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 Ultimo aggiornamento: 23.12.2013

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ARGOMENTI DI MEDICINA CLINICA

  vedi anche I FARMACI DELL'EMERGENZA

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GLI AVVELENAMENTI PIU' COMUNI

 

  Premessa

  L'aumento dei casi di intossicazioni acute e croniche ha raggiunto negli ultimi anni proporzioni epidemiche, tanto da rappresentare uno dei maggiori problemi della medicina moderna.

Alcuni aspetti responsabili dell'incremento di questa patologia sono da mettere in relazione con l'esplosione di acquisizioni e di applicazioni tecnologiche, con lo sfruttamento indiscriminato delle riserve naturali e conseguente contaminazione dell'ambiente. La situazione si acuisce, inoltre, per l'inadeguata capacità dell'uomo a controllare e contenere pericoli potenziali di tale sviluppo.

Analizzeremo, in modo schematico, le cause principali del costante incremento dei problemi tossicologici:

1)ampliamento del patrimonio farmacologico ed introduzione di nuovi composti, spesso non sufficientemente vagliati, o la cui sperimentazione su animali non sia in grado di assicurare la loro completa innocuità nell'uomo;

2)impiego in agricoltura di fitofarmaci, pesticidi ecc., la cui tossicità non è solo contingentemente legata alla esposizione diretta, ma i cui effetti indiretti si riflettono a catena sulla flora e sulla fauna ed, infine, sull'uomo, provocando spesso danni drammatici;

3)violenta espansione industriale, che espone un sempre più largo numero di lavoratori a veleni per contatto, ingestione, inalazione;

4)diffusione sempre crescente negli ambienti domestici di prodotti per pulizia, disinfezione  ecc.; questi prodotti vengono immessi nel mercato con intensa pubblicità che ne minimizza, senza fornire le dovute avvertenze precauzionali, i danni potenziali;

5)largo impiego di prodotti cosmetici, che non sono soggetti ai vincoli di controllo sanitario e che spesso rappresentano, date le loro caratteristiche fisico chimiche e modalità d'uso, causa di intossicazioni sia acute che croniche;

6)facilità di acquisire medicinali da parte dei singoli e conseguente giacenza di farmaci inutilizzati in quasi tutte le abitazioni; ciò è responsabile della maggioranza delle intossicazioni pediatriche e rappresenta, inoltre, un continuo pericolo potenziale, in quanto occasionalmente questi farmaci sono reimpiegati dai pazienti senza consulenza medica;

7)infine, aumento di problemi psicologici derivanti dalle profonde lacerazioni sociali, economiche e morali, che accompagnano la trasformazione della società attuale e che molti individui tentano di risolvere con forme di "fuga", ricorso a droghe, a psicofarmaci, o al suicidio.

Studi di tipo epidemiologico hanno, inoltre, mostrato che vari fattori agiscono con peso diverso sia nelle forme accidentali che volontarie su questo tipo di patologia, quali età, sesso, tipo di attività, motivazioni, ambiente ecc.

Nei grandi accentramenti urbani il fenomeno assume particolare rilievo e le intossicazioni acute rappresentano ben il 10% circa dei ricoveri ospedalieri e circa il 25% dei ricoveri in centri di terapia intensiva.

Infine, si è visto che un reparto intensivo, per poter operare, doveva disporre non solo di validi strumenti terapeutici e diagnostici, ma anche di un sistema informativo-con molteplici capacità di impiego-che fornisse nel più breve tempo, la possibilità di identificare una massa di dati variabili, riguardanti la natura del tossico, il meccanismo d'azione, il grado di tossicità, le manifestazioni cliniche e la terapia necessaria per intervenire nelle fasi di eliminazione o neutralizzazione degli effetti.

Da quanto sopra esposto si può in sintesi affermare che l'intero arco dell'intervento intensivo nei confronti dell'avvelenamento acuto, comprende: 1)informazione; 2)diagnostica; 3)trattamenti terapeutici.

 

 

I. Informazione

 

L'informazione tossicologica, funzione svolta dai Centri Antiveleni (CAV), pur basata sui problemi squisitamente medici, coinvolge non solo l'opera del sanitario, ma la popolazione tutta, in quanto, determinante per l'evoluzione dell'intossicazione, è la tempestività dell'intervento. Questa dipende non solo dall'educazione e dall'accettazione del precoce ricorso all'opera del sanitario, ma dalla pronta attuazione delle molte misure terapeutiche generiche e specifiche che possono essere prese da chiunque si trovi accanto ad un intossicato.

L'informazione è il primo atto che il centro svolge, ed è naturalmente momento fondamentale ed insostituibile nella sua attività.

Il problema dell'informazione è costituito dalla necessità di raccogliere, nel miglior modo, i dati relativi alla possibile tossicità di prodotti farmaceutici, chimici, agricolo-industriali, come pure di vegetali ed animali venefici.

La soluzione di questo problema è stata affrontata con un'opera capillare, svolta dall'équipe medica e paramedica nel nostro Centro.   È stato impostato e proseguito un ampio studio della letteratura medico-tossicologica di base; ad esso, momento propedeutico, ha fatto seguito un capillare lavoro di indagine presso le case produttrici per l'aggiornamento continuo sui nuovi prodotti, l'inserimento nella banca dati delle informazioni ricavate dall'esperienza clinica diretta e il reperimento della casistica tossicologica presso altri nosocomi, confrontando metodicamente i dati così generati con le nozioni teoriche di base già acquisite; lo stesso lavoro di correlazione è stato affrontato per confrontare i risultati ottenuti dalla sperimentazione animale.

Si deve, purtroppo, segnalare il fatto che il lavoro di reperimento dati è talvolta reso arduo dalla diffidenza e dalla scarsa collaborazione di certe industrie farmaceutiche e chimiche, nel rilasciare informazioni sulla composizione dei prodotti e sulla tossicità dei vari componenti.

Ancor più singolare e grave è il caso di alcune ditte che producono prodotti farmaceutici senza disporre di sufficienti dati tossicologici da distribuire ai richiedenti. Qualora siano carenti le informazioni su combinazioni farmacologiche poste in commercio, si è cercato di risolvere il problema con l'analisi attenta dei "principi attivi" e la ricerca della loro tossicità su testi e pubblicazioni specializzate, così da poter compilare schede relative a dette confezioni farmaceutiche.

Quando ciò non è stato sufficiente, per esempio, nel caso di molecole originali su cui non si disponeva di adeguato materiale bibliografico, si è proceduto e si procede a sperimentazione diretta sull'animale, somministrando dosi ritenute tossiche, per valutare detta attività. Da ciò risulta come una adeguata ed attrezzata "sezione sperimentale" debba essere parte fondamentale e non solo integrante di un moderno Centro Antiveleni.

L'informazione si giova, inoltre, dell'analisi dei risultati della ricerca statistico-epidemiologica. Tali risultati indicano in quale direzione concentrare gli sforzi, nel senso di reperimento delle informazioni per i tipi di intossicazioni più frequenti. La statistica permette, inoltre, quando applicata alla casistica clinica, di osservare l'andamento delle intossicazioni e poter quindi disporre per scopo informativo di valutati dati clinici e prognostici.

Come si vede, dunque, la gestione di questa massa di dati si presenta estremamente complessa.

Vogliamo ricordare, per inciso, per dare una esemplificazione quantitativa, che nel nostro paese sono attualmente reperibili in commercio oltre 10.000 confezioni farmaceutiche per circa 5.000 nomi di specialità medicinali ad uso umano, circa 10.000 fitofarmaci ed un numero imprecisabile, perché in costante quotidiano aumento, di prodotti per uso domestico ed industriale, potenzialmente tossici.

Si deve inoltre considerare che, in aggiunta ai dati menzionati, vanno considerati:

a)l'alto numero di sinonimi delle sostanze di base;

b)la necessità di un continuo aggiornamento dell'archivio dati;

c)lo stato di emergenza per il reperimento delle informazioni;

d)la frammentarietà di molti dati disponibili.

 

I Centri Antiveleni, a fianco di altri problemi, si sono assunti il compito di fornire guida ed assistenza (indiretta e a distanza) a questa opera di pronto intervento, servendosi dei più moderni ritrovati tecnologici nel campo delle comunicazioni.

Questo intervento a distanza presenta non solo problemi di ordine tecnico, ma anche economici, giuridici ed organizzativi.

La difficoltà di reperire in "tempo reale", di mantenere aggiornati i dati relativi agli innumerevoli agenti tossici, di correlare le loro azioni ed interrelazioni nei confronti della sintomatologia clinica e delle misure terapeutiche necessarie, costituiscono uno dei più difficili compiti del centro.

I compiti fondamentali di un Centro Antiveleni possono così essere schematizzati:

-informazione

-diagnostica chimica tossicologica

-ricerca statistico-epidemiologica

-prevenzione

La realizzazione di questa attività di base è stata portata avanti in questi ultimi anni dai vari centri antiveleni secondo strade diverse. Dopo iniziali tentativi di archiviazione con mezzi tradizionali, quali schede cartacee, l'avvento dell'informatica ha determinato un enorme salto di qualità, permettendo la realizzazione di un sistema dinamico, i cui punti fondamentali sono:

-accumulo e continuo rapido aggiornamento dei dati;

-facilità di analizzare, correlare, integrare;

-possibilità di evidenziare contrasti ed omissioni;

-possibilità di collegamenti con altre strutture del territorio nazionale ed internazionale (altri CAV o strutture diverse) tramite terminali;

-elaborazione di statistiche ed estrapolazione di dati significativi per la prevenzione degli avvelenamenti.

Il CAV del Policlinico "A. Gemelli" è dotato di due distinte "banche dati".

La prima "Prodotti", costituita da oltre 9.500 schede tossicologiche riguardanti: medicamenti, pesticidi, prodotti ad uso domestico, piante ed animali velenosi, realizzata mediante studio dei dati della letteratura e sottoposta a continuo ampliamento ed aggiornamento.

Il reperimento dati viene effettuato tramite "information retrieval" STAIRS sotto CICS; il software è costituito da programmi in linguaggio cobol.

Riportiamo un esempio di scheda nella tab.01Ax, tab.01Bx.

Pressoché tutte le parole presenti in una scheda sono parole "chiave", ossia possono essere usate per una ricerca che quindi può essere effettuata tramite:

-nome commerciale o generico del prodotto;

-tipo del prodotto (medicamento, industriale ecc.);

-uso;

-industria;

-sintomi;

-terapia.

La ricerca può essere effettuata utilizzando uno solo di questi dati o più dati contemporaneamente o successivamente. In questo modo è possibile restringere il campo d'indagine e reperire in minor tempo possibile le informazioni utili.

La seconda banca dati "Casi Clinici" è costituita dall'archivio dei casi di intossicazione assistiti dal CAV via telefonica o direttamente dopo ricovero nel Centro di Rianimazione di cui il CAV fa parte. Da un punto di vista tecnico questa banca dati ha come sistema di immissione dati l'ADABAS, con programmi in linguaggio natural, mentre l'hardware e il sistema di data retrieval sono uguali a quelli usati per la banca "Prodotti".

Riportiamo un esempio di cartella clinica in tab.02x.

Come per la precedente banca dati è possibile effettuare una ricerca mediante una o più combinazioni dei singoli dati, ossia:

-dati anagrafici;

-modalità di intossicazione;

-indicazioni terapeutiche fornite dal

-terapia eseguita;

-data e durata dell'eventuale ricovero;

-decorso ed esito;

-dati chimico-merceologici del tossico;

-quantità assunta;

-sintomatologia;

-indagini diagnostiche.

L'elaborazione dei dati immessi consente analisi statistico-epidemiologiche in accordo a numerosi parametri di riferimento quali:

-area geografica;

-tipo di intossicazione;

-dati anagrafici;

-modalità di intossicazione.

Inoltre, negli ultimi anni (fig.01x) i CAV di Genova, Bologna, Chieti, Napoli, Catania, ed un'industria di Livorno si sono collegati con le nostre banche dati, apportando in tal modo un contributo alla conoscenza di specifiche correlazioni fra aree geografiche ed incidenza di diversi tipi di intossicazioni (fig.02x).

Nel caso del servizio telefonico, per casi di particolare interesse o gravità, viene effettuato un follow-up. Il CAV dalla sua costituzione ad oggi ha risposto ad un crescente numero di chiamate telefoniche urbane ed interurbane, provenienti da strutture pubbliche, medici, privati cittadini e collettività. Il servizio di informazione (tel. 06/305.43.43) funziona 24 ore su 24, e si è passati da 43 richieste nel 1971 ad oltre 4.000 nel 1989 per un totale di oltre 36.000 casi in 18 anni (vedi fig.02x).

I Centri Antiveleni, strumento limitato, possono intervenire apparentemente solo sull'aspetto tecnico del problema: evitare cioè le conseguenze di un atto o incidente avvenuto; ma la loro posizione di prima linea permette anche di svolgere una attività di "monitor" del fenomeno delle intossicazioni sia accidentali che volontarie, attività che può fornire valide indicazioni sia qualitative che quantitative di tipo epidemiologico.

Gli studi di tipo statistico-epidemiologico che con l'aiuto di una banca dati possono essere condotti sono numerosi. Presenteremo qui solo alcuni semplici esempi che permettono di stabilire frequenza, modalità, tipo di popolazione interessata da vari tipi di intossicazioni acute.

I dati si riferiscono all'analisi dei casi assistiti dal Centro Antiveleni del Policlinico Gemelli di Roma.

Il primo esempio (fig.03x) riguarda la valutazione della frequenza di intossicazione negli adulti e nei bambini in rapporto ai diversi tossici. Significativo è lo studio della correlazione fra tipo di tossico, età del paziente, modalità (accidentale o volontario) e sesso (fig.04x): per quanto riguarda le intossicazioni da medicamenti i bambini di età compresa tra 1 e 3 anni sono decisamente quelli a più alto rischio per quanto riguarda le intossicazioni accidentali.

Alcuni casi di ingestione di farmaci da parte di bambini di età compresa fra i 10 e i 12 anni non possono non essere considerati volontari dato il grande numero di compresse ingerito; purtroppo varie e complesse sono le motivazioni socio-ambientali che determinano tali atti autolesivi in età così precoce.

 

Il bambino maschio di età compresa tra 1 e 3 anni è in assoluto il soggetto a più alto rischio, infatti la sua curiosità da "giovane esploratore" lo spinge a mettere in bocca (fase orale) tutto quello che trova a portata di mano.

Nell'età adulta la maggior incidenza degli avvelenamenti volontari, ovvero tentati suicidi, si riscontra fra le donne.

La stessa indagine statistica per le intossicazioni da prodotti per la pulizia della casa  (fig.05x) mostra un trend sovrapponibile tranne per l'assenza di intossicazione volontaria in giovane età.

Lo studio della distribuzione geografica degli incidenti (fig.06x) evidenzia la massima frequenza di appelli per il Centro Italia, ma tale fenomeno è da ascrivere alla posizione geografica del nostro CAV.

Questi semplici esempi permettono già di valutare l'entità del fenomeno e direttamente indicare misure profilattiche di tipo preventivo da suggerire (tab.03x e  tab.04x) al pubblico, sanitari, Enti e Istituzioni, per affrontare, anche da un punto di vista legislativo, sociale e psicologico il fenomeno.

 

 

2. Diagnosi dell'intossicazione acuta

 

Premessa ad ogni intervento terapeutico di emergenza è il riconoscimento della presenza di situazioni fisiopatologiche che minacciano la vita e/o potenzialmente possano in seguito manifestarsi.

Nel caso di avvelenamento l'una e l'altra circostanza possono essere presenti. In pratica si tratta di una scala di priorità:

-valutazione attuale della funzione respiratoria, cardiocircolatoria, del sistema nervoso centrale, delle manifestazioni cutanee e mucose e dell'apparato digerente;

-applicazione immediata dei provvedimenti terapeutici rivolti ad assicurare e stabilizzare le funzioni vitali;

-raccolta di informazioni sulle condizioni cliniche del paziente e riferimento delle stesse alla possibile azione di un tossico. Quest'ultimo punto comporta:

-anamnesi diretta e circostanziale;

-identificazione delle misure immediate per prevenire e/o controllare l'evoluzione dell'intossicazione;

-successive misure.

 

Tralasciamo di valutare dettagliatamente l'insufficienza delle diverse funzioni vitali che minacciano la sopravvivenza e le relative misure terapeutiche immediate che consistono essenzialmente nella rianimazione respiratoria: respirazione bocca-bocca, ventilazione manuale o strumentale; cardiocircolatoria: massaggio cardiaco esterno, defibrillazione, sostegno farmacologico del circolo, correzione dell'acidosi. Esamineremo schematicamente la valutazione specifica delle condizioni cliniche riferibili all'intossicazione. Questo evento può essere determinato con varie modalità: ingestione, inalazione, contaminazione cutanea e/o delle mucose, incidente terapeutico.

 

 

a)Ingestione

 

  È questa la più frequente modalità di avvelenamento sia di tipo accidentale che volontario. In molti casi è possibile ottenere informazioni precise sulla qualità e quantità della sostanza ingerita, mentre altre volte non si dispone di questi dati o per rifiuto di collaborazione da parte del soggetto, o impossibilità di ottenere le informazioni data l'età o la situazione clinica già instauratasi.

Nella valutazione della possibile tossicità gli elementi che andranno considerati sono:

-natura della sostanza o sostanze assunte;

-quantità;

-stato fisico (compresse, capsule, soluzioni, sospensioni, polveri, liquidi);

-tempo trascorso dall'ingestione (che può convenientemente essere suddiviso, ai fini dell'interpretazione dei sintomi nonché del trattamento, in periodi minori di 30'; fra 30'-2h; fra 2h-8h; superiore a 8 ore);

-età e peso dell'intossicato;

-eventuali situazioni patologiche preesistenti;

-sintomi, che possono essere presenti o assenti, al momento del primo intervento, in accordo alla natura del tossico o di tutti gli altri parametri sopra menzionati

-segni clinici di base riguardanti: stato di coscienza e funzioni del S.N.C. (sonnolenza, obnubilamento, riflessità, convulsioni, coma); presenza di modificazioni della funzione cardiocircolatoria (variazioni pressorie, bradicardia, tachicardia, disritmie); della funzione respiratoria (tosse, tirage, bradipnea, polipnea, dispnea, presenza di rantoli, ronchi, sibili e cianosi); presenza di iperemia; ustioni delle mucose orali e faringee; segni riferibili all'apparato gastroenterico (nausea, vomito, diarrea, coliche).

 

Le misure immediate per questa modalità di intossicazione risiedono nella rapida rimozione, nel facilitare l'eliminazione del tossico, e varieranno in accordo alla natura del prodotto, tempo trascorso e condizioni attuali del paziente. I provvedimenti da attuare sono rappresentati da: emesi, lavanda gastrica, catarsi (vedi: Trattamento).

 

 

b)Inalazione

 

Questa modalità pur non essendo frequente in senso assoluto, si riscontra con prevalenza in particolari ambienti (industriale ed agricolo). Data la natura delle sostanze responsabili, gas (inerti, irritanti, narcotici e tossici), vapori e fumi, nonché la possibile gravità delle manifestazioni che limitano i tempi per l'intervento, quasi costantemente le prime misure terapeutiche prevarranno su qualsiasi valutazione clinica.

Le misure immediate consistono nella rimozione del soggetto dall'ambiente inquinato, nell'assicurare una idonea ventilazione dell'ambiente, e nel prendere in maniera adeguata e corretta tutte le. misure terapeutiche atte ad assicurare l'ossigenazione del soggetto (pervietà delle vie aeree superiori, controllo del broncospasmo, adeguato scambio gassoso).

In accordo al tipo di intossicazione, se disponibili, somministrare gli antidoti specifici e non ricorrere mai ad antidoti chimici e farmaci analettici.

 

 

c)Contaminazione

 

La contaminazione cutanea con sostanze tossiche, irritanti o caustiche, produrrà effetti più o meno immediati locali o sistemici, in accordo alla loro natura, nonché alla durata del contatto.

Una volta accertata l'avvenuta contaminazione, le misure immediate di trattamento consistono nella precoce rimozione dell'agente aggressivo e prevenzione del suo assorbimento. Per cui i vestiti andranno rapidamente rimossi, le aree contaminate lavate, generalmente con acqua corrente, tipo doccia. Questo procedimento deve essere il più precoce possibile e prolungato, evitando gli sfregamenti cutanei per ridurre l'entità del danno e l'assorbimento. Nel caso di sostanze caustiche specialmente se dense o vischiose (es. acido solforico ecc.), quando le zone contaminate sono limitate, prima di eseguire il lavaggio è opportuno tentare di rimuovere l'agente mediante l'assorbimento con carta assorbente, cotone, panno morbido, evitando accuratamente qualsiasi movimento di sfregamento.

Nel caso di contaminazioni con oli, solventi, colle, il lavaggio sempre abbondante va integrato con acqua saponata.

Non si tenti mai di utilizzare antidoti chimici, in quanto le reazioni esotermiche, che potrebbero svilupparsi, estenderebbero le lesioni.

In particolare per quanto riguarda la contaminazione delle mucose oculari, queste andranno sempre immediatamente trattate con lavaggio ad acqua corrente a bassa pressione per almeno cinque minuti, o se disponibile mediante soluzione fisiologica sterile, assicurandosi che le palpebre rimangano aperte. Non considerare in questo tipo di incidente solamente le lesioni locali, ma specialmente con alcuni farmaci (atropina) sospettare la possibilità di una successiva intossicazione sistemica.

 

 

 

d)Incidente terapeutico

 

Altre possibili vie di introduzione di sostanze tossiche sono rappresentate da quella rettale e parenterale; queste evenienze risultano per solito da errori terapeutici.

Vale sempre il principio generale di rimuovere e prevenire l'ulteriore assorbimento. Si ricorrerà quindi a clistere evacuativo a volume ridotto; e nel caso di iniezioni, quando possibile, impiego del freddo locale, immobilizzazione del paziente o, in casi particolari, incisione.

A fianco ai casi in cui l'anamnesi diretta o circostanziale e il quadro clinico permettono di porre la diagnosi di avvenuta intossicazione, ci si può trovare di fronte a numerosi casi in cui le manifestazioni patologiche suggeriscono un possibile avvelenamento, ma non si è nella posizione di stabilirne modalità o natura.

Numerose situazioni patologiche possono essere confuse con vari tipi di avvelenamento e la diagnosi differenziale su base obiettiva non sempre è facile, ma questa causa va sempre sospettata ogni qualvolta ci si trovi di fronte ad una affezione ed etiologia indeterminata. Come si è detto, l'anamnesi è di fondamentale importanza e l'esame obiettivo potrà confermare o produrre vari gradi di indice di sospetto di intossicazione e/o suo tipo.

 

 

3.Provvedimenti terapeutici

 

A)SPECIFICI

 

Nei casi di intossicazione acuta, a fianco delle misure generali di supporto alle funzioni vitali e quelle di immediato intervento, cui si è accennato, si ricorre a provvedimenti specifici per provocare la rimozione o neutralizzazione della sostanza potenzialmente tossica e/o prevenire e trattare alcuni dei suoi effetti metabolici.

Questi provvedimenti consistono nelle più semplici misure della emesi, lavanda gastrica e catarsi, che possono eseguirsi in qualsiasi ambiente e sulle quali ci soffermeremo in dettaglio, e misure più complesse da impiegarsi in centri specialistici per facilitare o determinare l'eliminazione del tossico per via renale (diuresi forzata neutra, alcalina o acida) o extrarenale (emodialisi, dialisi peritoneale, exsanguino-trasfuzione e plasmaferesi).

Gli antidoti, a seconda della loro natura e potenziali complicazioni, potranno trovare impiego generale o ad essi si potrà ricorrere solo in ambiente ospedaliero.

 

 

1)Emesi

 

Scopo: rapida eliminazione attraverso un meccanismo naturale (provocato) di sostanze potenzialmente tossiche ingerite.

 

Indicazioni: ingestione di sostanza tossica a scarso o prolungato assorbimento.

 

Controindicazioni:

-alterazioni dello stato di coscienza (obnubilamento, coma);

-stato convolsivo;

-ingestione di sostanze caustiche;

-ingestione di sostanze irritanti dell'apparato respiratorio.

 

Procedimento:

-titillazione meccanica dell'ipofaringe con dito o abbassalingua;

-somministrazione di sciroppo ipecacuana 1 cucchiaio (20 ml), disciolto in bevanda gradevole (circa 200 ml);

-iniezione intramuscolare di apomorfina 10 mg in adulto, controindicata nei bambini di età inferiore a 6 anni.

 

 

2)Lavanda gastrica

 

Scopo: rapida eliminazione meccanica, neutralizzazione ed assorbimento di sostanze tossiche ingerite.

 

Indicazioni: rimozione di tossici in pazienti non cooperanti, agitati o in stato di coma e nei casi in cui il contenuto gastrico o la condizione fisiopatologica abbiano rallentato l'assorbimento.

 

Precauzioni e controindicazioni:

 

1)convulsioni: nei pazienti che abbiano ingerito sostanze a lento assorbimento, controllare prima lo stato convulsivo;

2)coma: la lavanda gastrica deve sempre essere preceduta dalla intubazione endotracheale (tubo cuffiato);

3)ingestione petrolio e derivati: come sopra;

4)ingestione di sostanze che provocano la formazione di schiuma: aggiungere dimeticone e/o intubare il paziente prima della esecuzione del procedimento;

5)ingestione di sostanze caustiche (acide o alcaline): pericolo di perforazione esofagea o gastrica.

 

Procedimento:

-rimozione di protesi dentarie o corni estranei nel cavo orale;

-introduzione di una sonda gastrica di adeguato diametro (da 0,5-1,5 cm);

-aspirazione mediante siringa del contenuto gastrico (1° campione da sottoporre ad analisi chimico-tossicologica);

-lavaggi ripetuti con volumi medi non superiori a 120 ml di soluzioni o sospensioni di additivi specifici (vedi tab.05x) negli adulti, nei bambini quantità proporzionalmente ridotte, fino ad ottenere un liquido privo di residui. Controllo quantitativo delle soluzioni somministrate e conservare campione finale per analisi. Nel caso in cui non si disponga di additivi specifici o non si conosca la natura del tossico, impiegare adsorbenti generici (carbone attivo).

 

 

3)Catarsi

 

Scopo: eliminazione di sostanze tossiche per via enterica, provocando un aumento della peristalsi.

 

Indicazioni: ingestione di prodotti a lento assorbimento o secrezioni gastroenteriche di tossici.

 

Controindicazioni:

-corrosivi per pericolo di perforazione o estensione delle lesioni;

-presenza di modificazioni dell'equilibrio idro-elettrolitico.

 

Procedimento: somministrazione di:

-solfato di sodio, nell'adulto 30 g;

-solfato di magnesio, nell’adulto 30 g (non utilizzare in presenza di depressione del SNC);

-olio di ricino, nell'adulto 30-100 ml (utile nei casi di intossicazione da fenolo, in questo caso integrato da catarsi salina), controindicato negli avvelenamenti da sostanze liposolubili (esteri organofosforici e altri insetticidi clorinati);

-blandi lassativi ripetuti (magnesia usta, sorbitolo ecc.) per eliminare secreti tossici.

 

 

4)Trattamenti antidotici

 

Scopo: inattivazione diretta mediante reazioni di tipo fisico o chimico dell'azione di un tossico o inattivazione indiretta dell'attività tossica.

 

Indicazioni: selettiva e specifica neutralizzazione e antagonismo degli effetti di un limitato numero di sostanze tossiche.

 

Procedimenti: la natura ed i meccanismi di azione sono estremamente variabili e legati sia alla natura del tossico che dell'antidoto stesso.

Il limitato numero di intossicazioni che possono beneficiare dell'impiego di questo trattamento ci ha indotto a riportare nella tab.06Ax, tab.06Bx, tab.06Cx, tossico, antidoto e relativi dosaggi.

 

 

B)SINTOMATICI

 

Ogni caso di intossicazione acuta comporta complessi problemi di assistenza, per mantenere efficienti le funzioni vitali e preservare le normali funzioni fisiologiche, sì da superare l'episodio acuto e prevenire l'insorgenza di complicazioni dirette e/o indirette.

In accordo alle manifestazioni cliniche si provvederà nel caso di insufficienza respiratoria, indipendentemente dai meccanismi fisiopatologici responsabili, meccanici o biochimici, a mettere in atto tutte quelle misure rivolte ad assicurare un'efficiente assistenza respiratoria.

Le complicazioni cardiovascolari temibili e variabili nelle loro manifestazioni vanno rapidamente identificate, prevenute e trattate. Il monitoraggio di alcuni parametri fisiologici quali ECG, Pressione venosa centrale, pressione arteriosa, permette di identificare manifestazioni fisiopatologiche, di seguirne l'evoluzione e di guidare gli interventi necessari alla loro immediata correzione.

Vanno affrontate e controllate le complesse alterazioni metaboliche che derivano dall'avvelenamento acuto, nonché da alcuni dei procedimenti terapeutici adottati. Le misure utilizzate in questo campo, non sempre, infatti, sono rivolte a ripristinare una normalità fisiologica, ma spesso sono rivolte, invece, a provocare specifici, temporanei squilibri, i quali facilitano la rimozione del tossico da particolari distretti.

 

Il trattamento terapeutico nelle intossicazioni acute comporta, pertanto, un impegno multidisciplinare che affronti e risolva problemi di comunicazione, diagnosi, biochimica, assistenza respiratoria, cardiocircolatoria, conoscenze sul metabolismo e cinetica dei tossici.

L'emergenza dettata dall'intossicazione acuta richiede, infine, l'impegno di un gruppo di personale medico e paramedico particolarmente preparato e dedicato al problema e che abbia acquisito a fianco di cognizioni teoriche l'indispensabile insegnamento dell'esperienza.          

 

 

Letture consigliate

 

 

Bismuth Chantal e Coll.: Toxicologie clinique. 4a ediz., Flammarion, Paris, 1987.

Bozza Marrubini M.L., Ghezzi Laurenti R., Uccelli P.: Intossicazioni acute. 2a ediz., Organizzazione Ed. Medico-Farmaceutica, Milano, gennaio 1987.

Bozza Marrubini M.L., Ghezzi Laurenti R., Uccelli P.: Intossicazioni acute. 2a ediz., Organizzazione Ed. Medico-Farmaceuca, Milano, gennaio 1987.

Dreisbach R.H., Robertson W.O.: Handbook of poisoning. 12a ediz., Lange, Los Altos, California, 1987.

Ellenhorn M.J., Barceloux D.G.: Medical Toxicology. Diagnosis and Treatment of human poisoning. Elsevier, London, 1988.

Gosselin R. E., Smith R. P., Hodge H.C.: Clinical Toxicology of commercial products. 5a ediz., Williams and Wilkins Co., Baltimora, USA, 1984.

 

 

C. Manni

Direttore Istituto di Anestesiologia e Rianimazione,

Università Cattolica del Sacro Cuore, Roma

 

 

S.I. Magalini

Professore Associato di Tossicologia Clinica,

Università Cattolica del Sacro Cuore, Roma

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