.
Ma a Mussolini questo non basta,  é solo la sua prima mossa:  il Diario di Ciano ci illumina "I lavori stradali in Albania stanno andando bene, tutto il programma viene rivolto verso i confini greci; l'ha ordinato il Duce che medita sempre di balzare addosso alla Grecia alla prima occasione".

Intanto in Italia mentre si fanno grandi feste per la nuova "conquista" albanese, nel frattempo si pensa già ad altro: si gridano altri nomi nei cortei: Corsica, Tunisia, Savoia francese, Nizza. Intanto fin dal.....

19 Gennaio é stata soppressa la Camera dei deputati, ed entra in vigore la Camera dei Fasci e delle corporazioni. 825 membri del consiglio nazionale del partito e delle corporazioni, più i membri del Gran Consiglio. (il 7 dicembre si riunisce, ma non sanno ancora che é l'ultima volta; la prossima sarà quella del 24 luglio 1943, con la liquidazione di Mussolini).
Il 4 Febbraio la stessa Camera e il Consiglio ascoltano Mussolini che fa presente che uno scontro con la Francia ormai sembra inevitabile e pertanto vara il progetto di ammodernamento delle forze armate e invita ognuno a preparare il morale necessario alla Nazione per affrontare, fra brevissimo tempo, l'invasione vera e propria dell'Albania, e qualora non si giunga ad accordi per le richieste dei territori che si reclamano, non si esclude un grande attacco alla stessa Francia.

IL 6 Maggio CIANO (che é ministro degli esteri) incontra von RIBBENTROP a Milano e su sollecitazione perentoria di Mussolini viene spinto a definire un vero e proprio trattato di alleanza militare con la Germania. Mussolini lo desidera scritto. Il ministro tedesco temporeggia, si consulta con Hitler, tanto che il 7 maggio viene accettato di stipularne uno. Infatti il....
22 Maggio,  questa volta a Berlino, i due ministri formalizzano davanti a Hitler, una intesa ufficiale (preparata dal Furher e scritta fra l'altro solo in tedesco) dove i due alleati s'impegnano a intervenire automaticamente in un conflitto se uno dei due vi è coinvolto
E' chiamato il Patto D'acciaio.
Ma sembra esserci una lacuna nel testo steso, non si cita infatti se l'intervento é previsto per un aiuto solo nella difesa o se si deve essere comunque legati al patto e quindi alleati anche in caso di offesa. Ma il punto 3 parla chiaro. In pratica Mussolini si vincola praticamente ad entrare in guerra a fianco della Germania qualora questa scateni un conflitto a un'altra potenza, e dovrà sostenerla con tutte le sue forze militari, di terra, di  mare e dell'aria..
Poi c'é un'altra clausola al punto 5: i due rispettivi Stati in ogni caso si impegnano a non avanzare richieste di armistizio o di pace separata; quindi chiara la necessità di agire sempre in un modo concordato per raggiungere l'obiettivo finale: quello di "assicurarsi i reciproci e necessari spazi vitali"

CIANO  é perplesso, già poco convinto dei tedeschi,  vorrebbe che almeno si mettesse a verbale che non scatenino una guerra per almeno tre anni visto che l'Italia non é preparata. Morire subito per Danzica non gli va proprio e sa che questo sarà il primo obiettivo a breve scadenza di Hitler,  forse la stessa Polonia farà la fine dell'Austria e della Cecoslovacchia. Gli danno assicurazioni verbali. Ma non si fida ancora quando telegrafa al suocero. Ma Mussolini é impaziente di sbandierare il Patto al mondo, farlo tremare. Ingenuamente (per un uomo politico come lui) si fida. Troppo!.

CIANO rientra a Roma, ma non appare convinto, e questi dubbi li esterna al Re (con lui sta tramando qualcosa - un golpe) "I tedeschi finche' avranno bisogno saranno cortesi e servili, ma alla prima occasione, si riveleranno quei mascalzoni che sono". Le stesse cose le riferisce al suocero, ma Mussolini non é d'accordo, e lo apostrofa "Invidio Hitler che non si deve trascinare a rimorchio dei vagoni vuoti come te". Ma Ciano non demorde, vuole ritornare a Berlino, chiarire meglio, ma all'incontro Hitler è quasi fatalistico "la mia guerra é necessaria", e quasi infastidito consiglia agli italiani di prendersi pure un pezzo di Iugoslavia ma di lasciare solo a lui le decisioni della "sua" Germania.

Ciano rientra a Roma quasi disgustato. Informa il suocero. E lo allerta. Lascerà in seguito scritto "Dapprima mi da' ragione. Poi mi dice che l'onore lo obbliga a marciare con la Germania. Hitler lo odia e lo ama, ne é soggiogato e lo disprezza, ma dice alla fine che vuole la sua parte di bottino in Croazia e in Dalmazia".

UN PATTO SENZA SCAMPO - Forse con più calma Mussolini  fece alcune riflessioni.
Si trova infatti, un'altra volta di fronte a grandi dubbi. Non può tirarsi indietro, ma come abbiamo già letto nello scorso anno, sa di non essere preparato all'accelerazione che Hitler sta dando alla sua politica di aggressione. E pur con qualche saggia avvertenza di alcuni che gli stanno attorno, riferendogli cifre alla mano, che l'Italia è impreparata e disorganizzata, l'incoscienza individuale quasi collettiva dei peggiori consiglieri, nello spregio delle più elementari regole della logistica e della preparazione, sembra prendere tutti, per convinzione, o perché Mussolini ha già deciso, e quindi alcuni si schierano con le sue idee solo per compiacerlo, mentre le cose stanno camminando verso il precipizio.

 Sono passati infatti solo 100 giorni dal Patto, e inaspettatamente il 25 Agosto arriva un dispaccio nelle agenzie da tutto il mondo dove si dice che Hitler ha firmato un patto di non aggressione e di alleanza con la Russia. Ed é talmente incredibile la notizia che alcuni giornali buttano la velina nel cestino credendolo uno scherzo. Ma é tutto vero. Hitler e Stalin sono insieme e hanno stabilito le future sfere di influenza nei territori dell'est; cioé spartizione della Polonia e l'impegno di non attaccarsi né di prestare aiuto alle altre potenze nel caso scendessero a difendere la Polonia, che insieme, ora, tedeschi e russi, uno da ovest l'altro da est, si apprestano ad invadere.

Questa ultima intenzione Hitler la presenta in una sua lettera a Mussolini, (la leggeremo più avanti) come remota, a lunga scadenza, gli tace invece che è prevista fra soli cinque giorni.

Ci si meraviglia ancora una volta che Mussolini non si tiri indietro, umiliato com'é per essere stato informato dal dispaccio di agenzia e non direttamente dall'"amico". Inoltre il bolscevismo é la sua bestia nera. Ha lottato tutta la vita contro l'ideologia comunista. Sia le fondamenta che la costruzione dell'intero edifico del  fascismo é  impostato su questa lotta, alle volte ad oltranza, maniacale, sanguigna. Ora in base ai patti dovrebbe combattere al loro fianco, essere alleato dei bolscevichi, era perfino un assurdità.

Era in imbarazzo lui, ma la notizia stava mettendo  non poco in imbarazzo i comunisti d'Italia, finora antifascisti, ma soprattutto (Visto che la Francia dovrebbe difendere la Polonia) i comunisti francesi; un proletariato che cade  in mano a quella forza di destra esistente in Francia che invoca ora amicizia fraterna col Terzo Reich. Queste due entità in questa assurda ora della storia, vanno a schierarsi (con non pochi danni alla Francia quando poi Hitler deciderà di invadere la stessa Francia) a favore dei nazisti  anche quando gli eventi precipiteranno......infatti dopo cinque giorni, il 31 Agosto sul confine polacco alle ore 20 risuona la parola d'ordine "La nonna é morta". E' di un certo Heydrich che alla radio, dà il via con un pretestuoso incidente alla seconda guerra mondiale, che in Europa durerà 2068 giorni.

Il 1° settembre, sei ore dopo la parola d'ordine, alle ore 4,45, HITLER invade con 58 divisioni la Polonia, che si appella alla Francia e all'Inghilterra di intervenire in sua difesa non solo per i tangibili accordi fatti in precedenza, ma paventando quel potenziale pericolo che ora sembra esserci per ogni altra nazione europea.

Infatti il 3 Settembre i due Paesi occidentali (un po' meno l'ambigua Francia per i motivi detti sopra ; 25 agosto) cominciando a temere che prima o poi riceveranno lo stesso trattamento, corrono subito ai ripari, dichiarando guerra alla Germania. Mentre MUSSOLINI e quindi l'Italia, pur esistendo il "patto d'acciaio", si dichiara di voler "rimanere estraneo al conflitto", "non belligerante", perché sa di essere impreparato per stare a fianco del Furher, anche se ne soffre per i tre ben precisi motivi detti sopra: la sua simpatia a Hitler, la sua antipatia per Stalin, e il disprezzo che nutre per la Francia e l'Inghilterra. Una sofferenza che al consiglio dei ministri non nasconde; Grandi così descrive quel giorno "Era troppo evidente che contrastanti sentimenti cozzavano in lui. La delusione, l'amarezza, seppure contenute attraverso un linguaggio freddo, traspiravano da ogni parola. Terminò la seduta dichiarando che era dovere ed interesse dell'Italia rimanere estranea al conflitto dopo che la Germania era venuta meno ai suoi impegni di alleata". Sorprese tutti; amici e nemici. Per giorni e settimane evitò tutti, le folle, i gerarchi, le manifestazioni pubbliche. Si chiuse in un mutismo totale. In una occasione al suo balcone, lo applaudirono come uomo della pace, rispose stizzito e sarcastico, "é quello che volevate no?" e girò i tacchi.
Per anni aveva glorificato la guerra, era sempre stato un nazionalista bellicoso fin dal primo giorno, tutta quella propaganda fatta per far diventare gli italiani dei leoni, mentre ora proprio lui doveva recitare la parte del pacifista, mentre l'altro "caporale" stava marciando vittorioso.

Comunque lo troviamo in questi momenti investito di un po' di saggezza; ma non sappiamo fino a qual punto era la sua amarezza nel non potersi allineare con l'amico tedesco. Ma c'era nello stesso tempo molto timore, perché risentimento, quasi vendetta poteva essere servita a breve termine su un piatto freddo da Hitler, per non aver lui mantenuto i patti. (fra l'altro i tedeschi non avevano dimenticato quello già tradito nel 1914).

E questo poteva accadere appena completati i suoi progetti a est o subito dopo quelli che vedremo fra poco attuare ad ovest .

Mussolini ha legato il suo destino con questo accordo di amicizia e di alleanza, e questo porta con se' tutte le incognite, quelle che si sono poi verificate e quelle che si potevano verificare se il prossimo anno 1940 non si schierava rispettando l'alleanza con Hitler. Cioé anni di tragedie comunque.

Infatti, questa alleanza italo-tedesca non é, sotto alcun aspetto un'alleanza di eguali. In realtà, dalle risorse economiche fino al potenziale militare indica nella Germania la protagonista assoluta, la più forte. Questo si manifesta nel fatto stesso che Hitler scatena la guerra senza neppure prendere accordi con Mussolini, o meglio (come vedremo più avanti nella sua lettera) infischiandosene altamente del suo appoggio che si rivela essere subito alla prima chiamata una tigre di carta. Mussolini deciderà l'intervento dell'Italia solo quando il prossimo anno (giugno 1940) il crollo della Francia gli fa temere non solo di non poter trarre alcun consistente vantaggio dalle fulminee vittorie naziste, ma gli fa anche temere (questo è una ipotesi molto discussa dagli storici) che con il pretesto dell'Alto Adige, Hitler scenda in un lampo in Italia.

Abbiamo due precise testimonianze che questi timori erano più che fondati: Uno é quello che a Dresda al termine di un banchetto ufficiale, presente il console italiano, un alto ufficiale affermò "La Germania, più ancora dei nemici, deve temere gli amici che la tradiscono" e il riferimento é molto chiaro, gli amici fino a quel momento erano solo gli italiani. L'altra affermazione, quella ancora più chiara e inquietante ci viene da Praga dove il nuovo sindaco tedesco parlando a una conferenza affermò che "nello spazio vitale della Germania figura l'Alto Adige, Trieste, l'intera pianura padana, lo sbocco sul mare Adriatico". Qualcuno disse che era ubriaco, ma intanto lo aveva detto.

Il 21 Ottobre ci sono già le premesse, che rischiano di creare una incrinatura nel Patto d'Acciaio. "si potrebbe arrivare a un conflitto col Reich, e il fosso che ci separa dalla Germania diventa ogni giorno più profondo anche nell'animo del Duce" scrive Ciano quando dopo aver il 15 luglio collateralmente approvato con i tedeschi l'anschluss in Alto Adige che chi é tedesco ha tre mesi di tempo per optare per la cittadinanza tedesca e andarsene dall'Italia. Si accorge che nessuno si muove. E questo non perchè vogliono rimanere italiani, ma perchè gli altoatesini sono sicuri che Hitler accelererà i tempi e che presto il Sud Tirol sarà tedesco. (l'Autore che scrive ha vissuto in Alto Adige 15 anni. Molti mi riferirono che erano tutti certi di questa invasione e già tutti pronti anche alla mobilitazione generale per aiutarlo in caso di invasione. L'opera di pensuasione per dare questo appoggio non fu nemmeno necessaria, era scontata, era nella natura di questa minoranza (chiamata minoranza ma  - escludendo Bolzano forzatamente italianizzata dal fascismo - era maggioranza nelle valli).

Ma scrive ancora Ciano "non ci vedo chiaro", anche se é chiarissimo, a Lana vicino a Merano, ci sono stati persino scontri a fuoco degli irredentisti. Che Mussolini tema proprio questa invasione ci viene dalle sue disposizioni che fanno rafforzare l'esercito italiano in vari punti dell'Alto Adige. Due reggimenti a Malles e Silandro per sbarrare il Passo Resia. A Merano e dintorni viene stanziata una Brigata (l'Orobica) con 10.000 soldati costruendo caserme a tempi record. A Bolzano si costituisce il 4° Corpo d'Armata, 45.000 uomini. A Bressanone e a Vipiteno un'altra Brigata: la Tridentina; la si forma per sbarrare il Passo del Brennero in più punti.

Ciano scrive ancora "Mi ha telefonato il Duce che dice "se pensano di spostare un solo metro il palo della frontiera, sappiano che ciò non avverrà senza la più dura guerra, nella quale coalizzerò contro il germanesimo tutto il mondo. E metteremo a terra la Germania per almeno due secoli. Era indignato "Questi tedeschi mi costringeranno ad ingoiare il limone più aspro della mia vita. Parlo del limone francese"(sta dunque pensando di allearsi con la Francia? E se commetteva questo "errore", Hitler dopo aver polverizzato la Maginot, e dopo Parigi, cosa avrebbe fatto?)

Siamo al 21 ottobre;  la guerra in Polonia si é già conclusa in un modo fulmineo; tutti si chiedono cosa farà ora Hitler con le sue armate ben oliate e in movimento. Dove, quando e in quale direzione le rivolgerà. Anche Mussolini è in agitazione.

Ma ritorniamo brevemente alla guerra in Polonia.
Hitler quindi ha fatto un patto con i russi senza informare Mussolini né dell'invasione della Polonia né dell'alleanza con Stalin, tanto che il Duce addirittura paradossalmente sta aiutando con l'invio di armi i finlandesi che stanno combattendo proprio contro i russi.

IL 1° settembre Hitler ha invaso la Polonia, il 3 Settembre Francia e Inghilterra dichiarano guerra alla Germania per difendere la Polonia, ma é talmente blando e prudente questo aiuto, che nella sostanza si traduce -l'aiuto francese- in  qualche puntata oltre il Reno per poi arroccarsi dopo 11 giorni nella loro Linea Maginot, che sarà chiamata dai tedeschi la sitz krieg, la guerra da seduti.
Non é un attacco quello dei francesi ma una difesa. Sono occupati a non farsi invadere non a correre in soccorso della Polonia, che dopo tre settimane ha già capitolato (9 y 00 uomini sono fatti prigionieri) con i suoi reggimenti ancora a cavallo con le sciabole contro l'armata dei panzer tedeschi che con cannoni e  mitragliatrici fanno strage.
C'è al battesimo infatti, una nuova strategia di guerra, ideata e voluta proprio da Hitler in persona, dove operano i potenti carri armati, le truppe corazzate, che precedono la fanteria e non l'incontrario come si é sempre fatto e che vanno ancora facendo e faranno quelli del blocco occidentale; ai carri armati non credevano; si ostinavano a chiamarli  "i servi" del fante.

Che la Francia non sentisse la guerra, e che si fidasse troppo della Linea Maginot e del suo esercito - che si diceva "essere il più potente del mondo"- era un fatto. La linea poi era uno sbarramento che dava il senso della sicurezza dell'invincibilità. Lungo 400 chilometri, questo sbarramento ciclopico aveva 22.000 postazioni in cemento che fronteggiavano sul confine la Linea Sigfrido tedesca. Ciononostante (e forse proprio per questa grande sicurezza) la mobilitazione francese fu ostacolata da varie forze politiche contrarie all'interno stesso del Paese e da moltissimi addetti militari, incapaci come in Italia di coordinare la produzione, le varie armi, i reparti, la logistica terra, mare, aria, e infine lo stesso morale della Nazione.
Hitler invece prendeva, uomo-cesare, decisioni fulminee e aveva a sua disposizione tutti i generali, mentre gli altri dovevano consultarsi, decidere quale reparto impiegare, come, dove, quando e con le rispettive gelosie e rancori che risalivano agli anni 1918.
Infine per quella ragione che abbiamo spiegato sopra (patto nazismo-comunismo) i sindacati, quindi il proletariato mise i bastoni fra le ruote nella intensificata produzione di guerra. Di scuse ne trovarono molte. Si opposero che venissero richiamati gli sposati, quelli che esercitavano lavori di pubblica utilità; non volevano la sostituzione delle donne in fabbrica; e non volevano lavorare piu' di 7 ore al giorno. Alla fine scese in piazza anche il proletariato contadino, che diceva "é la stagione della semina, della vendemmia, dei lavori dei campi ecc ecc". così rimasero a casa anche loro. Non di meno in Inghilterra, l'elevata mancanza di interventisti era endemica. Negli studenti (un settore pur sempre "caldo") un sondaggio rivelo' che il 70% era contrario alla guerra. Nella popolazione il 90%.

Risultato:   per difendere la Polonia,  in tutta questa "guerra" non sentita né combattuta, gli inglesi registrarono 1 (uno) solo caduto, il 9 dicembre, e i francesi che alla fine combatterono per solo 11 giorni per poi indietreggiare e mettersi al riparo nella loro Maginot, subirono solo 1800 perdite.
Ma non sanno cosa li aspetta! Presto verrà la sveglia! Le sorprese!

La Germania  dovrebbe avere come dicevano i Trattati di Versailles non più di 100.000 uomini, senza marina e aviazione, mentre in questo 1939 ha schierato (ma nessuno ancora lo sa ancora) 1.200.000 uomini, 18 corpi d'armata, 75 divisioni di fanteria, 3 da montagna, 5 leggere motorizzate, 5 corazzate.

Non dovrebbe avere nè una aereo né una nave. Invece si presenta sul campo di battaglia agguerrita. Aviazione 4800 aerei di cui 1.670 bombardieri, 1313 caccia, e ogni mese dalla catena di montaggio ne escono 1.100. Marina  89 sommergibili, 3 corazzate, 1 portaerei, 16 incrociatori, 26 fra cacciatorpediniere e corvette. Tutto spuntato all'improvviso dal "cilindro" di Hitler,  che sono poi le  grandi industrie tedesche! (ma anche con materiale motoristico inglese!)

La Francia schiera invece 85 divisioni, con comandanti tutti vecchi, con gente che ha guidato le armate e i vari reparti nella guerra 1914-18 e a quelle esperienze era ancorata. Ne dislocano di divisioni 70 in difesa sulla Maginot, 15 sulle Alpi al confine Italiano. Non attaccano, ma aspettano. Puntano tutto sulla Maginot "inviolabile", quella definita dei  "sonni tranquilli".
Il comandante delle forze armate francesi GAMELIN dichiara "garantisco che non saranno gli aerei a svolgere un ruolo decisivo, sarà  sempre la vecchia e gloriosa fanteria a vincere la guerra" Quando dopo una sola settimana dall'attacco tedesco la Francia era stata sconfitta con una  beffa di aggiramento della Maginot e Hitler stava puntando già su Parigi, CHURCHILL volò a parlare con GAMELIN. Era convinto che disponesse a sud della breccia, le riserve della massa di manovra e rimase di stucco nell'apprendere dal generale che alle spalle non c'era nessuna massa di manovra, che le forze erano tutte schierate sulla Maginot. Bastava che Hitler sfondasse quella linea per non aver più ostacoli fino a Parigi.
Hitler quasi non credeva che il libro da 12 lire di KNICKERBOCKER e quello che vi indicava, c'era tutta la stupefacente verità
ed aveva seguito alla lettera il piano d'invasione che le pagine di quel libro indicavano come strategia, cioè l'aggiramento della Maginot, passando dalla foresta delle Ardenne ritenuta impenetrabile a una armata. 12 lire spese bene!!!

In Inghilterra non di meno. E' impreparata, con pochi carri armati e senza idee chiare sul loro impiego. Gli inglesi hanno solo una brigata motocorazzata (chiamata "del deserto", l'unica ad avere una esperienza proprio su questo terreno (esperienza fatta ancora nel 1918, e  sarà   decisiva proprio in Africa). I suoi generali sono vecchi, e come i francesi hanno metodi sorpassati, puntano ancora sulla cavalleria e alla tattica della carica. Non hanno metodi né sono preparati a una guerra di movimento. Tanto meno in quella terrestre irta di ostacoli. Hanno solo il grande dominio del mare. Mentre la Raf, l'aviazione, sta appena nascendo, vi sono ancora pochi aerei (circa 1200) meno potenti di quelli tedeschi, che infatti, li sottovaluteranno, ma saranno fra qualche mese assai piu adatti e decisivi ai fini strategici, una superiorità questa che sarà vincente e culminerà nella famosa "battaglia d'Inghilterra",  dove Hitler (inspiegabilmente) si ritira e rivolgerà poi ad oriente le sue mire.

Gli armamenti, le forze in campo, e gli eventi stanno sempre di più correndo verso lo scoppio della 2a GUERRA MONDIALE.  Mussolini procede anche lui (pur rimanendo- come abbiamo visto - a fare da spettatore) all'ammodernamento delle Forze Armate e alla "preparazione morale della nazione" in una grande confusione logistica e di preparazione del materiale. Materiale  che  non solo va a impiegare allo scoppio della guerra, ma ne fa produrre dell'altro  antiquato, sbagliando in alcuni casi l'impiego e la destinazione, oltre ad essere carente la preparazione dei tecnici, militari, perché ormai é già una guerra ad alta tecnologia oltre che esserci l'impiego di nuove strategie. Hitler ha formato veri e propri gruppi di ingegneri in ogni reparto.

Nella fase di attesa di questa anomala guerra "seduta" che sta diventando di logoramento fra Inglesi Francesi e Tedeschi, appostati uno di fronte all'altro sul Reno e sulla Mosa (ma i tedeschi stanno in questo periodo  spostando le armate dalla Polonia al Reno) l'Italia saggia le sue risorse e si prepara da punto di vista militare economico e morale a un conflitto; ma  é ancora impossibile capire fino al 21 ottobre chi è il nemico, soprattutto vista nell'ottica della "questione Alto Adige".

Hitler prima ancora dell'invasione della Polonia si fece sentire a fine giugno, poi il 25 agosto (cinque giorni prima del blitz polacco) e volle capire le vere intenzioni di Mussolini. Il Duce fece presente con un memoriale (Il "Cavallero") l'impossibilità di impegnarsi in uno scontro non prima di tre anni; e affermava "L'Italia deve consolidare prima di tutto l'economia, la preparazione militare (e cosa molto strana),  deve spostare le grandi industrie dal triangolo industriale troppo concentrate su Genova, Torino, Livorno, troppe esposte e vicine alla Corsica e che quindi ci vogliono almeno tre anni di tempo".

Inutile dire che a 5 giorni dall'invasione della Polonia l'atteggiamento che prende è un tirarsi indietro, un disimpegno abbastanza artificioso, che diventa plateale con le assurde e impossibili richieste di materiale che Mussolini fa al "caporale" per non dirgli di no.

Gli scrive " Se la Germania attacchera' la Polonia , vi informo in anticipo che sarà opportuno per me non prendere l'iniziativa in operazioni militari, dato l'attuale stato di preparazione bellica italiana...... Considero mio sacro dovere di amico leale dirvi l'intera verità (butta giù la maschera) e informarvi in anticipo della situazione reale....Il nostro intervento può  aver luogo senza indugio se la Germania ci invierà immediatamente le forniture militari e le materie prime necessarie...".

In un secondo scambio di corrispondenza (Hitler ha chiesto di cosa ha bisogno) Mussolini precisa su una lista di 18 voci di cosa necessita per entrare in guerra con lui. Una lettera che sembra fuori dalla realtà.
Chiede 6 milioni di tonnellate di carbone. 2 milioni di tonn. di Acciaio. 7 milioni di tonn. di oli minerali. 1 milione di tonn. di legno. 150 mila di rame. 220 mila di nitrato di sodio. 70 mila di sali potassici. 25 mila di colofonia. 22 mila di gomma. 18 mila di toluolo. 6 mila di trementina. 10 mila di piombo. 7 mila di stagno. 5 mila di Nikelio. 2 mila di altre leghe. Piu' 150 batterie, e 600 contraeree.
Sono 16 milioni e mezzo di tonnellate. Una lista dirà Ciano capace di uccidere un toro se la potesse leggere. Sarebbero necessari solo per il trasporto 18.000 treni, 50 treni al giorno per un anno. Mentre Mussolini per schierarsi al suo fianco chiede questo materiale 5 giorni prima dell'invasione della Polonia. Una assurdità! Per Hitler una doccia fredda, anche se lo aveva sempre dubitato.

HITLER risponde "Il soddisfacimento non é possibile per ragioni tecniche...comprendo la vostra situazione.....tenete impegnate le forze anglo-francesi mediante una efficace campagna di propaganda". Lo ha liquidato! Lo utilizza con supponenza, solo per fare degli spot pubblicitari per la  propaganda filotedesca;  troviamo un Mussolini umiliato e sconcertato. Non sa più  cosa fare. In questa situazione chiunque lo sarebbe stato al suo posto. Si sta giocando tutto. Diciassette anni di proclami guerrieri e ora gli tocca recitare la parte del pacifista (anche se trova una parola più maschia "non belligerante") e non per carattere, ma perché di fronte all'alleato, lui alle sue spalle non ha proprio nulla. E sa che ora Hitler lo sa. L'Italia é una tigre di carta. Gli otto milioni di baionette un bluff; Hitler non ha impiegato molto a capirlo. Lo ritiene valido solo come mago dell'illusionismo e della psicologia delle folle, delle intuizioni propagandistiche. Il resto ora sa (e il Duce prova vergogna) che Mussolini e l'Italia, é tutto un universo militare fittizio, inesistente.

Ma Mussolini sta maturando non solo questo atteggiamento svincolante, pretestuoso, "non belligerante", ma anche un certo atteggiamento antitedesco, dove in prima linea troviamo (con lo stesso Re e alcuni vertici militari) il genero Ciano che é rimasto sconvolto e indignato dalle ultime mosse fatte da Hitler, dove il tedesco non ha preso in nessuna considerazione non solo il patto, ma nemmeno le minime esigenze che l'Italia aveva in questo momento.
Che dietro questo atteggiamento negativo per l'alleato (e premonizione al peggio) ci sia anche Mussolini (dopo le misure prese in Alto Adige), lo scopriamo nella epurazione massiccia che avviene proprio il
31 Ottobre, quando nelle file del partito e nei posti chiave della politica, nella economia e in quella militare vengono allontanati tutti quegli elementi decisamente filotedeschi, le "teste troppo calde". Clamoroso poi, che questa epurazione avviene persino al vertice dell'apparato propagandistico (quello di cui ora avrebbe bisogno, visto l'ironico invito di Hitler di "dedicarsi solo alla pubblicita'"), che va a toccare il potente Starace, l'uomo che ha instivalato gli italiani, che ha scritto e diffusa la "dottrina fascista", che ha modificato il costume, la cultura, la lingua, la vita italiana tutta, per nove anni. L'uomo insomma simbolo del regime, quello che "adorava" come un dio Mussolini. Ebbene lo liquida, lo spedisce in un piccolo impiego, poi umiliandolo, in seguito gli toglie anche quello.

Molti sono coloro che vivevano in una fatalistica attesa, e molti avevano poca fiducia negli elementi direttivi della Nazione, per mediocrità, poca rettitudine, egoistici interessi privati, tutta gente  incapace di guidare un vero esercito, visto che erano ai vertici  non per capacità ma per meriti di partito. Questo impediva di sentire passione nella guerra, era finita l'epoca che quando si spara la prima cannonata si dimenticano i contrasti e ci si stringe attorno alla Patria. Era finita! Questa sensazione Mussolini la ebbe. Molti ai vertici delle tre armi di contrasti ne ebbero molti. Oltre che ignorare cosa faceva un arma, i conflitti fra vecchi generali e ammiragli, erano dentro la stessa arma.  Quelli dell'aviazione poi era del tutto ignorati dalla marina. (li vedremo poi a conflitto iniziato)

Ed eccoci alle epurazioni, che significa (ma molti storici lo vorrebbero negare) che Mussolini era ben informato sulla realtà italiana. Conosceva sia i sintomi del disagio morale, sia quello dell'indifferenza e sia il malessere che circolava; voleva quindi correre ai ripari. Conosceva molto bene anche la situazione nei giovani, dove ammise poi ai primi del '42 "che la guerra era ormai da ingegneri,(!!) e che i giovani non guardano con soddisfazione a questa guerra, la letteratura ci ha giocato qualche brutto scherzo, secondo il solito, si pensava a una guerra garibaldina." E disse che se tornava indietro avrebbe scelto solo giovani.

Intanto dopo l'annuncio che l'Italia non é "belligerante", che si é messa fuori dalla mischia, si torna in un certo modo a respirare aria di pace, ma il clima è pesante. A casa degli italiani arrivano le schede anagrafiche da compilare, tutti pensano già a un "tesseramento"; ed è corsa all'accaparramento, quindi aumento dei prezzi; subito  si inizia a vedere la carenza di alcuni prodotti che si trovano solo più alla "borsa nera". Questa d'ora in avanti dominerà il mercato fino al 1945.

A chi l'Italia dichiarerà guerra? nessuno lo sa, nemmeno Mussolini. Questo atteggiamento di neutralità é preso dai tedeschi come un tradimento degli italiani, pari e identico a quel Patto del 1914 che poi fu cambiato all'ultimo momento: da alleati amici dell'Austria gli italiani si trasformarono in nemici aggressori. Inoltre proprio come allora, Mussolini non ha spiegato all'opinione pubblica internazionale i legittimi motivi per il mancato intervento dell'Italia a fianco della Germania dopo che i patti parlavano molto chiaro. Lo potrebbe fare denunciando il patto stesso, che non contemplava (ma le date non erano state scritte) una guerra a breve scadenza. Lo potrebbe fare ma é chiaro che provocherebbe il tedesco, infatti ora teme Hitler che ha già proprio così commentato: "Gli italiani si stanno comportando come nel 1914".

Ugo Spirito ancora nel 41 scriveva "Troppo repentino cambiamento di amici e nemici e troppi dubbi sui possibili amici e nemici perché si possa identificare senz'altro l'amico col bene e il nemico col male". Mussolini sta in questo momento proprio con mille dubbi valutando dove sta il male. Molto significative sono alcune sue veline alla stampa dove ordina:  "evitare di parlare in modo eccessivo delle grandi conquiste dei tedeschi" . Sempre sulla stampa la notizia dell'affondamento della Graf Spee (la grande corazzata mito della Germania)  invece che all'interno come accadeva in passato, é messa in prima pagina, quasi a far vedere che anche la Germania non é poi così invincibile come qualcuno pensa, e una minoranza (!?)  di italiani appresero la notizia con una certa soddisfazione. Mussolini non doveva essere estraneo a questa "pubblicità negativa", lui controllava tutta la stampa, personalmente, anche nelle più insignificanti notizie (riflettiamo dunque  su questo atteggiamento!)

Gli italiani? In molti c'é ancora la certezza di valere qualcosa, di essere e di contare qualche cosa nel mondo, di essere potenti e quindi dei protagonisti. Ma con chi con quale alleato, e chi era il nemico, oltre che Mussolini non lo sapevano né gli italiani, né i fascisti e nemmeno gli antifascisti. In questo momento c'é una parte del Paese che é antitedesca, una parte é anglofila e un'altra francofila. Devono passare questi 284 giorni di non belligeranza e devono arrivare le fulminee vittorie tedesche del prossimo anno per far pendere la bilancia solo da una parte e non dall'altra. A furor di popolo, svegliandosi una mattina tutti filotedeschi, montarono quasi a fine corsa sul carro del vincitore per spartirsi la grande torta europea. Forse non per scelta (e se ci fu, fu realistica, inutile negarlo) ma per destino.

Una riflessione ci vuole prima di passare al "giorno fatale". Nel dubbio dell'invasione dell'Alto Adige, Mussolini aveva intuito realisticamente che pur facendo un patto con la Francia, sarebbe rimasto SOLO, come era rimasta sola la Polonia, capitolata in venti giorni (e non sbagliava!)
Dalla Maginot le 70 armate francesi non si sarebbero mai e poi mai mosse in suo soccorso, mentre le altre 15 sulle Alpi unendosi agli italiani del tutto impreparati a guerre-blitz, non avrebbero potuto contenere in quel piccolissimo corridoio del Passo Brennero o a Tarvisio, con le forze tedesche già tutte disimpegnate dalla Polonia; cioè 1.200.000 uomini, 18 corpi d'armata, 75 divisioni di fanteria, 3 da montagna, 5 leggere motorizzate, 5 corazzate, 4800 aerei ; erano già  tutte ammassate nei dintorni di Koblenza, a due ore di macchina da Passo Resia, a tre dal Brennero e dove al di quà c'era tutto il Sud Tirolo mobilitato e in attesa dei "fratelli liberatori".

Dopo Bolzano, per l'invasione della pianura padana, c'era solo il piccolo ostacolo di Trento e Verona, ma non eravamo più nel 1918, alla guerra sulle montagne, c'erano 1670 bombardieri e 1313 caccia disponibili  a soli 15 minuti di volo, che avrebbero spazzato via in poche ore ogni resistenza e se era necessario raso al suolo anche le due città.
Se fu travolta la Francia in una settimana, pur ostentando grande potenza e sicurezza (siamo realisti) non vediamo proprio quale aiuto potevano dare i francesi all'Italia visto che non saranno capaci nemmeno in casa propria di impedire quell'invasione che si prese perfino beffa della stessa "invalicabile" Maginot. Questa muraglia finiva a Sedan e fu proprio qui che le armate tedesche l'aggirarono, impiegando per la prima volta nella storia, con un blitz fulmineo, i paracadutisti. E se erano già una novità le panzerdivision, le truppe aerotrasportate rappresentarono fin dal primo momento una originalità strategica, e sul piano tattico erano lontanamente inimmaginabili.

Contare sull'Inghilterra? peggio ancora. Per difendere la Polonia gli inglesi  sacrificarono un solo uomo (uno solo!), poi avevano lasciato al proprio destino quel Paese. La loro guerra in appoggio alla Francia durò 5 giorni. Non sappiamo a distanza di sessanta anni che accordi ci furono fra inglesi e tedeschi. Hitler voleva l'Europa, non l'isola britannica. Rimane sempre un mistero quando i 338.226 inglesi sbarcarono in Francia il 20 maggio del prossimo anno per aiutare (!?)  i francesi, poi inspiegabilmente (proprio il più grande mistero storico), pur rimanendo drammaticamente intrappolati (quasi senza scampo) a Dunkerque, Hitler il 24 a Charleville, diede personalmente l'ordine formale di non attaccarli, né fece alzare in volo un solo aereo della sua Luftwaffe.
Le polemiche nel quartier generale tedesco divamparono.

Li avrebbe potuto distruggere, poi invadere l'Isola che era in quel momento senza esercito, invece concesse loro il tempo necessario per reimbarcarsi e ritornarsene a casa sani e salvi, lasciandogli sulla costa  500.000 tonnellate di munizioni, 2742 cannoni, 63.979 veicoli, 20.548 motociclette. Un bel "regalo" per Hitler e un grande mistero per gli storici.

("Mai (scrive Petacco) l'isola era stata in una situazione più critica negli ultimi mille anni". Ma l'Inghilterra ci teneva a salvaguardare i propri traffici marittimi, e Hitler dopo la "Battaglia d'Inghilterra" rivolgerà la sua attenzione alla Russia, Paese che l'Inghilterra fino allora odiava per tanti motivi ideologici. Per Churchill il "diavolo" era solo il bolscevico.
A guidare l'Inghilterra scese in campo il 4 giugno 1940 proprio lui, Churchill; che non é solo uno stratega militare ma uno stratega politico. Non sapremo mai che accordi fece con Mussolini, con Stalin, con la Francia e con lo stesso Hitler.
CHURCHILL deciderà solo dopo il crollo della Francia di proseguire la guerra da solo. Proprio solo no (anche qui non sapremo mai di chi fu l'iniziativa) ma con l'aiuto degli Stati Uniti;  inizialmente come aiuto economico, poi (questa l'intenzione) con un intervento diretto a fianco dello statista inglese con imponenti mezzi.

""" A complicare i rapporti il 17 DICEMBRE  alle 20,44 in acque uruguaiane a largo di Montevideo due gigantesche esplosioni distrussero la "GRAF SPEE" la corrazzata tedesca che Goebbels aveva chiamato "la tigre del mare". la nave si arenò in pochi minuti sul basso fondale e i marinai tedeschi giunsero con due rimorchiatori a Buenos Aires, dove furono internati. Tre sere dopo, il capitano di vascello Langsdorff, salutati tutti i suoi ufficiali si suicidò con la sua pistola d'ordinanza. 
Ma già il 14 OTTOBRE era avvenuto un fatto d'arme allarmante. La flotta degli U boot tedeschi visse il suo momento di gloria. Il tenente Gunther Prien ebbe l'ordine di attaccare la flotta inglese a Scapa Flow (Scozia), punto strategico per controllare i movimenti dal mare del nord. Alle 1.30 l'U47, sfidando maree e correnti attraversò gli sbarramenti di difesa inglesi e silurò la corrazzata Royal Oak, ancorata nei pressi del porto. In soli tredici minuti della nave e del suo equipaggio di 833 uomini non restò più traccia..."""" (By:Bob)

Con questo scenario appena tracciato, con l'Italia già in pieno clima di razionamento sui combustibili, energia, e riscaldamento, si attende fino agli ultimi giorni di dicembre la "rottura degli indugi". Il Natale e l'ultimo giorno dell'anno 1939 lo si fa molto modesto, al freddo e senza alcuna certezza, tutti sono coscienti che sta iniziando l'anno cruciale, dove si decideranno i destini dell'Europa. Si é contenti per la neutralità, ma nessuno si illude. Quindi il peggio, tutti lo sanno, e molti lo intuiscono, deve ancora venire.....o da una parte o dall'altra. Ma nessuno sa ancora quale.

C'e' una novità in questo Natale, inizia l'usanza di fare l'Albero di Natale. Mentre Babbo Natale é ancora sconosciuto. Arriverà con gli americani nel 1943.

(tratto da www.cronologia.it)

 

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